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“PrendiaMOci Cura”, strategie per il welfare che cambia nel convegno online

Il sindaco Muzzarelli: “Welfare cruciale per la città del futuro ed elemento caratterizzante il Pug”. Lunedì 19 luglio l’assessora Pinelli illustra le nuove linee d’indirizzo

Anziani e non autosufficienza, povertà e reddito di cittadinanza, famiglie e minori, casa e problemi abitativi, immigrazione e ruolo del Terzo settore: sono i principali temi al centro di “PrendiaMOci Cura” le nuove linee di indirizzo per il Welfare del Comune di Modena.

Lunedì 19 luglio alle ore 17, in presenza su prenotazione presso la Camera di Commercio di via Ganaceto 134 e in diretta streaming  il convegno “PrendiaMOci Cura. Strategie politiche di welfare 2021-2024” vuole essere l’occasione per discutere di disuguaglianze e strategie d’intervento alla luce dei recenti cambiamenti del contesto economico e sociale. 

Il programma

Il programma dell’incontro prevede interventi del direttore generale dell’Ausl di Modena Antonio Brambilla, di Andrea Morniroli del Forum Disuguaglianze Diversità, Enrica Morlicchio dell’Università Federico II Napoli e Monica Raciti della Regione Emilia-Romagna

Il Comune di Modena ha una spesa pro-capite per servizi sociali tra le più elevate in regione, ciononostante la realtà cambia in continuazione e richiede ai servizi capacità di adattarsi e cogliere le nuove sfide. Due di queste sono strutturali: demografia (invecchiamento e immigrazione) ed economia (crescita delle disuguaglianze); una, la pandemia, è congiunturale, ma avrà ripercussioni di lungo periodo.

L’analisi dei cambiamenti in atto – aumento della popolazione anziana e di conseguenza del peso finanziario dell’assistenza, crescita della povertà e reddito di cittadinanza, ruolo del Terzo settore attraverso la coprogettazione – apre il documento PrendiaMOci Cura, le Linee di indirizzo per il Welfare del Comune di Modena 2021-2024, prima di focalizzare l’attenzione su una serie di temi che non esauriscono gli ambiti del Settore Servizi sociali, ma che sono centrali nel delineare le principali strategie d’intervento per un Welfare che cambia .

Popolazione anziana

Per quanto riguarda la popolazione anziana non autosufficiente, alla luce delle esperienze conseguenti alla pandemia e a fronte della stima di un aumento del bisogno di assistenza pubblica residenziale, oltre che domiciliare, si auspica “il coinvolgimento degli Enti Locali nella revisione della normativa sull'accreditamento regionale delle strutture residenziali che ospitano anziani non autosufficienti e disabili. Nella definizione delle Politiche per la non autosufficienza è fondamentale – si legge nel documento - riaffermare il ruolo strategico di governo del Comitato di Distretto al quale competono funzioni di indirizzo, programmazione, regolazione e verifica in stretto raccordo con la Conferenza Territoriale sociale e sanitaria”. Inoltre, le Cra devono essere inserite a pieno titolo all'interno dei sistemi sociosanitari territoriali e vanno studiate nuove sinergie con Ospedali di Comunità e Case della Salute per garantire ai cittadini la continuità della cura. 

Le linee di indirizzo individuano poi una serie di fattori su cui concentrare le azioni. Si va dalla qualificazione e responsabilizzazione dei soggetti gestori delle strutture residenziali per anziani (Cra), attraverso stabilità del personale, formazione e aggiornamento di tutti gli operatori, immissione nel mercato del lavoro di un numero sufficiente di Oss e infermieri, ma anche di psicologi, e di altre figure. In particolare, “la Regione deve rimuovere alcuni limiti strutturali circa la possibilità di reperire personale sanitario, con riferimento soprattutto agli infermieri professionali, insufficienti rispetto al fabbisogno, agendo sul Governo affinché questa carenza sia colmata sul piano formativo. È necessario riqualificare i percorsi di studio per disporre di personale sociosanitario adeguato e oltre alla qualificazione, ne va migliorata l'incentivazione e la motivazione, anche attraverso adeguamenti salariali.

Altre azioni riguardano poi la ridefinizione di alcune attività e il ripensamento, insieme ad Asl e Università, del percorso di studi per infermieri e Oss; il potenziamento dei percorsi di cura integrati Ospedale-Cra; l’assistenza medica qualificata tramite selezione del personale medico e attivazione di contratti da parte di gestore o Ausl per integrare meglio la gestione della Cra con la rete dei servizi sanitari; il potenziamento dell'assistenza infermieristica e riabilitativa; il ripensamento nelle strutture degli spazi esterni ed interni: più camere singole con bagno, ali compartimentate, diversificazione sale per attività comuni in piccoli gruppi per evitare assembramenti assicurando relazioni e rapporti.

Servizi a domicilio

Al tempo stesso, i servizi domiciliari devono diventare un punto di riferimento per le famiglie; fondarsi su progetti di assistenza individualizzati; sperimentare modelli innovativi di supporto domiciliare da attivare soprattutto in fase di dimissione ospedaliera (va rafforzato il Puass). E in prospettiva, sarà necessario superare la frattura tra servizi domiciliari e residenziali (la Cra potrebbe operare a sostegno dei servizi domiciliari). L’indirizzo generale è di promuovere un servizio più flessibile e più adattabile ai bisogni delle persone e di allungare il più possibile la permanenza degli anziani al proprio domicilio, andranno quindi sfruttate le sinergie con la Casa della Salute e con l’Osco, l’ospedale di Comunità in supporto a medici di medicina generale.

Viene inoltre riconosciuta la specificità della demenza e dell’Alzheimer, il più rilevante problema degli anziani non autosufficienti, emerso negli ultimi anni ed in aumento. Tuttavia, la gran parte delle persone colpite non sono nelle strutture, ma a casa, accudite da famigliari e badanti. Le azioni vanno quindi indirizzate ad aiutare chi aiuta, lungo tre direttrici: “meeting-center”, che affianchi e rafforzi l’attività dei Caffè Alzheimer e dei gruppi di auto mutuo aiuto; integrazione con l’attività di monitoraggio e intervento del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze dell’Ausl; riconoscimento del ruolo di cura del famigliare caregiver e sostegno economico.

Un discorso a parte è infine dedicato alle figure degli assistenti familiari, colf e badanti: “da integrare nella rete promuovendone la formazione”. Con il servizio Amodo il Comune è intervenuto per introdurre trasparenza e qualità in questo mercato, che però non è facilmente programmabile. In provincia di Modena sono 13.200 i lavoratori regolari, per il 77% stranieri; per il territorio comunale si tratta quindi di circa 3.400 persone, che in realtà, raddoppiano se si considerano i lavoratori non in regola. “Di queste professioni abbiamo e avremo sempre più bisogno; in generale è urgente l’attivazione di nuovi flussi di ingresso di stranieri, senza i quali il welfare dei servizi rischia l’implosione. Nelle linee di indirizzo si ribadisce quindi “la necessità della regolarizzazione e della tutela, oltre che di percorsi di formazione mirata”

La casa in affitto è oggi a Modena, come in molte città del nord Italia, uno dei principali problemi. La domanda di locazione è originata da esigenze diverse e il patrimonio inutilizzato si è fortemente ridotto negli ultimi anni, giungendo al 6%, percentuale fisiologica per consentire i cambi di residenza e le ristrutturazioni. 

Linee di indirizzo per il Welfare del Comune di Modena 2021-2024

Secondo l’amministrazione “è opportuno rafforzare gli strumenti di analisi e gestione dei dati per informazioni sullo stato del patrimonio immobiliare pubblico e per reperire informazioni sul patrimonio privato sfitto e inutilizzato. 

Bisogna inoltre aumentare il numero di alloggi Erp, poiché in graduatoria sono in attesa oltre 700 famiglie. Negli ultimi cinque anni, con un milione di risorse del Comune e quasi 5 dalla Regione, in collaborazione con Acer si è pianificato l'adeguamento del patrimonio e s’intende attivare quanti più progetti possibili sfruttando l'opportunità del bonus 110%. Intanto, il Comune sta aumentando il patrimonio Erp di altri 26 alloggi in via Nonantolana, con un investimento di circa 5 milioni di euro, ma occorre sperimentare anche strumenti alternativi per aumentare l’offerta, puntando per esempio a progetti con cooperative sociali o studenti per attività integrative all’abitare.”

Il Centro per le famiglie

Le azioni a sostegno delle famiglie non devono coincidere con le politiche per il contrasto alla povertà; vanno concepite come un investimento sul futuro, in quanto le bambine e i bambini sono un valore sociale. Questa impostazione ribadita in PrendiaMOci Cura, le Linee di indirizzo per il Welfare del Comune di Modena 2021-2024, riconosce la corresponsabilità della società e delle istituzioni nell'educazione. 

In altre parole, il Comune di Modena fornisce supporto educativo, ma il sostegno a questa fascia di età deve avere una grande attenzione da parte di tutti, a partire dall’alleanza sociale-educativa tra scuole e servizi sociali per fronteggiare situazioni di esclusione e povertà educativa e contrastare la dispersione scolastica. 

L’orientamento è quello di accompagnare le famiglie con misure che aiutino a fronteggiare eventuali difficoltà, favorendo, allo stesso tempo, la conciliazione famiglia-lavoro e le necessità legate all'emergenza sanitaria, mentre a ridisegnare il quadro di obiettivi e strumenti è il Family Act.

Per supportare le famiglie con figli il Comune ha ritenuto anche di potenziare il Centro per le Famiglie, a cui è stata destinata una struttura comunale con sede autonoma in via del Gambero. Il Centro intende essere un luogo di prossimità, di vicinanza, aperto agli scambi con la società civile e capace di intercettare non solo le problematiche delle famiglie, ma anche le energie positive che la comunità esprime. 

Orientato alla promozione della genitorialità, il Centro deve sostenere la famiglia nelle diverse fasi evolutive ed accompagnarla nei momenti di difficoltà.

Diversi gli interventi e le azioni di accompagnamento al compito educativo e di cura dei genitori disposti dai Servizi sociali. Si va da interventi educativi professionali sui genitori e sui figli, nel caso di nuclei famigliari con problematiche significative (disabilità fisiche e psichiche, problemi di dipendenza, alti livelli di conflittualità) a progetti di accompagnamento educativo non professionale per famiglie che attraversano difficoltà momentanee e necessitano di sostegni leggeri che possono essere realizzati anche da volontari o coppie genitoriali. 

Le principali tipologie di intervento sono: attività educative professionali intensive; di mediazione intra-famigliare e di mediazione del conflitto tra genitori e figli; di educazione non formale (affidi culturali, affidi educativi, accompagnamenti scolastici e del tempo libero); interventi economici di sostegno all'affido extrafamiliare e per garantire attività ludico-sportive, ricreative; attività educativa di strada per intercettare e coinvolgere bambini e adolescenti le cui famiglie faticano a proporre loro comportamenti diversi da quelli del “branco”.

Importante è anche diffondere la cultura dell’apprendimento non formale che si realizza anche al di fuori dei sistemi educativi preposti: il volontariato, il privato sociale, la società civile.

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