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Le guerre italiane del '900, la storia in scena al Forum Monzani

Dalla Grande Guerra alla Resistenza attraverso film, libri e incontri con gli autori. Domenica 12, 19 e 26 aprile il Forum Guido Monzani propone tre tappe per non dimenticare, con il film “Fango e gloria” di Tiberi, gli incontri con Aldo Cazzullo e Gianni Oliva insieme a Giovanni De Luna

Il più grande conflitto mai visto, una carneficina che coinvolse quasi tutti i continenti, gran parte delle Nazioni e dei loro abitanti, cambiandone per sempre il destino: l'Italia entrò in guerra nel 1915, cento anni fa. Paese povero e impreparato, si trovò presto in trincea per difendere il proprio territorio. Tante e tali sono state le novità, le implicazioni, le conseguenze della Prima Guerra Mondiale che solo a un secolo di distanza il mondo sembra uscire dai solchi che produsse. Domenica 12 aprile alle 17.30 il Forum Guido Monzani propone il film “Fango e gloria” di Leonardo Tiberi, realizzato in occasione del Centenario della Grande Guerra e dei 90 anni dell’Archivio Storico Luce.

Il film narra le vicende dei milioni di giovani coinvolti in quel tragico evento, utilizzando come simbolo proprio colui che sarà prescelto per rappresentare l’enorme schiera dei caduti anonimi: il Milite Ignoto. In particolare è la storia di Mario, dei suoi amici e della sua fidanzata; ragazzi qualunque della piccola borghesia di provincia, entusiasti e pieni di progetti per un futuro che a molti di loro verrà negato. “Fango e Gloria”, oltre a contenere una parte di fiction si avvale di materiali di repertorio dell’Archivio Storico Luce, sottoposti a procedimenti di colorazione e di sonorizzazione per renderne la fruizione ancora più suggestiva e inedita.

Domenica 19 aprile alle 17.30 sale sul palco di Forum Eventi Aldo Cazzullo: attraverso due dei suoi ultimi libri il giornalista dà voce ai conflitti mondiali del secolo scorso
Ne “La guerra dei nostri nonni” (Mondadori) Cazzullo racconta il conflitto '15-18 sul fronte italiano, alternando storie di uomini e di donne: le storie delle nostre famiglie. Perché la guerra è l'inizio della libertà per le donne, che dimostrano di poter fare le stesse cose degli uomini: le vicende di crocerossine, prostitute, spie, inviate di guerra, persino soldatesse in incognito, incrociano quelle di alpini, prigionieri, poeti in armi, grandi personaggi e altri sconosciuti. La Grande Guerra fu la prima sfida dell'Italia unita; e fu vinta. Questo non toglie nulla alle gravissime responsabilità, che il libro denuncia con forza, ma può aiutarci a ricordare chi erano i nostri nonni e di quale forza morale furono capaci.
In “Possa il mio sangue servire” (Rizzoli) l’autore sottolinea come la Resistenza non è il patrimonio di una fazione; è un patrimonio della nazione. A lungo è stata considerata solo una “cosa di sinistra”: fazzoletto rosso e Bella ciao. Poi, negli ultimi anni, i partigiani sono stati presentati come carnefici sanguinari, che si accanirono su vittime innocenti, "i ragazzi di Salò". Entrambe queste versioni sono parziali e false. Aldo Cazzullo lo dimostra raccontando la Resistenza che non si trova nei libri. Storie di case che si aprono nella notte, di feriti curati nei pagliai, di ricercati nascosti in cantina, di madri che fanno scudo con il loro corpo ai propri figli.
La Resistenza fu fatta da partigiani comunisti come Cino Moscatelli, ma anche da quelli cattolici come Paola Del Din, monarchici come Edgardo Sogno, giellisti come Beppe Fenoglio.

“La memoria rende liberi? La Resistenza settant’anni dopo” è il titolo dell’incontro di domenica 26 aprile alle 17.30 sulle trasformazioni della cultura e della memoria storica, a ideale chiusura delle attività legate alla Festa della Liberazione. Introdotti da Giuliano Albarani, presidente dell’Istituto Storico di Modena, dialogano due studiosi noti al grande pubblico anche per il loro impegno in una divulgazione storica di qualità: Giovanni De Luna, che ha da poco pubblicato per Feltrinelli il saggio La Resistenza perfetta, e Gianni Oliva, di cui Mondadori ha appena mandato alle stampe il volume Il tesoro dei vinti. Gli autori, nel corso dell’incontro, cercano di rispondere a domande scomode: che significato ha, oggi, a settant'anni di distanza, promuovere la conoscenza e il ricordo dei giorni della Liberazione? L'attenzione delle istituzioni, del mondo della scuola, degli ambienti culturali per quelle vicende, quel periodo e quell'Italia risponde a un interesse reale o è frutto di una tendenza alla ritualità e alla stanca ripetizione di schemi celebrativi? Parlare di Resistenza e Antifascismo significa ancora oggi schierarsi politicamente o la memoria della lotta di Liberazione è divenuta, come si dice in gergo, “memoria condivisa”, punto di riferimento univoco per tutti gli italiani? E ancora: ha un posto, nella nostra coscienza nazionale - e se sì, quale - l'esperienza di chi ha militato nella Repubblica sociale italiana e ha abbracciato i valori del Fascismo?

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