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Poste Italiane, ecco come vengono sfruttate le lavoratrici delle pulizie

Le più fortunate lavorano 30-35 ore a settimana per 700 euro al mese, ma ci sono anche quelle che hanno solo mezz'ora di lavoro negli uffici postali della montagna. Ora, con la decisione di pagare gli stipendi a 90 giorni, scatta la mobilitazione

Stipendi pagati con mesi di ritardo, straordinari non pagati, mancato pagamento degli spostamenti da un ufficio all'altro, divise e attrezzature antinfortunistiche mai consegnate. Sono questi alcuni dei tanti problemi che devono affrtontare le oltre 50 lavoratrici modenesi degli appalti delle pulizie di Poste Italiane: in questi giorni è scattata una nuova mobilitazione a causa della decisione del Gruppo Mida Srl, società che ha in appalto i servizi di pulizia degli uffici postali, di pagare alcune lavoratrici soltanto trimestralmente, in quanto il costo dell'elaborazione della busta paga sarebbe "incongruo" rispetto a quanto percepito. Le lavoratrici sono tutte part-time ad orari ridotti: accanto a quelle che hanno 30-35 ore settimanali, ve ne sono altre che ne hanno solo 5 e altre ancora che vengono assunte soltanto per (un'assurda) mezz'ora a settimana per la cura degli uffici postali della montagna. Le retribuzioni di conseguenza vanno dai 13 euro ai 700 euro mensili circa. Ciò nonostante, gli orari verranno progressivamente ridotti, a seguito dei tagli voluti da Poste Italiane, tagli che stanno provocando carenze igieniche e di diverse natura.

TAGLI - Inevitabile interrogarsi sulla sensatezza di questi tagli: Poste Italiane ha presentato nei mesi scorsi un risultato di bilancio invidiabile (superiore al miliardo di euro), si tratta di una Società che ha ottenuto riconoscimenti per la “Responsabilità sociale d'impresa” e per “L'Etica d'impresa”, si tratta di premi che onorano una spa totalmente pubblica diretta dal dott. Massimo Sarmi, il quale percepisce una busta paga annua da 1.580.000 euro. Purtroppo, da anni la responsabilità sociale di Poste Italiane pare non raggiungere le lavoratrici delle pulizie: come se non bastasse, la continua ricerca di riduzione di costi ha fatto entrare il lavoro nero dentro una delle più grandi imprese del Paese. Lavoro nero denunciato alla Direzione Provinciale del Lavoro di Modena, che ha già compiuto un'ispezione.

VOLANTINAGGIO - Il Filcams/Cgil punta il dito contro la società che ha in appalto i servizi di pulizia degli uffici postali: "Le responsabilità di quanto accade - recita un comunicato - sono certamente da attribuire ad un’impresa spregiudicata come il Gruppo Mida Srl, ma sono innegabili anche le responsabilità dirette di Poste Italiane, che lascia inapplicato il recente protocollo d’intesa sugli appalti sottoscritto con le organizzazioni sindacali. Nella nostra ricca provincia c'è anche questo. Ci sono lavoratrici con una retribuzione trimestrale di 40 euro, che scelgono di dimettersi perché non possono più  permettersi  di  anticipare  la benzina, mai rimborsata,  per spostarsi da cantiere a cantiere. Ci sono lavoratici (eufemisticamente) privilegiate che difendono stipendi di 700 euro per 35 ore settimanali dal continuo attacco di chi vuole ridurre ore e stipendio - conclude la nota - Le  lavoratrici insieme a Filcams/Cgil hanno scritto ai parlamentari modenesi chiedendo un intervento per sanare una situazione ormai insostenibile". A breve, le 50 lavoratrici lavoratrici modenesi coinvolte terranno volantinaggi di sensibilizzazione davanti alle sedi dei principali uffici postali e domani sera saranno davanti agli ingressi della Festa Pd di Ponte Alto per sensibilizzare i presenti.

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