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Cultura

"La Casa dei Segni". Il viaggio dei Semi Neri tra i borghi dell'Appennino modenese

"La Casa dei Segni" è l'ultimo libro dell'associazione culturale I Semi Neri, che ha portato gli autori a raccontare il fascino della natura e dei borghi dell'Appennino modenese. Per capire meglio questo progetto abbiamo intervistato Daniela Ori

Pubblicato da Elis Colombini Editore in Modena, il libro è una raccolta in cui otto autori dell'Associazione di scrittori I Semi Neri percorrono un viaggio ideale lungo i secoli alla scoperta delle storie dei borghi dell'Appennino. Una sorta di cammino che riscopre leggende e tradizioni, che fanno parte del patrimonio della memoria del nostro territorio.

Buongiorno Daniela, "La casa dei segni" è la nuova fatica letteraria dell'Associazione di scrittori I Semi Neri. Quali tematiche raccontate in quest'opera?

Sono sette racconti di fantasia, ambientati in montagna, che hanno come sfondo borghi e luoghi fuori dai percorsi turistici tradizionalmente meta delle gite domenicali. I racconti sono ambientati in varie epoche storiche, che vanno dal duecento al settecento e sono tutti collegati da una storia cornice, che si svolge sempre in montagna, negli anni ottanta, che funge da filo conduttore. Il libro appare dunque come un novellario, molto divertente da leggere e più leggero di un romanzo, in quanto è costruito come una storia con tante storie. In questi racconti esploriamo leggende, tradizioni, riti, miti che hanno radici antichissime, ma che ancora sopravvivono nella memoria e nei ricordi.

Il protagonista indiscusso del libro è sicuramente l'Appennino modenese. In quale modo vi ispira?

La montagna è un territorio antico, pieno di storia e folklore ed è una fonte di grandissima ispirazione per uno scrittore. Ci sono in Appennino, nel Frignano appunto, i segni di un passato che non si è mai completamente perduto. In questa terra tanti popoli si sono succeduti nei secoli, tante culture che si sono intrecciate e amalgamate, e le genti che hanno abitato quei borghi antichi e quei paesi ci hanno lasciato una grande eredità. Studiando il territorio e approfondendo la storia dei luoghi, che abbiamo scelto per lo sfondo dei racconti, ci siamo lasciati ispirare dalle feste, dai nomi delle strade, dei paesi e dei personaggi storici che qui hanno vissuto, dalle tradizioni, dai cibi, dalle ricorrenze religiose e da tutte le credenze legate alla natura e alle stagioni che sono ancora un patrimonio vivo e riconoscibile. E poi la forte spiritualità, il senso del sacro, affiancato alla presenza di figure maligne, che occupano da sempre favole e leggende della montagna, accanto alla divinità e ai santi, oggetto di devozione popolare. Ci piacerebbe che al lettore venisse voglia di andare a cercare i luoghi che abbiamo citato e così il libro potrebbe diventare anche uno strumento per promuovere i borghi meno conosciuti della montagna.

Raccontandomi del libro, mi hai spiegato che gli autori sono affascinati dal concetto del viaggio?

Quando si scrive si intraprende sempre un viaggio. Infatti quando assecondi la fantasia e ti lasci condurre dall'ispirazione, è come se avessi deciso di partire verso una meta straordinaria, tutta da scoprire. Abbiamo deciso l'ambientazione, il contesto storico del racconto, poi ciascuno di noi ha inventato la vicenda che ha narrato. E allora, dopo che ha scritto la sinossi del proprio testo, ogni autore si è lasciato condurre nella scrittura del racconto dai personaggi descritti ed evocati. Perché non so se ci credete, ma quando uno scrittore dà vita a un personaggio, a un certo punto, è questo che diventa vivo ed è lui che ti prende la mano e ti porta a scrivere o meglio a descrivere fatti, emozioni, sentimenti, sensazioni, panorami, incontri, scontri. Perlomeno a me capita così. Infatti mentre scrivevo il mio racconto, che si intitola “Diamante” e che è ambientato tra Beneverchio, Lavacchio e Gallinamorta nel 1667, tutti i miei personaggi sono come usciti dai fogli scritti, li vedevo quasi girare attorno a me ed erano loro a portarmi nel mondo che stavo descrivendo e raccontando. Vi assicuro che è stato un viaggio emozionante davvero! Ma così è stato anche per i miei compagni di viaggio, ciascuno per il proprio rispettivo racconto. Ne sono certa!

Parliamo dell'Associazione I Semi Neri, siete sempre molto impegnati, come sta crescendo questa realtà culturale modenese?

L'impegno è necessario per realizzare un lavoro di qualità. L'Associazione è nata da poco più di dieci anni e abbiamo già all'attivo alcuni interessanti lavori collettivi, che hanno riscosso gradimento nei lettori. Con questo progetto letterario legato al Frignano volevamo fare un salto di qualità ulteriore: esplorare la storia e le storie di una terra meravigliosa, nella quale peraltro alcuni di noi hanno proprio le radici di famiglia. E avevamo voglia di pubblicare un libro piacevole, curato e pieno di spunti di approfondimento. L'Associazione attualmente vanta 25 soci, tra soci scrittori, soci amici e soci onorari. Gli autori di questo libro sono 8 soci scrittori: Daniela Ori, Marco Panini, Massimiliano Prandini, Sara Bosi, un gruppo collaudato che da anni scrive e pubblica testi per I Semi Neri. Al progetto letterario hanno preso parte anche soci di recente ingresso in Associazione, che si sono aggiunti con entusiasmo: Daniele Biagioni, Romina Volpi ed Elisabetta Ronchetti. Il racconto cornice è stato scritto dallo scrittore esperto e autore di moltissime pubblicazioni, nonché storico modenese Gabriele Sorrentino. Non siamo scrittori di professione, perché ciascuno ha una propria attività professionale, ma la scrittura è una nostra grande passione comune. In Associazione ci vuole molto impegno, innanzitutto il desiderio di condividere quella che è la nostra mission: fare cultura attraverso la letteratura e scrivere per emozionare ed emozionarci. Scriviamo libri e li promuoviamo con eventi, che organizziamo autonomamente, elaborando reading, con i quali proponiamo l'ascolto di stralci dei nostri racconti, per incuriosire chi viene agli eventi. Per “La casa dei segni” abbiamo fissato 14 date da ottobre 2018 a ottobre 2019, tra Modena, la Bassa e l'Appennino naturalmente, soprattutto in alcuni borghi citati nel libro.

Una domanda che non può mai mancare nelle mie interviste: perché leggere "La casa dei segni" e chi non può assolutamente non leggere questo libro?

Il libro è innanzitutto un omaggio che facciamo alle genti della montagna, che leggendolo potranno ritrovare ricordi e memorie del loro passato, o magari riconoscersi in riti e miti legati al ciclo delle stagioni, o alla preparazione di cibi legati alle feste. Il libro potrebbe anche essere visto come una sorta di guida per andare poi a cercare i luoghi, che hanno fatto da sfondo ai nostri racconti. Il lettore potrà infatti programmare tante gite in Frignano, per cercare i luoghi delle storie. E se poi avrà voglia di approfondire, potrà partire dalle notizie che abbiamo sintetizzato nelle schede, che l'editore ha pubblicato come appendice al libro e che contengono anche la bibliografia che ciascuno di noi ha consultato. Ma soprattutto chiunque può leggere “La casa dei segni”, adulti e ragazzi, perché è un bel libro, curatissimo nella lingua italiana e accattivante nella trama delle storie, con racconti ricchi di suspance, di mistero, di divertimento e di storia. Magari qualcuno potrà anche ritrovare tra le pagine qualcosa di insolito o speciale, per esempio un segno delle proprie radici. E così il nostro viaggio narrato avrà davvero portato qualcosa di nuovo e di buono.

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