Primo Maggio, al Comunale in scena "Oriele e la fabbrica del tabacco
Uno spettacolo che esalta il lavoro femminile e riscopre una parte importante della storia modenese attraverso un progetto condiviso che unisce il Comune, le organizzazioni sindacali e cinque compagnie teatrali cittadine. È “Oriele e la fabbrica del tabacco”, lo spettacolo che andrà in scena al Teatro Comunale Pavarotti per celebrare la festa del lavoro del Primo maggio.
Il progetto è promosso dagli assessorati alla Cultura e alle Pari opportunità del Comune di Modena, in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Teatro comunale di Modena, Cgil, Cisl, Uil e con il contributo di Bper Banca. Lo spettacolo, che andrà in scena martedì 1 maggio alle 21, è a ingresso gratuito e i biglietti sono disponibili all’Ufficio relazioni con il pubblico e allo Iat di piazza Grande 17. “Oriele e la fabbrica del tabacco” è tratto dall’omonimo romanzo di Elena Bellei (per la casa editrice digitale Il dondolo), con la consulenza drammaturgica di Emanuele Aldrovandi, e vede riunite cinque compagnie teatrali modenesi, Amigdala, ?ajka Teatro, Drama Teatro, Peso specifico teatro, Sted-Teatro, sotto la direzione di Toni Contartese e con i cori di voci femminili Le chemin des femmes e Le core.
Lo spettacolo “Oriele e la fabbrica del tabacco” è stato presentato questa mattina con una conferenza stampa alla quale sono intervenuti il vice sindaco di Modena e assessore alla Cultura Gianpietro Cavazza, l’assessora alle Pari opportunità Irene Guadagnini, Elena Bellei, autrice del romanzo dal quale è tratto lo spettacolo e Anna Paragliola, del coordinamento femminile della Cgil. Presenti inoltre Magda Siti di Drama Teatro e l’attrice Olivia Corsini che nello spettacolo interpreta il ruolo di Oriele.
“Oriele e la fabbrica del tabacco” racconta di Oriele, operaia alla Regia Manifattura Tabacchi di Modena, dove si entra solo con il certificato di miseria e la raccomandazione di qualche notabile della città e con le sue compagne, Teresa, Bruna, Argìa, Elide, lavora per dieci ore al giorno con il tabacco fermentato appoggiato sulla pancia. La loro storia si intreccia con quella del dottor Rolando Silvestri, l’unico che abbia a cuore le sorti delle sigaraie, le visita gratuitamente e compie ricerche per dimostrare il legame tra i vapori tossici della fabbrica e il tasso altissimo di aborti. Due storie che corrono parallele e si incrociano in un’unica vicenda di riscatto umano e sociale, in un racconto che esalta il lavoro femminile sullo sfondo del ventennio fascista, con la sua politica maschilista e la retorica della madre patria.