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Cultura Sant'Agostino / Largo Porta Sant'Agostino

Tanti visitatori ai Musei per "Lambrusco mio"

Grande successo per il "matrimonio" tra Palazzo dei Musei e il Lambrusco. L'occasione è stata quella della manifestazione "Lambrusco Mio", un due giorni che si concluderà alle 19 di oggi durante la quale il Museo Civico di Modena ha aperte le porte a un vino e alla sua storia secolare. Oltre 20 tra le migliori cantine emiliane hanno presentato le loro produzioni per accompagnare il pubblico alla riscoperta delle bollicine rosse DOP ed è stato proposto ai modenesi e ai turisti un percorso sulle tracce di questa secolare tradizione tra degustazioni, incontri con esperti, visite guidate a tema fra le raccolte dei Musei Civici, dell’Archivio Storico e della Galleria Estense di Modena.

Al pubblico che ha varcato  la soglia del Palazzo dei Musei dalle 10 alle 20 è stato consegnato un calice firmato Riedel per degustare il Lambrusco, creato appositamente per le DOP modenesi; nell'atrio di Palazzo dei Musei si snodava il percorso con 22 tappe di assaggio, quante le cantine presenti, arricchite dai prodotti tipici del territorio e da finger food preparato dagli chef del Consorzio Modena a Tavola. Tutte esaurite anche le degustazioni guidate a cura dell'AIS, Associazione Italiana Somellier, nel corso delle quali sono state analizzate caratteristiche, diversità e particolarità delle varietà di Lambrusco. 

Con lo stesso biglietto i visitatori hanno potuto visitare l’itinerario storico "Dall' uva Perusinia al Lambrusco" che si snodava tra i Musei Civici e la Galleria Estense. “Mutina va fiera dell’uva perusinia, d’acino nero, il cui vino sbianca nel giro di 4 anni”, scriveva Plinio nel I secolo d.C. I visitatori hanno potuto ripercorrere le tracce di una secolare tradizione di eccellenza attraverso visite guidate a tema fra le raccolte dei Musei Civici, dell'Archivio Storico e della Galleria Estense.

Il Lambrusco ha una storia antichissima, che già i letterati dell’epoca romana come Catone, Virgilio e Varrone descrissero nelle loro opere. Diversi autori classici portano la testimonianza dell’esistenza, nel territorio emiliano, di un vitigno selvatico denominato “Labrusca vitis”, che cresceva negli ambienti più marginali delle campagne coltivate e che aveva la particolarità di produrre un’uva dal gusto spiccatamente aspro.

E proprio i disciplinari di produzione delle Denominazioni d’Origine Protetta sottolineano una curiosità e un primato che forse in pochi conoscono: “il Lambrusco è considerato uno dei vitigni più autoctoni del mondo in quanto deriva dall’evoluzione genetica diretta della vitis vinifera silvestris occidentalis, la cui domesticazione ha avuto luogo nel territorio modenese”.

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