Sala Truffaut, tante proposte per una settimana di cinema
Ricchissima programmazione della settimana in sala Truffaut: a seguire l'elenco completo.
Martedì 9 novembre
Inizia in sala Truffaut un breve ciclo di film: “Luso – Mostra itinerante del nuovo cinema portoghese”. Inaugura la rassegna il film di Joao Nuno Pinto “Mosquito” (2019, 122') in cartellone martedì 9 novembre alle 21.15. Sognando di vivere grandi avventure e di difendere la propria patria, un giovane portoghese si arruola nell'esercito durante la Prima Guerra Mondiale e viene mandato al fronte in Mozambico, Africa. Lasciato indietro dal proprio plotone, intraprende un estenuante viaggio per la mitica terra natale dei Makua, camminando per più di 1000 chilometri, inseguendo il suo sogno che diventerà un incubo. Presentato con successo al Festival di Rotterdam 2019.
Mercoledì 10 novembre
Per la rassegna “Riusciranno i nostri eroi – I nuovi autori del cinema italiano incontrano il pubblico” e quale anteprima del ViaEmilia@DocFestival, sala Truffaut presenta in prima visione mercoledì 10 novembre alle 21.15 il film “Futura” (Italia 2021, 105'), diretto a sei mani da Alice Rohrwacher, Pietro Marcello e Francesco Munzi. Il film prova a raccontare un pezzo d'Italia, e quindi di “mondo”, attraverso la voce dei “giovani”, categoria antropologicamente sfuggente, sociologicamente insidiosa, ideologicamente problematica. Un viaggio-inchiesta nel paese, sulla scia di Pasolini, attraverso e dentro le sue pieghe, lasciandosi guidare da un sentimento genuino di curiosità e desiderio d'incontro. Dal sud al nord, inseguendo le voci di una galassia sempre presente, mai vita, ancor meno ascoltata. Lo sguardo dei tre registi, che accoglie le voci di chi accetta il dialogo più che banalmente limitarsi a registrarlo, è un piccolo miracolo di disponibilità segno di una generosità che va ben al di là del dispositivo teorico e documentario messo in campo.
Giovedì 11 novembre
Imperdibile prima visione in sala Truffaut per la rassegna “Kino Club – Il piacere del visibile”. In cartellone giovedì 11 novembre alle 21.15 il capolavoro di Tsai Ming-liang “Days” (Taiwan 2021, 127'). Il film segue l'attore Lee Kang-sheng nel corso di una lunga giornata che prelude a un incontro amoroso in un hotel. Il tempo scorre lentissimo nell'attesa della sera e poi si conclude nella notte in un piccolo ristorante, Il film, in fondo, è un anti melodramma. Il racconto di un desiderio che si stempera nell'attesa più ordinaria, fra mansioni quotidiane. Tutto avviene nei gesti che riverberano come possibili sonde di un sentire che affiora a tratti sulla pelle, come un discorso da fare, una conversazione mai esistita. Tsai, nel finale, abbassa volutamente la guardia (il tema di “Luci della ribalta” di Chaplin riprodotto da un minuscolo carillon) e assapora fino in fondo il gusto agrodolce dell' “elegante malinconia del crepuscolo”.
Venerdì 12 novembre
Straordinaria prima visione esclusiva in sala Truffaut venerdì 12 novembre alle 21.15 (versione originale sottotitolata), sabato 13 alle 21.15 (versione doppiata) e domenica 14 alle 18.15 e alle 20.30 (versione doppiata). Stiamo parlando di “La scelta di Anne – L'èvènement” (Francia 2021, 100') di Audrey Diwan, che ha trionfato alla Mostra del Cinema di Venezia vincendo il Leone d'Oro come Miglior Film. Che cos'è la memoria? Per Annie Ernaux, che pubblica “L'evento” nel 2000, a quasi 40 anni dall'aborto clandestino vissuto da studentessa nel 1963 e rivissuto nel presente durante la stesura del libro, è innanzitutto un fatto materiale. Una sensazione violenta che sopraggiunge a più riprese, cogliendola alle spalle e costringendola a mettere a fuoco sulla pagina un tempo lontano e sfocato ma ancora prepotentemente pulsante della sua vita, dentro al quale deve reimmergersi, perché si compia l'auspicio di Michel Leiris, riportato in esergo, “che l'evento diventi scritto, che lo scritto diventi evento”. A cominciare dal nero abisso su cui apre il film, è di questa immersione che va in cerca Audrey Diwan nel portare sullo schermo il testo della scrittrice francese: attraverso il ricorso a scenografie e costumi discreti, che scansano l'aborrito effetto cartolina e cancellano lo spazio tra i decenni, attraverso il formato 4:3 che serra il quadro sulla protagonista, attraverso l'inserimento di didascalie che marcano il trascorrere ansiogeno delle settimane e il progredire alieno e incontrollabile della gravidanza. Un travaglio simbolico e materiale che la regista, nell'inquadrare il corpo violato dell'attrice e il suo volto sconquassato dal dolore, nel restituire tutte le conseguenze fisiologiche di un aborto clandestino, guarda fino in fondo in modo diretto, preciso e persistente. L'evento diventa scritto, il film si fa carne.