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Economia

Crisi a Modena: cala la disoccupazione, ma raddoppiano le famiglie povere

La Cgil ha esposto oggi i dati del proprio Osservatorio, a cura di Ires Emilia Romagna. La ripresa si intravede e l'occupazione sale del 2,6%, ma il disagio sociale è raddoppiato negli ultimi 5 anni. Scacchetti: “Servono investimenti pubblici”

Il calo della popolazione a Modena e provincia (arrivano meno immigrati) allenta la tensione nel mercato del lavoro interno, ma la sofferenza economica continua a colpire nonostante una buona tenuta dell'export (+11,1% l'automotive, +7,5% la ceramica e +3,9% il biomedicale nel 2014) che cresce di più di quello regionale. Se nel 2014 la cassa integrazione nel suo complesso si riduce e interessa quasi 1.500 lavoratori in meno rispetto al biennio precedente, sulla scia dei lievi segnali di ripresa tra fine 2014 ed inizio 2015, il tasso di occupazione nello stesso anno scende al 65,1% (-2,6%) e la disoccupazione risulta ancora al 7,9% (+0,3%), interessando la componente femminile in particolare. In questo quadro preoccupano gli indici Istat di povertà relativa, che registrano un raddoppio delle famiglie interessate in provincia: oltre 14.000 contro le 6.856 del 2009. 

Un dato tutto sommato in linea a quello regionale, ma attribuibile in parte agli effetti economico-patrimoniali del sisma modenese del 2012. è la Cgil di Modena oggi, diffondendo i numeri del proprio osservatorio a cura di Ires Emilia-Romagna, a segnalare uno stato del mercato del lavoro nel territorio ancora "molto preoccupante". 

Per il segretario provinciale Cgil, Tania Scacchetti, "è molto preoccupante lo stato dell'occupazione nel territorio, con la necessità di oltre 20.600 posti di lavoro per tornare ai livelli pre-crisi. I dati che allarmano di più sono il calo della popolazione, che significa che siamo un territorio un po' meno attrattivo, l'aumento dello scoraggiamento di chi cerca lavoro, la sofferenza delle componenti femminile e giovanile" in linea col livello nazionale. Dopo anni di 'boom' demografico, dunque, la popolazione provinciale si è ridotta nel 2013 di 3.656 unità ma permane un sottoutilizzo della forza lavoro (salito dall'8,6% all'11%) caratterizzato appunto da un forte "scoraggiamento" da parte di chi cerca un impiego e dall'aumento della disoccupazione generale. Così, nell'ambito della contrazione dell'offerta determinata anche dal calo di imprese attive l'anno scorso, il fabbisogno occupazionale si è ridotto negli ultimi mesi di oltre 2.000 posti, passando dai 22.900 del 2014 ai 20.675 di quest'anno.

Con riferimento alla povertà crescente, intanto, la Cgil segnala tra l'altro che nel periodo 2009-2012 la spesa sociale dei Comuni è diminuita, con il distretto di Mirandola nell'area sisma, tuttavia, in controtendenza. Dunque, servono come non mai nuovi investimenti. Tra infrastrutture (valgono il 70% del totale) e immateriale, pubblico (pesa il 75%) e privato nei prossimi cinque anni potranno investire fino a 1,2 miliardi di euro. Tenuto conto che l'infrastrutturale genera solitamente posti a tempo, si stima corrispondano a 3.100 nuovi posti di lavoro ovvero oltre il 15% del fabbisogno calcolato, pur in un contesto di riduzione demografica.

(DIRE)

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