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Economia

Stop alla cessione dei crediti in edilizia, anche a Modena scoppia la protesta

Imprese, sindacati e forze politiche insorgono contro la decisione del Governo, che sconvolge il settore dopo il boom degli ultimi anni

Con un decreto legge, giovedì 16 febbraio il Consiglio dei ministri ha bloccato la cessione dei crediti e lo sconto in fattura dei bonus fiscali e in particolare del superbonus. L'obiettivo è duplice, ha spiegato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti: "Risolvere il nodo dei crediti e mettere in sicurezza i conti pubblici". "I bonus hanno prodotto anche benefici per alcuni cittadini, ma hanno posto in carico a ciascun italiano duemila euro a testa. Questo il bilancio di questa esperienza", ha sentenziato Giorgetti.

In effetti, finora i bonus edilizi sono costati allo casse pubbliche 110 miliardi di euro. Solo per il superbonus 110% (ora depotenziato al 90%) la spesa è stata di 61,2 miliardi, mentre altri 19 miliardi sono stati impegnati per il bonus facciate. Per il superbonus erano state stanziate risorse per 33,3 miliardi, ma il conto ha già superato di slancio i 60 e sarà ben più salato. Una spesa che graverà sulle spalle degli italiani.

A preoccupare il governo, e non da oggi, sono le truffe per miliardi di euro sui bonus fiscali avvenute negli ultimi mesi, nonché l'aumento considerevole del debito pubblico. Anche il governo Draghi era intervenuto per correggere le regole della cessione dei crediti, in origine cedibili a più società e intermediari per un numero illimitato di volte, cercando di limitarla. Ora però il blocco è totale, o quasi.

Una mossa che è stata mal digerita da molti, a partire dalle imprese dell'edilizia, per poi passare ai sindacati e ovviamente alle forze politiche di opposizione.

CNA, “Una pezza ben peggiore del buco" 

Non ci sono altre parole secondo Luca Giovanelli, presidente di CNA Costruzioni Modena, per commentare il decreto. “Con tanti saluti – continua Giovanelli – a quelle imprese che in questi mesi avevano fatto assunzioni ed investimenti convinti di poter continuare ad operare. La soluzione proposta da Giorgetti, invece, confina questo strumento ai più ricchi, coloro che potranno detrarre i costi dalla propria denuncia dei redditi, vale a dire i redditi più alti”.

Secondo CNA, non sarebbe stato difficile individuare soluzioni alternative, a cominciare da agevolazioni crescenti in base all’età degli immobili, alla loro efficienza energetica e al reddito dei proprietari. “Pensiamo ad un appartamento degli anni ‘70 di proprietà di una coppia di pensionati: sarebbe del tutto logico pensare ad un’agevolazione anche del 100%, per scendere al 50% per i contribuenti più ricchi. Un meccanismo che forse avrebbe dovuto ispirare il Superbonus sin dalla sua prima edizione. Invece ora ci troviamo di fronte ad uno stop improvviso ed inatteso, con buona pace anche della svolta green chiesta a gran voce anche dall’Europa”. Solo otto giorni fa, la Commissione per l'Industria, la Ricerca e l'Energia del Parlamento europeo ha approvato la direttiva "Case Verdi", la quale richiede che gli edifici residenziali raggiungano una prestazione energetica minima di classe "E" entro il 2030 e di classe "D" entro il 2033. Secondo gli attestati di prestazione energetica di Enea al 31 dicembre 2022 gli edifici italiani in classi energetiche inferiori alla classe “D” che si dovranno adeguare sono il 76%.  Significa che tre immobili residenziali su quattro dovranno operare lavori di ristrutturazione entro i prossimi 10 anni, a dimostrazione di quanto confusa e poco lungimirante sia stata la scelta del Governo.

A rendere la situazione ancora più grave, la mancanza di notizie relativamente allo sblocco dei crediti incagliati, rispetto alla quale il ministro Giorgetti ha convocato una riunione per lunedì con tutte le associazioni di categoria, tra cui Cna. “La decisione di impedire l’acquisto dei crediti presso le banche da parte delle istituzioni locali non rappresenta certo un incoraggiante punto di partenza. È da ottobre che aspettiamo soluzioni in questo senso, cinque mesi durante i quali non si è fatto nulla, niente. Evidentemente non ci si rende conto della situazione in cui versano tante imprese, dei cantieri, ora di fatto congelati, con i relativi disagi per i cittadini. Senza contare il fatto che le città si troveranno con tante belle impalcature a vista, alla faccia dell’estetica delle città del nostro Paese, che dovrebbero puntare sulla bellezza”. “Questa vicenda – conclude Giovanelli – dimostra quanto il mondo della politica sia lontano dal paese reale, dai bisogni delle imprese e dei cittadini”.

Lapam chiede la recova del provvedimento

"Speravamo in una soluzione che risolvesse il problema dei crediti incagliati, invece non solo non si prospetta nessuna risposta al problema, ma il Governo blocca, tranne in limitati casi, la possibilità di continuare ad applicare lo sconto in fattura e a cedere i crediti". Così il presidente Lapam del comparto edilizia, Claudio Boccaletti, riprende e condivide la posizione del presidente Marco Granelli, presidente Confartigianato, sottolineando che il divieto introdotto nel decreto legge coinvolge le tante imprese che, sulla base delle norme sinora vigenti, hanno effettuato investimenti ed assunzioni nella prospettiva di poter continuare ad operare garantendo lo sconto in fattura.

"È necessario riattivare un sistema sostenibile e strutturale degli incentivi per il risparmio e l’efficientamento energetico degli edifici – prosegue Boccaletti -. Inoltre, bisogna ripensare il sistema degli incentivi nel settore, anche in vista degli obiettivi indicati dalla Direttiva europea sulle “case green”, senza più interventi spot ma ipotizzando una strategia strutturale di lungo termine che scandisca l’impiego di risorse pubbliche aggiuntive. In questo modo potremo ottenere un ritorno positivo in termini di crescita del Pil e orientare le scelte dei cittadini sulla qualità e l’efficienza energetica delle abitazioni".

Confapi, "tremendo arresto per la filiera corta"

"Questa mattina non so dire quante telefonate ho ricevuto da parte di nostri imprenditori che come me rimangono increduli davanti ad un decreto di questo tipo. Centinaia di aziende infatti così rimangono senza liquidità, i cantieri si fermano, rischiando di chiudere. Stiamo parlando di circa 6 mila persone solo in Emilia che rischiano di rimanere a casa dall’oggi al domani, con gravi conseguenze per le famiglie. Davanti a questa situazione non possiamo rimanere fermi: la Confederazione ha già chiesto infatti un incontro con le istituzioni che riteniamo debba essere immediato: il rischio concreto di chiusura di centinaia di aziende richiede interventi da concretizzare subito, non si possono abbandonare le imprese in questo modo". A dirlo è il Presidente di Confapi Emilia e di Confapi Industria Emilia-Romagna Alberto Cirelli

Non solo le singole piccole medie imprese corrono un forte rischio, ma anche tutto l’indotto che vi è a monte e al seguito: "la filiera corta subirà un tremendo arresto, non riusciamo a credere che questa misura non sia stata seguita da un piano concreto e strutturale che tenga conto delle conseguenze. È già stato calendarizzato un incontro con le associazioni il prossimo lunedì, a cui senza dubbio parteciperemo". 

Cgil e Cisl preoccupate per le ricadute occupazionali

"Con il blocco alla cessione dei crediti e dello sconto in fattura per i bonus edili si perderanno nell’edilizia privata circa centomila posti di lavoro e molte imprese chiuderanno, con grave danno all’economia nazionale ma anche all’ambiente, colpendo per di più i redditi più bassi che sono poi la stragrande maggioranza di chi vive nelle case più vecchie, inquinanti ed energivore”, dichiara in una nota Alessandro Genovesi, Segretario generale della Fillea Cgil.

Inoltre, prosegue Genovesi “come hanno denunciato le Confederazioni di Cgil, Cisl e Uil, con il depotenziamento dell’obbligo di applicazione dei contratti edili e la liberalizzazione dei livelli di subappalto nel nuovo codice degli appalti si ridurranno tutele e sicurezza per chi ancora potrà lavorare con il settore pubblico, con più lavoro irregolare e meno sicurezza”. 

“Insomma, questo è un attacco del Governo senza precedenti alle imprese più serie, ai lavoratori del settore e alle famiglie più in difficoltà. A questo punto, se il Governo non cambierà posizione tornando sui propri passi e aprendo anche un tavolo di confronto con le organizzazioni dei lavoratori, come Fillea Cgil metteremo in campo tutte le necessarie azioni di mobilitazione, compreso lo sciopero generale di tutta la filiera delle costruzioni” conclude il leader degli edili Cgil.

"La decisione del governo sui bonus edilizi, compreso il superbonus, mette a rischio anche a Modena centinaia di aziende e migliaia di posti di lavoro, considerando che gli addetti modenesi del settore sono quasi 10 mila", fa eco la segretaria generale della Filca Cisl Emilia Centrale Cinzia Zaniboni. "Nel nostro territorio le prime avvisaglie c’erano già state, - rivela la sindacalista degli edili Cisl di Modena e Reggio - perché molti lavoratori lamentavano il ritardo dello stipendio a causa della sempre minor disponibilità liquida delle imprese. Le stesse associazioni  imprenditoriali,  nell’incontro di qualche settimana fa per il rinnovo dei contratti integrativi provinciali di Modena e Reggio Emilia, avevano espresso forte preoccupazione per la difficoltà delle loro associate a reperire liquidità, nonostante i cassetti fiscali pieni di crediti dovuti all’ecobonus. Ora con questa scelta potrebbe esplodere una vera bomba sociale".

A livello nazionale la Filca Cisl sollecita politiche industriali e di lungo periodo, la revisione dei bonus garantendo i redditi e le classi energetiche più basse, considerando anche la densità abitativa dei luoghi di intervento e utilizzando strumenti emergenziali.

Il Pd teme anche per le infitrazioni criminali     

“La scelta del governo sul Superbonus è un vero autogol: un atto pericoloso che colpisce il settore edilizio - che rappresenta uno dei principali volani dell'economia italiana - e che rischia di provocare uno shock economico con gravi ripercussioni sociali". Lo dichiara la senatrice del Pd, Vincenza Rando che aggiunge: “Famiglie e imprese subiranno il colpo più grande e saranno pericolosamente esposte per mancanza di liquidità. In una situazione del genere le organizzazioni criminali, che hanno ingente liquidità a disposizione, rischiano di giocare un ruolo da protagonista. Non è un caso - continua la senatrice del PD - che le stesse associazioni di categoria abbiano manifestato preoccupazione e allarme. Bisogna porre la massima attenzione: gli effetti indiretti e indesiderati, determinati dalla scelta del governo, rischiano di essere estremamente gravi e di avvantaggiare il tessuto criminale e mafioso”.

“Lo scellerato dietrofront del governo che approva il decreto che cancella lo sconto in fattura e la cedibilità dei crediti d'imposta legati al Superbonus e ai bonus edilizi ci preoccupa enormemente – aggiungono poi gli esponenti Dem Stefano Vaccari e Roberto Solomita - È un’azione che colpisce i ceti meno abbienti, una scelta che annulla le decisioni prese da diverse Regioni e Province comprese quelle di centrodestra. Vietare agli enti locali e alle altre PA di acquistare i crediti incagliati vuol dire condannare alla chiusura decine di migliaia di imprese. Nessuna risposta quindi al tema dei crediti di imposta che sta bloccando la gran parte del settore edilizio. Le conseguenze saranno drammatiche per le famiglie, per le decine di migliaia di persone che perderanno il lavoro e per la crisi che investirà tante piccole e medie imprese. D'altronde questo è il governo che salvaguardia i privilegi e gli extra-profitti delle grandi società energetiche, e colpisce chi ha meno”.

In una nota i referenti del Movimento 5 Stelle per l'Emilia-Romagna, Marco Croatti e Gabriele Lanzi hanno dichiarato: "Il governo Meloni ha deciso di gettare la maschera e di smantellare definitivamente il Superbonus, abbandonando migliaia di imprese con i cassetti fiscali pieni al loro destino. Lo ha fatto ignorando il grido d'allarme lanciato da Cna, Ance, Confedilizia e di tante altre associazioni, ma anche le quotidiane manifestazioni nelle piazze di tutta Italia. Chiedere le ragioni alla base di una scelta così miope e scellerata a un Governo che si trova d'accordo solo per elargire mancette elettorali è forse troppo. Il premier Meloni e il ministro Giorgetti, però, dovranno assumersi la responsabilità nei confronti di tutte le imprese e di tutti i cittadini che hanno fatto affidamento sul Superbonus, ma anche nei confronti del Paese, ingiustificatamente privato della misura che più di tutte ne ha sostenuto la ripresa economica".

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