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Dopo due anni di lontananza dai palchi, Vasco Rossi incendia Torino

Grande successo per il rocker di Zocca al primo dei sette concerti previsti del suo Live Kom 013. A 61 anni di età, le ammaccature ci sono, la ma voglia di dare il massimo sul palcoscenico c'è eccome e i fan reagiscono con grande entusiasmo

Il suo pubblico aspettava di incontrarlo nuovamente dopo due anni di attesa. Due lunghissimi anni, che non hanno scalfito la magia e l'emozione della sua musica. Vasco Rossi ritorna tra i suoi fan ed è amore a prima vista quando, agitando le braccia come se volesse volare, si toglie i grandi occhiali da sole e il pubblico, che lo ha atteso a lungo sotto la pioggia, esplode in un boato. "Siiii sono vivo!" è il ritornello della sua prima canzone, "L'uomo più semplice", "Siamo vivi e domani chi lo sa", quasi come se il Komandante si stesse godendo l'abbraccio del suo popolo senza pensare al domani. Perché "tutto è bene quel che finisce bene", dice salutando i 40 mila dell'Olimpico di Torino, nel primo dei sette concerti del suo Live Kom 013.

Vasco si rivolge alla platea, che salta con le braccia al cielo al ritmo della sua musica, dopo una raffica di quattro canzoni. "L'uomo più semplice", appunto, e poi "Se pazza di me", "Non sei quella che eri", tutte tratte dall'ultimo album e tutte adrenaliniche, e la più intimistica "Starò meglio di cosi". Prima di intonare "Come stai?" il saluto: "Avete preso freddo? - scherza il cantante - Vi scaldiamo noi". In quel momento il cielo sembra dargli retta con una schiarita, ma poco dopo torna la pioggia che ha tormentato per tutto il fine settimana i suoi appassionati fedelissimi. I movimenti del Blasco sul palco sembrano limitati rispetto al passato. Il cantante accenna qualche passo di danza, ma le energie sono tutte per le canzoni. La voce non è arrugginita e non tradisce le aspettative. La divisa del Komandante è quella di ordinanza: cappellino con la visiera girato al contrario, giubbotto di pelle e le sue inseparabili scarpe da ginnastica rosse. Un'altra iniezione di energia, una botta di vita sulla scia dell'inno che ha aperto il concerto nelle parole di Diego Spagnoli, il suo manager del palco.

Vasco torna per "riallacciare un discorso" e per "continuare il percorso", ma soprattutto "per portare un po' di gioia". Dopo l'interludio della sua band, otto elementi tra cui gli inossidabili chitarristi Maurizio Solieri e Stef Burns, scatta il "secondo tempo", con le canzoni di "protesta". Sono quelle del periodo compreso tra il 1993 e il 1996: "C'é chi dice no", "Gli spari sopra" e "Stupendo", che il rocker ha inserito per attualizzare la scaletta del 2011. La voce si fa "arrabbiata" con il medley di "Rewind", "Gioca con me", "delusa", "mi si escludeva" e "asilo republic". Vasco è un uomo nuovo, lo ha ripetuto spesso in questi giorni, e l'impegno sociale è una cifra ritrovata sulla scia della crisi. Quella economica e quella politica, a cui dedica una variante nel testo di "Delusa" con un sibillino riferimento alle "deluse" di oggi, le ragazze che cercano facile successo all'ombra del potente di turno. In fondo ci sono i suoi cavalli di battaglia: "I soliti", "Siamo solo noi", "Sally", "Un senso", "Vita spericolata" e "Albachiara". Perché, proprio come recita quest'ultima canzone, "Domani è un altro giorno arriverà". Il pubblico si commuove e abbraccia il suo Komandante con un interminabile applauso. L'attesa è stata lunga, ma ne valeva la pena per un pezzo di storia del rock italiano che sembrava perso e che invece sa ancora suscitare gli stessi sentimenti. Le ammaccature ci sono, ma a 61 anni suonati la forza è ancora quella di un leone. E così non poteva essere altrimenti, dato che lo aspettano altri sei concerti, tre a Torino e tre nella sua Bologna, tutti sold out come stasera e con il pubblico trepidante allo stesso modo. Perché il Komandante è tornato.

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