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Economia

Tutela e promozione, la sfida infinita dell'oro nero di Modena

Il settore dell'Aceto Balsamico continua la sua corsa e cresce, seppur ad una sola cifra, a dispetto della crisi economica. Il futuro vede ancora le azioni di tutela del prodotto come leit motiv del successo, senza trascurare la strategica fusione dei consorzi

La tradizione dell'aceto balsamico è così ben radicata nella cultura popolare modenese da essere spesso sottovalutata nel suo aspetto di produzione e di mercato. La presentazione della nuova edizione di “Acetaie Aperte” è stata l'occasione per fare il punto anche su questo settore d'eccellenza che rappresenta, proprio insieme a quello vinicolo e in senso più lato dell'enogastronomia tipica, un pilastro della nostra economia locale.

L'importanza della produzione e vendita dell'oro nero è sintetizzata, in modo venale ma efficace, dalla cifra del fatturato annuo, riferito al solo settore del Balsamico IGP: i bilanci 2012 consegnano infatti la cifra straordinaria di 433 milioni di euro. Un dato ancora più significativo se associato al fatto che negli ultimi 20 anni il settore è cresciuto costantemente di anno in anno con percentuali in doppia cifra, ovviamente frenate nelle annate recenti dalla crisi globale, sena però intaccarne la capacità di espansione. Secondo il più classico dei nemo profeta in patria, il mercato dell'aceto IGP vede il 92% dei volumi di vendita verso i mercati esteri, ulteriore fattore di stabilità in questi tempi di depressione del mercato interno.

Il Consorzio dell'Aceto Balsamico di Modena è composto da 79 aziende, la maggior parte di piccole dimensioni a conduzione famigliare, ma non mancano grandi produttori. Il settore IGP impiega nel complesso 550 addetti, con una buona fetta di occupazione femminile ed una buona propensione dei giovani – dettata proprio dalla grande tradizione – a mantenere vive le attività di produzione. Per gli amanti delle statistiche, nell'ultimo anno sono stati imbottigliati 73 milioni di litri, a fronte di una produzione di 95 milioni.

“Dalla nascita del consorzio ad oggi sono stati fatti passi da gigante – spiega la Mariangela Grosoli , Presidente del Consorzio Aceto Balsamico di Modena​ – ma le sfide e le difficoltà sono ancora tante. Noi per primi dobbiamo crescere nella capacità di trasmettere la grande qualità dei nostri prodotti, evitando che l'approdo sui mercati esteri e i grossi volumi di produzione siano concepiti come una banalizzazione”. Aldilà del fattore commerciale, molto resta da fare anche sul lato delle relazioni istituzionali, come sottolinea Mariangela Grosoli: “La parola chiave per il futuro resta sempre quella: tutela”. 

E la tutela non può che passare attraverso le azioni congiunte dei consorzi e delle istituzioni. Se queste ultime non spesso si rivelano all'altezza del loro compito, anche la strada consortile è stata piuttosto scoscesa negli ultimi anni. I due distinti consorzi, quello Balsamico Tradizionale (DOP) e quello del Balsamico IGP, hanno vissuto momenti di reciproca diffidenza, senza però abbandonare un progetto di unificazione che sembra ancora a portata di mano. E il territorio se lo augura.

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