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Cultura Pomposa / Piazza della Pomposa

I 300 anni dalla nomina di Ludovico Antonio Muratori a Prevosto di Santa Maria della Pomposa

Ancora oggi lo studioso è ritenuto una figura di spicco della storia culturale italiana, e anche un immutabile esempio morale per la città

Se l'armonica dinamicità planetaria non può che essere, per chi crede, opera di un immaginifico progetto divino, la ricerca, così come prospettata in ogni epoca da poeti, filosofi e astronomi, rappresenta il primo passo verso la sua profonda, e altrettanto infinita, conoscenza. Ed è proprio coniugando umanesimo e teologia che Ludovico Antonio Muratori ha sviluppato, durante tutta la vita, un percorso di studi valsogli il meritato riconoscimento di padre della storiografia italiana ed esimio prevosto di Santa Maria della Pomposa di cui, nel 2016, ricorrono i 300 anni dalla nomina.  

Un evento di estrema importanza. La chiesa, ancor oggi in uso in uno dei più suggestivi angoli cittadini, fu per il letterato modenese il centro di un'intensa attività volta, da una parte, al sostegno dei meno abbienti e, dall'altra, all'ideazione di famosi trattati. Ragione, questa, forse sufficiente a spiegare la scarsa propensione del sacerdote al viaggio, ma non la sua cultura senza frontiere, sottolineata dal puntiglioso apprendimento di francese, inglese, tedesco, spagnolo e dal continuo, fitto carteggio con altri grandi del '700 tra cui Federico di Prussia, Gottfried Leibniz, Isaac Newton e la zarina Katarina. Al pari di Immanuel Kant, con la piccola Konigsberg, Muratori fece, perciò, di Modena un privilegiato osservatorio sugli sviluppi politico-culturali europei che né i dubbi del clero più conservatore, né tantomeno gli eccessivi fermenti illuministi ebbero, in alcun modo, a pregiudicare. 

Poliedrica versatilità. Dello studioso e delle opere che ne hanno caratterizzato la rigorosa fisionomia morale, si occupa da tempo Carlo Previdi, socio della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Province Modenesi, e autore di numerose pubblicazioni fra le quali spiccano le ultime dedicate a Raimondo Montecuccoli e a Francesco III d'Este. "Parlare di Muratori - afferma Previdi - non è affatto semplice poiché in lui confluiscono molti degli aspetti tipici di una identità poliedrica. Pur essendo, infatti, un uomo di grande fede, aveva una visione moderatamente moderna della chiesa. Della religione non amava troppo le consuetudini formali, alle quali preferiva contrapporre un atteggiamento concreto. Sicuramente, quello che stupisce di più della sua persona, arricchita da una formazione classica, è la capacità di lettura del mondo cosa, peraltro, riscontrabile nelle sue opere progettate secondo uno straordinario piano editoriale, di una scientificità enciclopedica fino ad allora sconosciuta. E di ciò sono una probante dimostrazione pubblicazioni quali Rerum Italicarum Scriptores e gli Annali d'Italia che hanno, di fatto, introdotto elementi di novità tali da mutare, per sempre, qualsiasi metodo di lavoro storiografico."  

Il valore delle proprie radici. Ciononostante, Muratori non ambiva a cariche di potere e più volte rifiutò di diventare cardinale. "A parte il vezzo di vantarsi per le sue opere - continua Previdi -  era molto modesto. Passò buona parte della propria esistenza ad aiutare il prossimo e non a caso istituì nel 1721 la Compagnia della Carità, nella quale riversò ogni sforzo e molto denaro, come del resto fece per la ristrutturazione della Chiesa di Santa Maria della Pomposa. Fu, in buona sostanza, un esempio per tutti e anche per il suo amore per Modena credo debba essere considerato come la più rappresentativa figura cittadina." Una figura, aggiungiamo noi, che non deve in nessun modo essere dimenticata, per non perdere di vista il valore delle nostre radici.

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