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Le notti e le stagioni, la scuola e Bob Dylan: Francesco Guccini si racconta

L'artista, ormai lontano dalle scene e dedito alla scrittura e all'insegnamento, ha concesso una lunga intervista a tutto tondo per far sentire ancora al sua voce sul mondo di oggi

“IL MAESTRO ELEMENTARE È PROTETTO DAL WWF” - Gli studenti universitari “fanno degli errori clamorosi”, per questo bisogna intervenire “già dalle elementari”. Il cantautore e scrittore si occupa, tra l’altro, di lessicologia e etimologia e – fino alla metà degli anni Ottanta – ha insegnato lingua italiana al Dickinson College a Bologna, scuola off-campus dell’Università della Pennsylvania. Guccini parte dall’analisi del primo ciclo “che non sono più le elementari di una volta, quando il sistema forse era troppo feroce e classista”.

Il cantautore modenese ricorda un episodio legato ad un diario di una zia, la sorella di sua mamma, “che lo tenne per tutta la vita, dove raccontava la storia della famiglia”. Ricorda, Guccini, la parte scritta quando la zia frequentava le elementari e aveva “una proprietà di linguaggio, nessun errore di sintassi, nessun errore di ortografia. C’era un senso”. Questo per dire che “le elementari di una volta insegnavano a leggere e scrivere bene”. Considerando che “è sparita anche la calligrafia, dalle elementari si usciva sapendo scrivere, senza errori”. Anche le scuole medie non sono più quelle di una volta: “Per andarci serviva l’esame di ammissione- spiega- Bisognava sapere l’analisi logica molto bene”.

Ora le medie sono obbligatorie “la maggior parte le fa e si parcheggia lì. È un bene, ma manca la base. Si commettono errori di grammatica ridicoli, grossolani”. Ed è così che “arrivano alle università e fanno errori clamorosi, mi dicono amici che insegnano all’università, impensabili per studenti universitari. È tutta la filiera che è un po’ sbagliata, in debito”. E Guccini vede anche un problema specifico nel mondo dell’istruzione: “Il maestro elementare ormai è protetto dal Wwf, non ne esistono più, sono come i panda. Lo stipendio è piccolo, non c’è prestigio sociale: una volta c’era il farmacista, il maresciallo dei carabinieri, il medico condotto e il maestro, erano personaggi all’interno della società con notevolissima importanza. Oggi, ci sono solo maestre, che hanno un secondo lavoro. Fanno un po’ le mamme. Prima erano feroci. Ricordo miei compagni alle elementari che sanguinavano per le bacchettate in testa. Se succede ora, diventa un caso da prima pagina. Erano severissime, oggi sono troppo buone”. Differenze anche all’università: “Gli esami che facevo io erano pile di volumi, oggi riducono per non far faticare. Tempo fa leggevo chi diceva che i ragazzi non stanno attenti perché si annoiano. Ma come si annoiano?! È fatica studiare, uno non va in vacanza. Quando poi vanno fuori, capiscono che la vita è dura”.

“CHIACCHIERE DA BAR SUI SOCIAL, PERICOLOSISSIMO” - Quasi come fosse un nonno preoccupato per i rischi che può correre un nipote: “Bene il web, ma attenzione alle chiacchiere da bar finite sui social. È pericolosissimo”.

“Il mondo va avanti online, io no- racconta con un sorriso- Per me è solo ‘on e off’ e lì mi fermo. Con internet ci lavoro, guardo dei siti per scrivere, ma non ho i social”. Guccini ha poi continuato, a proposito di quelle “che erano le chiacchiere da bar sport, quando si discuteva di massimi sistemi, magari dopo un bicchiere di vino o un cognac e gli animi si surriscaldavano e saltavano fuori teorie strampalate. Oggi, nel silenzio di casa, queste teorie si possono trasmettere su Facebook, scambiarsi opinioni con amici di Facebook e capitano cose incredibili, teorie sballate, complotti misteriosi. È pericolosissimo. Questa facoltà di intervenire e trasformando da bar sport a opinione pubblica non è una cosa positiva. È un aspetto negativo della questione. Il computer va bene, il web va bene perbacco, accidenti. Ma l’aspetto del pettegolezzo è negativo”.

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“BENE IL NOBEL A DYLAN” - La canzone è un genere letterario, bene il premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan “che sarei andato a ritirare”, spiega Guccini, ammettendo di aver provato anche un pizzico di invidia.

“Non conosco tutta la sua produzione, ricordo le sue belle canzoni, le prime, poi l’ho perso di vista. Ha cambiato il corso della storia della canzone. Se questo abbia meritato un Nobel non so, ma probabilmente sì. Era ora che la canzone fosse accolta nel paradiso dei grandi autori”. Sul comportamento di Dylan “è stato strano, alla notizia che aveva vinto il Nobel confesso di aver provato un po’ di invidia e io sarei andato a prenderlo…– sorride- È un divo americano, vive in uno strano mondo, oppressivo, pieno di problemi, molti hanno fatto una fine tragica”. Per questo “sono sempre stato al di fuori anche del mondo italiano, sono sempre stato marginale al divismo italiano, quindi a maggior ragione non avrei sopportato il sistema americano”. L’atteggiamento di Dylan “è forse questo suo carattere…. Mi dicono che nei concerti ci vogliono 5 minuti per capire le sue canzoni perché cambia continuamente arrangiamento. Ha un atteggiamento particolare”.

(DIRE)

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