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Economia

Natale senza cenoni, ma i modenesi spendono comunque 173 milioni 

Le riflessioni di Lapam Confartigianato sul settore alimentare della nostra provincia

A dicembre la spesa delle famiglie modenesi a dicembre per prodotti alimentari e bevande ammonta a 173 milioni di euro. La stima è dell’Ufficio Studi Lapam Confartigianato, che ha fatto una indagine approfondita proprio sul settore alimentare che patisce le conseguenze della pandemia soprattutto per le tante aziende che forniscono il settore horeca (hotel, ristoranti e bar, catering).

“La situazione è difficilissima da giudicare e ci sono realtà differenti nel nostro comparto – spiega Francesco Caselli, presidente Lapam Alimentazione -. Chi vende principalmente alla grande distribuzione o ai negozi ha lavorato bene e ha mantenuto il fatturato, ma chi vende principalmente a ristoranti, bar, enoteche o che vende per le classiche ceste natalizie (che sono calate molto) ha sofferto molto durante questo anno e in modo particolare in questo Natale. La filiera dovrebbe essere tutelata: bene i ristori per ristoranti e bar, ma è necessario tenere conto di tutta la filiera. Contributi di vario genere ci sono, ma la situazione è molto difficile e servono interventi sartoriali, mirati sulle imprese che hanno realmente necessità”.

L'occupazione delle micro e piccole imprese della food economy modenese - comprendente alimentari, bevande e ristorazione è pari a 17.058 addetti, pari al 58% del totale addetti del settore e al 6,5% del totale addetti di tutti i settori. Focalizzando l'analisi sull'artigianato, si osserva che nella food economy modenese a valore artigiano lavorano 4.361 addetti, pari al 14,8% del settore e con un peso dell’1,7% sul totale economia. Al 30 settembre 2020 il settore dell'artigianato alimentare a Modena è composto da 1.129 imprese, il 5,6% del numero totale di imprese artigiane presenti nella nostra provincia. Prendendo a riferimento la produzione alimentare artigiana gli ambiti che contano più imprese sono: le panetterie e prodotti da forno, seguono le pasticcerie e gelaterie, la pasta fresca e secca, la lavorazione e conservazione di carne e l’industria lattiero-casearia.

Il settore dell'artigianato alimentare si completa con la componente che coniuga produzione e servizio rappresentata dai Servizi di ristorazione e dei cibi per asporto: oltre ai ristoranti comprende rosticcerie, friggitorie, pizzerie, pizzerie a taglio, birrerie, pub, enoteche, catering, banqueting, banchi del mercato che preparano cibo per il consumo immediato, venditori di street food, attività di ristorazione di recente e crescente fortuna, ed esercizi che fanno solo take-away, attività che si sta sviluppando come risposta alle limitazioni del servizio in sede imposte dall’emergenza sanitaria Covid-19.

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