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"Scalate" al direzionale Manfredini, il Comune chiede misure contro gli accessi abusivi

L’assessora Vandelli ha risposto all’interrogazione di Giacobazzi (FI). “La proprietà ha tamponato gli ingressi, ma gestione difficile per le numerose aperture”

“Al Direzionale Manfredini siamo intervenuti a più riprese: nel 2018-2019 per la presenza di ristagno d’acqua con conseguenti rischi sanitari e a dicembre 2020 per accessi abusivi. È stato chiesto alla proprietà di assumere misure volte a impedire gli accessi di questi gruppi di ragazzi e sono stati tamponati gli ingressi”.

Lo ha detto l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli nella seduta del Consiglio comunale di mercoledì 12 maggio rispondendo all’interrogazione del consigliere Piergiulio Giacobazzi (FI) sul fenomeno degli accessi abusivi al Direzionale Manfredini da parte di giovani che vi svolgono attività pericolose, come ad esempio salite fino al tetto da immortalare su Instagram (vedi foto).

Il consigliere ha chiesto se l’Amministrazione ha ricevuto segnalazioni specifiche in merito a tale situazione o altre simili, se sia in contatto con la proprietà, se le abbia richiesto di intervenire tempestivamente con la messa in sicurezza del complesso e in quali tempi e modalità. Giacobazzi ha infine chiesto “quali siano le intenzioni della proprietà per il futuro del compendio e se vi siano degli sviluppi circa le note trattative per il recupero della struttura”.

L’assessora ha sottolineato che la questione è complessa, “ma stiamo comunque continuando a fare incontri periodici con la proprietà per individuare una soluzione. È un gigante – ha proseguito – ora vecchio e stanco, ed è di difficile gestione per la forma monolitica del fabbricato caratterizzata però dalle numerose aperture. La proprietà è abbastanza presente e ha ottemperato prendendo misure in tempi ragionevoli, ma è necessario un controllo periodico. Anche il futuro dell’edificio non è di facile definizione – ha spiegato Vandelli – il complesso sconta la difficoltà a costruire un piano economico-finanziario che stia in piedi, perché non ci sono più uffici di queste dimensioni ed è difficile ricollocarlo come tale. Non può nemmeno essere pensato come un edificio pubblico, perché non si relaziona con l’esterno”. Difficoltosa anche la strada della demolizione: “Anche i costi di questa operazione – ha precisato – ugualmente non consentirebbero di costruire un piano economico e finanziario in grado di reggere”.

Nella replica, il consigliere ha ripreso il concetto di “gigante” definendolo “abbandonato. Il senso dell’interrogazione – ha detto – era continuare a mantenere l’attenzione su questo comparto inutilizzato dal 1999. I residenti dei dintorni chiedono una risposta definitiva, mentre gli accessi e l’attività di parkour sono continui e costanti anche ora, semplicemente non vengono pubblicizzati sui social”.

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