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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cultura

Curiosità Modenesi | Quando a Modena c'erano i canali e le strade d'acqua

Una storia tra i canali di Modena per scoprire quanto si può ancora vedere e quanto invece è rimasto nascosto sotto terra

Corso Canalchiaro, corso Canalino e corso Canalgrande sono solo alcune delle vie di Modena che portano nomi di canali, e non si tratta certo di una coincidenza, ma anzi, tali vie hanno  mantenuto il medesimo nome che avevano quando non erano d'asfalto ma di acqua. Infatti, la storia urbana di Modena è quella di una città d’acqua, percorsa da canali via via coperti nei secoli, ma tuttora presenti nel sottosuolo, la cui memoria “in superficie” rimane nella toponomastica stradale.

Oggi la memoria di quell'epoca è narrata ormai solo da Fonte d'Abisso, ovvero la fontanta a qualche metro sotto il livello della strada adiacente a Piazza Roma, mentre in periferia troviamo la via del Naviglio e dell'Attiraglio. E già quest'ultimo ci racconta molto del tipo di funzione che avevano questi canali, infatti la parola "attiraglio" significa "sistema di traino" che veniva usato dalle imbarcazioni dalla riva mediante animali da tiro e nuovamente quando i veicoli sull'acqua dovevano risalire controcorrente. Fu ovviamente possibile realizzare una città non troppo dissimile da Venezia grazie alla presenza ad est ed ovest della città dei due fiumi Secchia e Panaro, che a loro volta sono collegati al Po.

Se dovessimo disegnare un itinerario delle strade d'acqua in centro storico sicuramente l'inizio non potrebbe che essere presso il monastero benedettino di San Pietro, luogo in cui si trovava l'area del canale omonimo derivato circa dieci secoli fa dal fiume Panaro all'altezza di Vignola. Da qui giungeva in corso Canalgrande, che a sua volta permetteva all'acqua di raggiungere il fossato attorno al Castello Estense medevale, che però dal 1634 sparirà inglobato all'interno del Palazzo Sucale. E infatti troviamo sotto quest'ultimo Palazzo la Casa delle Acque in cui confluivano i canali che attravsavano il sottosuolo della città, cosa per altro che fanno anche tutt'ora.

L'altra zona fondamentale per la viabilità modenese sull'acqua era dietro il Palazzo Ducale, ovvero presso corso Vittorio Emanuele II, che all'epoca era un canale, e possiamo vedere una testimonianza di ciò da una struttura che si affaccia tutt'oggi su questa via. Si tratta della "Casa delle Acque" che è illuogo specifico in cui confluiscono le acque della città. Da corso Vittorio Emanuele II i canali giungevano nella seicentesca Darsena del canale del Naviglio, approdo per le imbarcazioni entro le mura della città. Quindi il Naviglio, ricco delle acque dei canali urbani, usciva dalla città e procedeva in un percorso navigabile che giungeva al mare Adriatico.

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