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Cultura

Ripensare il Festivalfilosofia 2020. Il Direttore Francesconi: "Lavoriamo per immaginare il post-virus"

Il direttore scientifico del festivalfilosofia ragiona sul grande appuntamento atteso il 18, 19 e 20 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo. Conoscenza e condivisione sono la chiave

Anche il Festivalfilosofia è da ripensare e a raccontare il lavoro che si sta facendo in questi giorni, in vista dell'appuntamento del 18, 19 e 20 settembre, è Daniele Francesconi, direttore scientifico del festivalfilosofia, come riportato dal mensile dell’Amministrazione “Modena Comune”:

ARGOMENTO LE "MACCHINE"

“Mentre scrivo, nel pieno delle misure di contrasto alla diffusione del Coronavirus - spiega Francesconi - fare un esercizio di immaginazione del futuro sembra più arduo che mai. Eppure, è nostra responsabilità non rinunciarvi. Siamo nel pieno di una grave emergenza sanitaria che ha già determinato molte perdite di vite e che avrà ingentissimi costi economici e sociali. Non tocca a me darne una valutazione, che sfugge alle mie competenze. Mi limito a constatare che la crisi che stiamo vivendo chiamerà a una riflessione sui reciproci limiti di libertà e sicurezza. Segnala, inoltre, l’esigenza di lavorare di più e meglio, ognuno nel suo ruolo, sul circuito tra scienza (biomedica in questo caso) e opinione pubblica. Conoscere i fatti, pesare le opinioni e avere consapevolezza delle conseguenze è indispensabile per assumere le decisioni più adeguate e mantenere sana la democrazia. È una questione che riguarda non solo la natura delle deliberazioni pubbliche, ma anche i nostri stili di vita. È una sfida civile e culturale."

Continua il direttore scientifico del festivalfilosofia: "Sembra inattuale dirlo, ma in queste settimane stiamo continuando a lavorare (adesso con le precauzioni richieste e dovute) per costruire il programma del festivalfilosofia che si terrà in settembre, dedicato al tema “macchine”. Per noi questo è un periodo di lavoro intenso ma progettuale, che risente dell’emergenza in forme ben differenti da quelle del resto del settore: i colleghi delle altre istituzioni sono costretti a indispensabili cancellazioni e chiusure, e a loro va tutta la mia solidarietà e vicinanza."

"A noi tocca immaginare cosa sarà il festival dopo la crisi del Coronavirus - sottolinea il direttore scientifico - Prima di tutto, finita l’emergenza sanitaria, un’occasione di socialità, nelle forme in cui lo è sempre stato, ossia non di puro intrattenimento. Lo stare insieme del festival è un ritrovarsi nelle città, nelle piazze, nei musei e nelle biblioteche, all’insegna di due fattori per noi essenziali: la conoscenza e la condivisione. Il festival è un momento di approfondimento aperto e plurale ed è un’occasione di circolazione di idee e prospettive. Conoscenza e condivisione possono essere la chiave, e l’emergenza che stiamo vivendo ce lo ha ricordato in modo brutale. Sapere, competenza e ricerca – in qualsiasi campo - non sono sostituibili con le opinioni fai-da-te. Viceversa, il parere degli esperti necessita di adeguate modalità di comunicazione per responsabilizzare tutti."

Per concludere: "Viviamo (da tempo) in società costitutivamente incerte, che hanno fatto del rischio (ambientale, sanitario, finanziario, produttivo) un fattore di quotidiana coabitazione autoriflessiva. Di più, e non solo in questa nostra tarda modernità, l’incertezza è una caratteristica della vita umana che dobbiamo imparare a governare sia sul piano personale, che su quello comune. Era così prima del Coronavirus e continuerà ad esserlo. Le si risponde diffondendo il più possibile il sapere – ogni sapere, scientifico o umanistico – e trovando nella condivisione delle sue conseguenze una forma di rassicurazione, quella che deriva dal sentirsi meno soli possibile. A questo compito il festivalfilosofia vuole rispondere per quanto è capace. Quando a settembre verrà il nostro momento, ci faremo trovare pronti”.

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