Trasparesidenze: "Nympha, mane!" al Teatro dei Segni di Modena
Seconda tappa delle Residenze artistiche targate Trasparenze che ospitano artisti e compagnie al Teatro dei Segni di Modena, un luogo di spettacoli e ospitalità artistica che favorisce incontri profondi e uno sguardo attento alla scena contemporanea. Il 18 gennaio si apre con “Nympha, mane!” (ore 21.00 Teatro dei Segni) spettacolo della compagnia ravennate ErosAntEros, la quale, dopo una settimana di residenza, presenterà uno studio aperto al pubblico il 25 gennaio (ore 21.00 Teatro dei Segni).
“Nympha, mane!” è testo poetico, è cura della visione, è intreccio di linguaggi che mettono in scena la figura delle Ninfa e il suo rapporto con l’umano, si basa interamente su di una drammaturgia originale elaborata da Agata Tomsic e Davide Sacco, che combina musica, video, testi, rendendoli insieme portatori di senso all'interno di un unico corpo plurilinguistico. Lo spettacolo-performance ha vinto diversi premi di drammaturgia e letteratura contemporanea che hanno premiato il lavoro di scrittura di Agata Tomsic (Tuttoteatro.com 2011, Istria Nobilissima 2012, Premio Firenze 2012).
Le letture di Ovidio e Apuleio, assieme a Platone e a Paracelso, sono state le prime a contribuire a forgiare l'imago di questa creatura, ma nello spettacolo si trova anche l’eco di Nobokov, Warburg, Calesso e di tanti altri autori che ne hanno scritto (e vissuto l’ossessione per questa figura fantastica). A metà fra l'umano e il divino, la ninfa, appare sempre di sfuggita al fortunato visitatore. Fluida come l'acqua e leggera come l'aria, contiene visceralmente in ogni suo gesto la danza e la musica.
La sua caratteristica è il Movimento. “Nimpha, mane!”
“Condannate a un'incessante, amorosa ricerca dell'uomo, le ninfe conducono sulla terra un'esistenza parallela. Create non a immagine di Dio, ma dell'uomo, esse ne costituiscono una sorta di ombra, di imago e, come tali, perpetuamente accompagnano e desiderano ciò di cui sono immagine. […] Come gli spiriti elementari di Paracelso, le immagini hanno bisogno, per essere veramente vive, che un soggetto, assumendole, si unisca a loro; ma in questo incontro è insito un rischio mortale.”
(Giorgio Agamben).