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Permesso a punti per immigrati, dal 10 marzo scattano le verifiche

Le perplessità della Cgil: "Dietro a una parola condivisibile, integrazione, nasconde in realtà un percorso ad ostacoli per lo straniero giunto in Italia dopo il 10 marzo 2012"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

Dal marzo prossimo, comincerà a produrre i suoi effetti il cosiddetto "Accordo di Integrazione" voluto dall’ex ministro dell'Interno Roberto Maroni, che ha introdotto il cosiddetto "permesso a punti" per gli immigrati giunti regolarmente in Italia dal 10 marzo 2012. L’accordo consiste in un patto con il quale lo Stato si impegna a fornire allo straniero di età superiore ai 16 anni (che entra per la prima volta in Italia con un permesso di soggiorno di durata non inferiore ad un anno) gli strumenti per la conoscenza della lingua e della cultura italiana e dei principi generali della Costituzione, e il nuovo venuto si impegna al rispetto delle regole della società civile, al fine di perseguire un ordinato percorso di integrazione. Anche gli immigrati residenti a Modena, entrati in Italia dal 10.3.2012 in poi, sono interessati alle procedure per l’attuazione del Patto, e alle verifiche da parte della Prefettura sugli adempimenti relativamente ai crediti. 

Da oggi vengono infatti inviate le lettere relative agli ingressi avvenuti nel marzo 2012. Riguardano principalmente stranieri che hanno fatto ingresso per studio, per motivi religiosi e per lavoro subordinato. 
Forse molti stranieri non ricordano o non hanno compreso il senso della sottoscrizione dell’Accordo di integrazione. La lettera potrebbe pertanto preoccuparli. In questo caso è bene che si rivolgano al patronato Inca Cgil e al Centro Lavoratori Stranieri della Cgil (piazza Cittadella 36 – 059.326111) che spiegheranno le modalità di attuazione dell’accordo, aiutandoli a predisporre la documentazione necessaria per l’assegnazione dei crediti. 

Infatti, all'atto della stipula del Patto, presso lo Sportello Unico Immigrazione delle Prefetture, al cittadino straniero sono assegnati 16 crediti che possono essere incrementati mediante l’acquisizione di determinate conoscenze (lingua italiana, cultura civica e vita civile in Italia) e lo svolgimento di determinate attività (percorsi di istruzione e formazione professionale, titoli di studio, iscrizione al servizio sanitario nazionale, stipula di un contratto di locazione o di acquisto di una abitazione…). L’accordo prevede che entro due anni lo straniero raggiunga la quota di almeno 30 crediti per poter rimanere sul territorio italiano. Questi, oltre ad essere accumulati, possono essere anche persi in alcuni casi (reati o gravi violazioni della legge). L'Accordo di integrazione, che introduce il cosiddetto "permesso a punti", è uno dei lasciti delle politiche dei governi di centro-destra che andrebbe rivisto. Dietro a una parola condivisibile, integrazione, nasconde in realtà un percorso ad ostacoli per lo straniero giunto in Italia dopo il 10 marzo 2012. 

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