Curiosità Modenesi | Come nacque la tradizione dei sughi d'uva di Lambrusco
E' uno dei piatti tipici di questo periodo dell'anno, quasi sacro per i modenesi che amano il Lambrusco, ma anche per chi ama la storia. Infatti, nel passato vi fu un incontro che avrebbe inserito questo prodotto nei ricettari persino dell'antica Roma
Con l'avvicinarsi della fine dell'estate e l'inizio dell'autunno, ecco che la tavola modenese mette da parte anguria e melone, per preferire tra le frutte l'uva e la zucca, in attesa di castagne e maroni che arriveranno fra poco più di un mese. E in questa attesa si cerca di utilizzare ciò che offre la natura in questo particolare periodo per ricavarne prodotti culinari incredibilmente buoni come i tortelloni di zucca e in questo caso i Sughi d'uva, noti anche e più semplicemente comei Sughi, a meno che non abbiate almeno 50 anni o non abbiate in casa un nonno che parla dialetto allora per voi sono i Savor.
LA RICETTA, COME PREPARARE I SUGHI D'UVA
I Sughi d'uva sono particolarmente diffusi in Pianura Padana perchè con la grande varietà di uve che si presentano dal Piemonte al Veneto, passando da Lombardia ed Emilia-Romagna, le possibilità dei gusti di questo prodotto sono almeno trenta o quaranta, in base ovviamente alle trenta o quaranta tipologie primarie d'uva. Eppure i sughi modenesi e reggiani sono considerati tra i più buoni perchè sono fatti con la stessa uva del Lambrusco e, come dice la parola stessa, la rezdora di turno aggiungerà sì lo zucchero per prepararli, ma in effetti lascerà quella sensazione di brusco che li rende così buoni.
Ma chi ha portato questa tradizione qui? In realtà non ci sono documenti ufficiali, perché infatti la prima opera gastronomica che ne parla è “La scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi nel capitolo dedicato agli sciroppi del 1800, in cui racconta di questo piatto a base di uva di cui viene descritta la ricetta. Eppure la storia ci racconta che qualcosa ci è stato tramandato da due popoli, in effetti molto diversi tra loro, ma che sono venuti in contatto proprio in Emilia, ovvero da un lato i romani e dall'altro i galli.
Lo scrittore romano Plinio il Giovane era solito intraprendere viaggi per scoprire e redigere ricette di ttto l'impero, e così raccontò di aver mangiato in Gallia Cisalpina un dolce a base di uva. Ma di che dolce si trattava? Sì sa poco di quello che avveniva in questa terra all'epoca, anche perché i gusti erano molto distanti da quelli moderni. Però sappiamo che fu un nobile locale della Gallia Cisaplina a offrire a Plinio questo piatto dolce a base d'uva, che per altro l'autore romano trovò molto invitante.