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Economia

Domani non si accettano buoni pasto, gli esercenti: "Provvigioni sono troppo alte"

Licom spiega le ragioni della protesta che il 15 interesserà molti punti vendita

“Buoni pasto, così non va. Il rinnovo delle convenzioni ha fatto lievitare le provvigioni a carico degli esercenti, mense, bar, ristoranti, ma anche artigianato di servizio come pizzerie al taglio, pasticcerie e così via, con un aggravio di costi che è diventato troppo alto: anche per le convenzioni con la pubblica amministrazione si arriva fino al 15% di provvigioni e nel privato va anche peggio in alcune circostanze. E’ evidente che per gli esercenti la situazione non è sostenibile”.

Licom, l’associazione del commercio e pubblici esercizi aderente a Lapam, interviene alla vigilia dello ‘sciopero’ dei buoni pasto. Un provvedimento che segnala un disagio crescente tra chi si trova a dover fare i salti mortali per rimanere nei costi delle commissioni: “La questione è abbastanza semplice – sottolinea Licom - con l’ultimo rinnovo delle convenzioni per i buoni pasto, dello scorso primo giugno, abbiamo registrato un aumento consistente delle provvigioni a carico degli esercenti. I margini, specie in questi tempi di difficoltà, sono sempre più ridotti e diventa difficile fornire un servizio di qualità rimanendo nei costi. Il problema è che il sistema, così come è stato concepito, finisce con il danneggiare una sola parte, tra aziende che gestiscono i buoni dopo le gare, lavoratori che fruiscono del servizio e chi, come i nostri associati dei pubblici esercizi, si trovano a vedersi scaricati addosso l’aggravio dei costi. Per fare un esempio molto concreto – prosegue Licom – per la pubblica amministrazione si è passati in un colpo solo da commissioni intorno al 7% a un aumento che supera il 10% e arriva fino al 15%. Dall’oggi al domani, e al netto degli aumenti nel valore dei buoni, mense, ristoranti, bar, pizzerie al taglio e pasticcerie, oltre che la grande distribuzione che accetta buoni pasto, si sono trovati a fare i conti con un aumento significativo dei costi”.

L’associazione conclude il ragionamento con una proposta: “Il tema è strutturale, il meccanismo che regola i buoni pasto finisce con lo scaricare i costi sempre e solo in una direzione. Chiediamo che tutto questo cambi e che si ripensi il sistema in modo globale e che non siano gli esercenti a pagare per tutti”. 

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