"Severità e mitezza: contro la tortura. Tra Seneca e Beccaria", mostra in Corso Vittorio Emanuele
Inaugura venerdì 16 settembre alle ore 18, la mostra “Severitas adsiduitate amittit auctoritatem”. Severità e mitezza: contro la tortura. Tra Seneca e Beccaria allestita presso l’Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena in Corso Vittorio Emanuele II, 59, evento in programma per festivalfilosofia 2022. La mostra, a cura di Giorgio Pighi e Licia Beggi Miani, con la collaborazione di Salvatore Puliatti e Donata Ghermandi, con il contributo di Eugenio Caregnato, intende raccontare quando, a partire dalla seconda parte del Settecento, il dolore fisico della tortura e delle pene corporali prende commiato dal diritto penale, fra resistenze e ridimensionamenti.
La mostra, con un percorso cronologico di testi antichi e uno tematico di gride modenesi, materiali dell’Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti, richiama il brocardo del De clementia di Seneca, scelto da Cesare Beccaria per l’antiporta del suo Dei delitti e delle pene - illustra Licia Beggi Miani, Segretario Generale Accademia delle Scienze - e guarda ai giorni nostri, all’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti per contrastare gli abusi di autorità. È importante ricordare che con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’abolizione della tortura esprime compiutamente il sentimento comune degli Stati sul rispetto della dignità dell’Uomo come principio fondamentale, in tempo di pace e di guerra – spiega Giorgio Pighi, Presidente della Sezione di Scienze morali, giuridiche e sociali Accademia delle Scienze - Nessuna circostanza può giustificarla per estorcere informazioni, punire, costringere o intimidire. La disposizione ha carattere assoluto e universale come affermato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso Irlanda contro Regno Unito: «il divieto è assoluto e, secondo il diritto internazionale, non può esserci alcuna giustificazione per azioni contrarie alle disposizioni che proibiscono la tortura o altri trattamenti inumani».
Con Beccaria il processo mite, rifiutando la tortura, affida interamente il sistema penale al diritto e lo sottrae alla forza bruta: «Quale è dunque quel diritto, se non quello della forza, che dia la podestà ad un Giudice di dare una pena ad un Cittadino, mentre si dubita se sia reo, o innocente?». La ricerca di giustificazione al patimento fisico per accertare i fatti e in conseguenza dei crimini commessi, nel quadro del contratto sociale, diventa tema centrale a partire dal Cinquecento. Secondo Thomas Hobbes, Il Leviatano, «Auctoritas non veritas facit legem – l’autorità, non la verità, fa la legge» mentre secondo John Locke, Lettera sulla tolleranza, invece, il reo deve subire «un castigo che consiste nella privazione o diminuzione di quei beni dei quali avrebbe potuto o dovuto godere». La riflessione umanizzante del modenese Giovanni Battista Scanaroli nel De visitatione carceratorum (1655), già un secolo prima del Beccaria, è consapevole dell’incongruenza della tortura come mezzo per ottenere confessioni. I tempi, non maturi per abbandonarla, suggeriscono di limitarne presupposti, durata, reiterazione. L’opera, attenta ai temi morali, coglie pienamente l’approfittare della debolezza umana di fonte al dolore insopportabile: «torquemus hominem extorquemus veritatem - torturiamo un uomo, strappiamo la verità» (?).
La mostra si sviluppa in percorsi che indagano aspetti della giustizia da prospettive diverse, ma convergenti: - il dibattito sul dolore fisico della tortura e delle pene corporali per estorcere confessioni e il loro graduale abbandono come strumento di giustizia; - il concetto di fides ossia di lealtà e, di conseguenza, di veridicità delle deposizioni nei processi criminali; - esempi di pene e condanne nel Gridario estense (1598-1858); - rappresentazione grafica di strumenti e modalità di tortura, tratta da opere straniere di età moderna. Il materiale Antiche edizioni di libri giuridici, filosofici e morali arricchiscono il patrimonio librario dell’Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena e sono parte integrante del percorso culturale e cronologico proposto nella mostra, insieme alle Gride modenesi esposte, che evidenziano l’accompagnarsi della tortura, strumento per ottenere dal reo la confessione, alle pene corporali, i supplizi inflitti a chi abbia trasgredito le leggi, sempre più pesanti man mano tali trasgressioni configurano veri e propri crimini.
Aperta al pubblico venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 dalle 15 alle 21. Dopo il festival la mostra sarà visitabile fino al 30 settembre, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 16 Prenotazione: info@accademiasla-mo.it. Per informazioni: tel. 059.225566 email info@accademiasla-mo.it.