Sala Truffaut: nel week end “Class Enemy” e “Pasolini” di Abel Ferrara
Un programma straordinario quello del Cinema Sala Truffaut di Modena per il prossimo week end. Sabato 25 e domenica 26 ottobre in sala due grandissimi film: “Class Enemy” e “Pasolini” Di Abel Ferrara.
Sab 25/10
SPAZIO APERTO – Inediti e riscoperte
Ore 19,00 PASOLINI VERSIONE ORIGINALE CON SOTTOTITOLI ITALIANI
Ore 21,00 CLASS ENEMY VERSIONE DOPPIATA
Dom 19/10
Ore 18,30 PASOLINI VERSIONE ORIGINALE CON SOTTOTITOLI ITALIANI
Ore 20,30 CLASS ENEMY VERSIONE DOPPIATA
CLASS ENEMY è un grande film sloveno, presentato alla Settimana della Critica a Venezia 2013, del giovane regista Rok Bicek, alla sua opera prima e già matura. Una classe di liceo della Slovenia contemporanea e un professore di tedesco. L’una contro l’altro. Senza tregua. Bicek indaga i rapporti umani in un istituto scolastico assurto a sintomo della società odierna. Non estraneo alle atmosfere di “school movie”, dai classici di Jean Vigo e Lindsay Anderson ai più recenti “La classe” di Cantet e “Monsieur Lazhar” di Falardeau, il film è un racconto di formazione bilaterale scatenato da un evento tragico (l’improvviso suicidio di una studentessa timida), che adolescenti, docenti e famiglie sono chiamati a elaborare ciascuno a proprio modo. CLASS ENEMY è un film maturo fatto di confronti e scontri che mette in discussione modelli educativi e idee preconcette.
PASOLINI. L’ultimo giorno e mezzo di vita di Pasolini. Abel ferrara mostra, come attraverso una lente, con dolcezza compassionevole, temi e percorsi di una vita intera. La poesia, l’impegno politico, l’impetuosità civile, i legami familiari, i libri da finire (“Petrolio”), i film ancora da girare (“Porno Teo Kolossal”) o da rifinire (“Salò”), la sessualità e la morte oscura nel deserto di Ostia. Ferrara non vuole “rivisitare” Pasolini. Semplicemente gli fa visita, teneramente, prima che muoia perché come diceva Pasolini stesso “la morte di ciascuno riflette la sua vita”. E come di solito Ferrara non fa, lui così perturbante e rabbioso anche nel film precedente su Strauss-Kahn, non mette in campo polemiche, rivelazioni, rivolte espressionistiche.
Il Pasolini di Ferrara è calmo e casto, dolce e carezzevole, quasi fragile, quasi classico. Non è Ferrara a riproporre e ridiscutere la questione Pasolini. La figura del regista, polemista, saggista, poeta e scrittore (così era scritto sul passaporto) rimane intoccata. Ferrara riconferma che Pasolini resta inavvicinabile, isolato in una configurazione di statici osanna, di un’intoccabile sacralità. Sacro nel suo esporsi fra sesso e religione, tra materialità e fede, tra miti e riti riproposti nella prospettiva di una “escatologia ideologica”, quella di cui scriveva in una lettera e Eduardo per chiedergli di essere il Re Magio in “Porno Teo Kolossal”. Escatologia perché bisogna sperare quando si segue la cometa verso la grotta. Ideologica perché nella grotta non c’è nessuno, il bambino si è già fatto uomo e ha già predicato una religione che è già morta.