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Andrea e Senad, Maletti: "La famiglia già a Modena a inizio anni '90"

L'assessore alle politiche sociali: "Se Andrea e Senad fossero diventati cittadini italiani al momento della nascita, con le stesse opportunità degli altri bambini nati a Sassuolo, avrebbero compiuto quei reati?"

La vicenda della famiglia di Andrea e Senad, i due giovani sassolesi-bosniaci rinchiusi al Cie di Modena, era già nota ai servizi sociali del Comune di Modena. Lo ha riferito l'assessore alle Politiche Sociali Francesca Maletti: "La famiglia di Andrea e Senad si è ripresentata sul territorio comunale solo nel 2010, dopo circa 15 anni di assenza - ha dichiarato - Da allora il Comune ha potuto mettere in atto solo interventi urgenti a tutela dei numerosi minori presenti nel nucleo familiare, perché tutti i componenti avevano nel frattempo perso qualsiasi titolo per il soggiorno”. Stando alla documentazione in possesso degli uffici di via Galaverna, "risulta che la famiglia è stata a Modena, per un periodo, all’inizio degli anni ’90, dopo un trasferimento dal Comune di Sassuolo - ha ricordato Francesca Maletti - La loro situazione rispetto al possesso dei documenti era coerente con le normative del momento: i genitori avevano infatti sia il passaporto che il permesso di soggiorno. Dopo la chiusura del campo sosta nel quale erano ospitati, a metà degli anni ’90 – ha aggiunto l'assessore – il nucleo ha lasciato la città e l’Amministrazione non ha avuto più alcun contatto con loro fino al 2010, a condizioni mutate”.

IUS SOLI? - Secondo l’assessore, “la situazione di questi due ragazzi rispecchia l’amara realtà che è possibile acquisire la cittadinanza italiana solo per sangue, cioè da genitori italiani, e non per ius soli, cioè a seconda del luogo di nascita. Queste persone, nate a Sassuolo non si sono mai recate in Bosnia e, se le autorità bosniache non li riconoscono, saranno costrette a rimanere al Cie senza poter avere nessun titolo di soggiorno valido”. Maletti ha preferito non voler entrare nel merito della questione posta dal senatore Carlo Giovanardi, “sul diritto o meno a ottenere il permesso di soggiorno avendo compiuto reati penali”, ma ha detto di essersi posta una questione differente, “su cui tutti si dovrebbero interrogare: Se Andrea e Senad fossero diventati cittadini italiani al momento della nascita, con le stesse opportunità degli altri bambini nati a Sassuolo, avrebbero compiuto quei reati? Forse avremmo potuto dare loro maggiori possibilità di una vita normale e agli altri cittadini una chance in più di non subire reati contro il patrimonio”.

LEGA NORD - Dall'altra parte della barricata, il capogruppo leghista in Regione Mauro Manfredini ha detto di essere contento di "essere d’accordo, almeno per una volta, con l’On. Carlo Giovanardi visto che i due fratelli bosniaci attualmente ospiti nel Cie di Modena non possiedono certo i requisiti morali e legali per rimanere in Italia. Apprese le condanne a loro carico - ha aggiunto l'esponente del Carroccio - mi meraviglio piuttosto che i fratelli bosniaci si trovino ancora nel nostro paese, visto che oltre ai numerosi precedenti penali a carico di uno dei due risulta un ordine di espulsione mai ottemperato. Quello che scandalizza perciò in questa vicenda è il mancato rispetto delle leggi e delle sentenze, che qualcuno, per motivi ideologici, non ha evidentemente voluto venissero applicate. Mi auguro che stavolta le cose vadano diversamente - ha concluso il consigliere - e per assicurarmene interesserò anche i nostri deputati a Roma per fare chiarezza sia su quanto accaduto in passato sia sull’attuale situazione giuridica a carico dei due fratelli bosniaci”.

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