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Economia

Ristori per le discoteche, "I 10.000 euro una tantum sono un insulto"

Silb dell'Emilia-Romagna protesta contro le misure adottate finora per alleggerire il peso delle chiusure

I 10.000 euro una tantum alle discoteche, messi in campo dal governo con l'ultimo decreto "sono un insulto ai lavoratori e alle imprese di questo settore". Gianni Indino, presidente Silb dell'Emilia-Romagna, punta il dito sulla misura dei ristori per i locali da ballo, ritenendoli del tutto inadeguati. Per dimostrarlo, "abbiamo fatto i conti in tasca alle imprese", da cui risulta che le spese fisse di gestione dei locali superano i 30.000 euro al mese. Al contrario, l'invito è di dare risposta alla richiesta di un tavolo di concertazione per la categoria.

"Le cose devono cambiare in fretta- manda a dire il presidente Indino- Continuiamo a chiedere a gran voce ormai da anni un tavolo di concertazione in cui parlare di misure strutturali per il settore". Discoteche e locali sono davvero a un passo dal baratro, incalza: "Tutte- spiega Indino- vengono da due anni di chiusure forzate e da riaperture a intermittenza e con tante limitazioni. Tutte hanno perso i periodi migliori di lavoro come le feste natalizie e di Capodanno e tutte non riescono a programmare il futuro perché davanti hanno solamente incertezza sulla possibilità di riprendere l'attività". Al contrario "Ad Ibiza- fa sapere- locali come Amnesia, Pacha, Ushuaia e Dc10, hanno già annunciato le date di inaugurazione per la primavera. Noi lo faremo quanto tutti hanno già prenotate le vacanze?", chiede. "Le misure pensate dal governo, dai 30 milioni stanziati nell'ultimo decreto per i sostegni a fondo perduto, fino allo slittamento di qualche mese di alcune scadenze fiscali- rimarca- sono insufficienti per la nostra sopravvivenza".

Indino elenca i costi mensili fissi per una discoteca, tra cui l'affitto di circa 15.000 euro, la bolletta dell'energia elettrica - che prima pesava per circa 2.000 euro al mese- ora è più che quadruplicata (il costo è infatti passato da 0,21 euro a chilowattora a 0,93). La bolletta del gas fino all'anno scorso pesava circa 1.300 euro al mese. Poi ci sono i costi per i dipendenti e i collaboratori, circa 5.000 euro al mese. Poi ci sono tutti i costi annuali, il capitolo imposte, sempre diviso per mensilità: la Tari costa 1.500 euro al mese, l'Imu 1.300, l'imposta sulle insegne altri 350 euro, i contributi circa 1.500 euro al mese. A tutte queste spese fisse fanno aggiunti i costi bancari, quella per le manutenzioni ordinarie, per le sanificazioni e il riavvio dell'attività dopo le chiusure. "Il totale- assicura- sfonda il muro dei 30.000 euro al mese". Di qui l'urgenza per l'avvio di un tavolo di concertazione in cui parlare di misure strutturali per il settore. "La nostra dignità di imprenditori è stata calpestata- conclude Indino- non siamo un comparto di serie B e vogliamo rispetto".

(DIRE)

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