Alla San Carlo si chiude il ciclo "Ambienti di viaggio" con in focus sull’oriente romantico
In occasione della mostra Meravigliose avventure. Racconti di viaggiatori del passato e del programma Ambiente. Tra storia, natura e cultura, le Gallerie Estensi e la Fondazione Collegio San Carlo organizzano un ciclo di conferenze dal titolo Ambienti di viaggio: tra Oriente e Occidente. La terza ed ultima conferenza in programma, dal titolo L’Oriente romantico. Immagini dell’Asia nella letteratura inglese moderna, si tiene martedì 11 dicembre alle ore 17.30 alla Fondazione Collegio San Carlo (via San Carlo 5, Modena), a cura di Diego Scaglia, docente di Letteratura inglese presso l’Università di Parma.
Uno studio dell’oriente immaginato dai romantici deve fare i conti con un oggetto già conosciuto e intriso di cliché, nonché con un’idea dell’oriente come terra di visioni magiche, oggetti preziosi, sentimenti e desideri ingovernabili, sogni conturbanti e perturbanti di sensualità e violenza. Da qui si ricava una mappa ben delineata, e su scala ridotta, dell’immaginario orientale elaborato dalla letteratura britannica fra Settecento e Ottocento. Intensamente romantico è, in questa prospettiva, l’orientalismo dei poemi byroniani, popolati da eroi ribelli, despoti spietati e sensuali eroine gelosamente custodite in un harem o coinvolte nei destini avversi delle figure maschili. Lo stesso Byron, così come ci è stato tramandato dal famoso ritratto del 1813 in costume albanese ad opera di Thomas Phillips, incarna quel desiderio di mimesi di un oriente fatto di passioni tragiche, godimenti intensi e tensioni estreme, da sempre irresistibile per l’immaginario occidentale. Così pure il «Royal Pavilion» di Brighton, residenza voluta dal Principe Reggente e ristrutturata fra gli anni 1810 e 1820, è un oggetto emblematico della cultura orientalista romantica, fantasia architettonica e decorativa in cui India e Cina si fondono in complessi arabeschi, più imponente ed opulento di qualsiasi padiglione chinoiserie concepito e realizzato nel diciottesimo secolo.
L’oriente è innanzitutto ciò che eccede i limiti conosciuti dell’occidente e, simultaneamente, è eccesso di significato, esplosione del fantastico, ridondanza di oggetti e decorazioni, di energia e passioni. Certo, da una parte, l’eccesso conferma l’immagine dell’oriente come espressione dell’irrazionale, del sublime e dell’incontrollabile, o come esplicitazione geografica delle profondità dell’anima romantica e del suo anelito di libertà. D’altra parte, però, la sovrabbondanza e la produttività eccessive dell’immaginario orientale sono anche riconducibili al principio di un’economia dell’orientalismo romantico, ovvero di una struttura retta da precisi equilibri e meccanismi culturali, ma anche, paradossalmente, di un’economia dell’eccesso, da intendersi come rapporto di scambio e commercio di idee e prodotti fra oriente e occidente. L’oriente romantico è indissolubilmente legato a quel complesso di immagini, miti e narrazioni da sempre importati in occidente assieme ai manufatti, alle merci e ai prodotti esotici dalle civiltà asiatiche – spiega Saglia - in altre parole, esiste un rapporto strettissimo fra la creazione di immagini orientali e il desiderio di penetrare i mercati orientali e di appropriarsi delle loro merci preziose.