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Viaggio nel tempo | Modena e le cinquanta osterie medievali

Dall'Archivio Storico del Comune di Modena: si parla tanto e sempre di più di ristorazione a Modena, ma non è una novità. Già nel Medioevo, le Osterie modenesi erano sorprendentemente numerose e rilevanti

Se le osterie di Modena, al giorno d'oggi, godono di grande fama e successo, vale la pena ricordare che la città è sempre stata incline a questo tipo di attività. Nel 1290 la città era divisa in quattro quartieri, pari al numero delle porte cittadine (porta Albareto, porta Baggiovara, porta Cittanova e porta San Pietro) e viveva un periodo di grande crescita economica e demografica avendo superato la rivale Bologna nel ruolo strategico di crocevia delle nuove rotte mercantili che partivano da Firenze per raggiungere Ferrara e Venezia. Proprio in quegli anni, come riportato nel Registrum Comunis Mutine (conservato presso l'Archivio Storico Comunale, fonte rara nel panorama storico che fa pensare ad una grande capacità amministrativa dei nostri antenati), a Modena si contavano già una cinquantina di locande e alberghi, numero eccezionale per le dimensioni della città e per i tempi, che hanno rivestito un ruolo di grande importanza nei secoli a venire, non solo per gli scopi precipui che tali attività svolgevano, luogo di incontro e svago, accoglienza, ristorazione per il viandante, ma anche per la gestione della sicurezza poiché gli osti erano tenuti a denunciare i forestieri presenti in città e a registrarne le generalità. Nelle Hosterie i lavoratori di ritorno a casa approfittavano di un buon bicchiere di vino, i giovani Modenesi, invece, incontravano i numerosi pellegrini, i mercanti, i letterati di passaggio, imparavano nuovi idiomi affascinati dai racconti di viaggio e scoprivano nuove culture.

Un centro urbano che quindi, oltre ad essere fulcro di smistamento del commercio, era anche animato da grande vitalità da parte dei suoi cittadini, ma troppo inclini alla frequentazione delle bettole tanto che, a partire dall'insediamento degli Estensi del 1598, più volte i Duchi (prima Cesare d'Este, poi Laura Martinozzi madre di Francesco II e infine Rinaldo) cercarono di vietare ai padri di famiglia di recarsi nelle osterie per evitare che sperperassero i pochi guadagni giornalieri in gioco e vino. 

“Desiderando S. A. di riparare a i continui inconvenienti da quel, che lasciata la cura della propria famiglia spendono quanto possono havere, su le Osterie e Bettole con patimento & delle loro Case, oltre agli altri mali, ordina e comanda, che in quest’anno così penurioso, e fino al raccolto prossimo niuno operaio capo famiglia ardisca andar all’hosteria, o bettola così nelle città e nel distretto, ne per mangiare ne per bere, sotto pena di scudi dieci d’oro, da applicarsi per un terzo all’accusatore, & per gli altri due alla Camera  oppure a tre tratti di corda, attesa la qualità delle persone ad arbitrio di S. A.” (ASCMO Gridario 1566 – 1760)

Come detto, però, oltre a fornire divertimento agli avventori, l'oste aveva compiti di primaria importanza in materia di sicurezza. Già a partire dal Registrum del 1299, l'oste, che era nella maggior parte dei casi anche albergatore, si impegnava dinanzi a Pietro de Donorio, notaio del podestà, a non dare ospitalità a chi si presentasse dopo il terzo suono della campana e a dare notizia, pena 25 lire modenesi, dei nomi e dei luoghi d'origine di tutti i forestieri ospitati. In tempo di peste, poi, avevano l'obbligo di controllare che i viaggiatori fossero muniti di “fede di sanità”, come succedeva in molte città italiane e come riporta anche il Manzoni nel suo famosissimo romanzo “I promessi sposi”. Obblighi questi che sono rimasti in vita, ribaditi nelle Grida, per secoli.

Le numerose osterie erano, dunque, punti nodali per la città e si presentavano con le insegne più bizzarre, delle quali resta traccia in Archivio Storico del Comune di Modena, che riproducevano i nomi altrettanto imprevedibili ma che le rendeva famose anche fuori città e ducato: Hosteria del Biscione, Hosteria dell’Angelo, Hosteria del Giglio, Hosteria del Leone (nel castelletto delle mammole, ossia delle prostitute), Hosteria dei Tre Re, Hostaria del Guicciardino, Hosteria del Rampino, la più famosa Hosteria del Montone (fornita di ampia stalla  e di un buon numero di cavalli) e tante altre ancora. In tempi più recenti possiamo ricordare altri luoghi di incontro, accoglienza e ristorazione che hanno reso famosa Modena nel mondo, l'Albergo e ristorante Fini, il Caffè Nazionale, la Hosteria Giusti e tantissimi altri, fino ad arrivare alla numero uno nel mondo l'Osteria Francescana.

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