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La natura madre e matrigna di Salvatore Natoli

Il docente di filosofia teoretica all'Università Bicocca di Milano stamattina a Sassuolo ha analizzato il rapporto paradossale che sussiste tra la vita e la natura

Salvatore Natoli è tradizionalmente uno dei nomi di punta del Festival Filosofia e anche quest'anno non ha tradito le aspettative trattando un classico dell'analisi del rapporto tra vita e natura: la natura come madre-matrigna.

ORIGINI - "Nell'antica grecia la natura - spiega il docente di filosofia teoretica all'Università Bicocca di Milano - era concepita come madre, perché la natura nella sua esperienza primara è stata vissuta sempre come generatrice di forme viventi, mai come inerzia: infatti, è molto tarda l'idea di natura come materia opposta allo spirito, di per sé era animata e generante".

CREAZIONE - "Da questo punto di vista - prosegue Natoli - diciamo che la natura è concepibile come una perpetua trasformazione: ci sono etimologie che legano insieme il perfetto del verbo essere "fui" con il verbo "fio", diventare, perfetto di ciò che c'era sempre, "fio" è divenire, quindi continua mutazione e produzione di forme ordinate. Poi, però, distrugge anche le forme stesse, degenerazione e corruzione con espressione aristotelica. Da questo punto di vista, si capisce che la natura è generatività illimitata, che nella produzione di forme viventi, la natura sperimenta e poi viene fuori la forma riuscita che si stabilizza. In questo espertre, la natura spreca e così anche nel produrre. Ma nell'economia di fondo, la distruzione è funzionale alla generazine, la natura nel suo complesso è economica".

DISTRUZIONE - "La forma singolare dche viene distrutta guarda la natura come nemica - osserva Natoli - Il discorso leopardiano è che dinanzi a questo, la dimensione singolare reagisce e produce difesa, quindi la natura diventa automaticamente matrigna rispetto all'inidivuale che, per evitare di essere ucciso, diventa matricida. In questo l'uomo ha messo a punto dinamiche difensive che però trapassano facilmente in dinamiche aggressive, andando ad anticipare il danno. In questo la divaricazione l'artificiale come difesa della vita, ma con il tempo questa artficializzazione distrugge la natura in cui si verifica la vita stessa".

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