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Cultura Nonantola

Una statua per Sant'Anselmo abate nell'Abbazia di Nonantola

L'opera dello scultore Dario Tazzioli è stata inaugurata e benedetta da Mons. Castellucci in occasione della solennità dell’Esaltazione della Santa Croce

Quest’anno l’occasione della solennità dell’Esaltazione della Santa Croce a Nonantola è stata contrassegnata dall’inaugurazione della nuova statua marmorea dedicata a sant’Anselmo abate, fondatore dell’Abbazia, che è stata benedetta e presentata in Basilica abbaziale al termine della Messa solenne delle ore 19 presieduta dall’Arcivescovo Abate Erio Castellucci.

Il parroco di Nonantola Don Alberto Zironi afferma che "all’interno della Basilica abbaziale di Nonantola non era sinora percepibile la rilevanza della figura straordinaria di sant’Anselmo abate: le sue reliquie sono conservate in cripta ma nessuna delle numerose immagini presenti raffigurava l’abate fondatore del Monastero. Occorreva pensare ad un’opera di valore artistico, fissa, significativa, davanti alla quale poter pregare, che ricordasse l’importanza di colui che aveva dato origine alla comunità monastica benedettina nonantolana e a tutto quello che si è sviluppato attorno ad essa nel corso dei secoli."

Si è quindi affidato al valente scultore frassinorese Dario Tazzioli il compito di realizzare una statua, di pregiato materiale da collocare nella navata destra della Basilica. L’Abbazia di Nonantola, committente dell’opera (in collaborazione con l’Ufficio diocesano beni culturali e con le prescritte autorizzazioni della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Bologna) ha dialogato con l’artista nel definire i simboli da evidenziare, la postura, i richiami storici, la espressività del santo: nulla è stato lasciato al caso, perché tutto potesse servire, in una sola immagine, ad offrire una sintesi della vita di sant’Anselmo.

L'opera in marmo

La statua, alta due metri, raffigura sant’Anselmo protagonista del monachesimo altomedievale . Anselmo nacque probabilmente a Cividale da Wectari, duca del Friuli, e lo stesso Anselmo per qualche tempo divenne duca. Intorno all’anno 749, rinunciò alle cariche politiche per farsi monaco e si spostò a Fanano, dove re Astolfo, dopo aver occupato le terre di Ravenna, gli fece dono dei terreni di Nonantola, in quel tempo incolta e paludosa, dove Anselmo con i suoi monaci nel 752 fondò l’Abbazia ed iniziò l’opera di bonifica e coltivazione dei terreni abbandonati. Si recò in seguito a Roma, dove papa Stefano II gli donò le reliquie di san Silvestro I papa e lo nominò abate di Nonantola. Nel 756 venne scacciato da Nonantola dal nuovo re longobardo, Desiderio e si ritirò a Montecassino fino al 774 quando, deposto Desiderio da Carlo Magno, poté rientrare a Nonantola, dove morì nell’803.

La statua è un’elaborazione partita da studi e disegni preparatori, fino ad arrivare ad un bozzetto di argilla in scala per studiare la composizione e le proporzioni. Il modello è stato poi calcato in gesso, prima della fase scultorea del marmo. L’autore ha optato per un marmo pregiato, qualità detta “acquabianca”, proveniente da una sola cava e da un particolare filone sul versante lucchese delle Alpi Apuane. 

Per orientare la figura all’interno del blocco, è stato utilizzato il sistema dei compassi, un metodo antico che attraverso l’applicazione del teorema di Talete, consente, come in questo caso, di riprodurre in scala maggiore il modello. Da un punto di vista compositivo la figura risulta dinamica e sotto alla tunica affiora in alcuni punti l’anatomia del corpo. Le superfici del marmo sono inoltre trattate con diverse lavorazioni in modo che la luce reagisca creando vibrazioni differenti.

Alcuni dei significati simbolici

Il santo appoggia un piede su una pietra squadrata (a rappresentare la pietra di fondazione dell’Abbazia) come se vi stesse salendo, mentre l’altro piede quasi affonda nella base irregolare che ricorda il terreno incolto, cedevole e paludoso di Nonantola prima dell’arrivo dei Benedettini.

Sulla pietra è scolpita la corona sormontata dalla mitra dell’abate che indicano la rinuncia al trono da parte di Anselmo per farsi monaco e di conseguenza abate. Sono anche presenti altri elementi iconografici, come l’anello, il libro, la croce sul petto ed il pastorale, tutti elementi che risultano essere fra i più antichi privilegi concessi agli abati. Il basamento su cui poggia la statua risulta composto da elementi in arenaria scolpita e mattoni in cotto che riprendono sia gli elementi strutturali e gli altari dell’abbazia, sia alcune decorazioni dei capitelli originali.

Lo scultore Dario Tazzioli

Nato nel 1979, dopo aver appreso le tecniche tradizionali della lavorazione della pietra presso un anziano scalpellino del paese di residenza, ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove si è diplomato col massimo dei voti nel 2002.

Il suo modo di lavorare si pone in armonia con le antiche tecniche della lavorazione della pietra e del marmo. Egli infatti lavora a mano con strumenti originali del XVII e XVIII secolo e altri utensili che forgia lui stesso nel proprio laboratorio mediante una fucina alimentata da un mantice a doppia camera. Fra gli strumenti utilizzati è degno di nota il trapano ad archetto, detto anche “violino” che fu usato per secoli per ottenere delicati trafori nel marmo senza danneggiarne la struttura cristallina. Così come nella scultura forgia e tempra i propri strumenti, similmente nel disegno fabbrica i propri inchiostri ed utilizza strumenti come la penna d’oca.

Fra i premi e riconoscimenti conseguiti, ne ricordiamo alcuni: il Premio Ghirlandina conferito dal Rotary Modenesi, il Coltellino d’Oro dal Consorzio del Parmigiano Reggiano ed un riconoscimento da parte del Consolato italiano a New York per il talento, la dedizione ed il contributo a rendere il mondo un luogo migliore attraverso la scultura. Ha esposto le proprie opere in diversi paesi, in particolare negli Stati Uniti in cui ha tenuto diverse mostre personali e dimostrazioni. Attualmente vive e lavora a Frassinoro, in provincia di Modena

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