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Martedì, 23 Aprile 2024
Cultura

Vivere Appennino | I 5 luoghi più misteriosi dell'Appennino modenese

I nostri Appennini sono ricchi di elementi misteriosi e di luoghi dove storia e leggenda si uniscono per dar vita ad esseri magici. Un viaggio tra i luoghi misteriosi delle montagne modenesi

I nostri Appennini sono ricchi di elementi misteriosi e di luoghi dove storia e leggenda si uniscono per dar vita ad esseri magici. Un viaggio tra i luoghi misteriosi delle montagne modenesi:

Il Ponte del Diavolo

Il ponte si trova tra Pavullo e Lama Mocogno e la sua storia e' legata ad una leggenda antica, che ne giustificherebbe il nome. Lungo 33 metri e alto 3, e' in realta' un sasso posto in mezzo al bosco. Una posizione davvero molto strana. Secondo una leggenda un agricolotore della zona più bassa della montagna, che doveva percorrere ogni giorni un lungo tragitto per evitare un fiume, chiese al Diavolo di costruirgli un ponte in cambio della sua anima. Satana accettò e raggiunta la vetta della montagna portò pian piano giù il monolite, ma arrivato nel luogo in cui si trova oggi vide una sabba di streghe e fu tanto preso dalla musica che non si accorse che era arrivata l'alba. Visto il Sole dovette fuggire lasciando lì il ponte.

Le acque miracolose di Brandola

I Bagni di Brandola sono un antico luogo situato nella vallata del Rossena, ossia un'antica fonte di acqua sulfurea, nota già ad etruschi e romani. Un luogo mistico e anticamente noto come fonte di acqua per riti e credenze pagane. La notorietà dell'acqua di Brandola è tuttavia legata agli eventi del 1448, ossia quando la zona fu colpita dai una  pesante epidemia che colpì i bovini. Gli abitanti del luogo si accorsero presto che gli animali che si abbeveravano con l'acqua della sorgente guarivano. La voce che a Polinago vi fosse la fonte di un'acqua miracolosa si sparse molto velocemente. Allora, l'acqua fu analizzata dal medico Michele Savonarola che parlò nel suo trattato "De Balneis et Termis", anche se il suo primo utilizzo curativo medico fu adoperato da Bartolomeo Accursini, che la usò per far guarire per l'appunto alcuni suoi pazienti.

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