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Attività estrattive, le nuove regole per le trivelle emiliane

Al centro dell'intesa sicurezza, monitoraggio, controllo e difesa dell'ambiente. Le imprese concessionarie dovranno attenersi a stingenti Linee guida. Costi e Gazzolo: "Primi in Italia a siglare un accordo di questo tipo, tracciamo una linea nuova sul tema della sicurezza"

La Regione Emilia-Romagna non ha solamente dato il via libera alla possibilità di troivellazioni e coltivazioni di gas, ma ha anche siglato un accordo operativo con il Ministero dello Sviluppo economico, il primo in Italia, sulle attività estrattive. Sicurezza, controllo, monitoraggio, difesa dell'ambiente e trasparenza sono i capisaldi dell'intesa, in cui si ribadisce il no alle tecniche di estrazione ad alta pressione - il cosiddetto fracking, peraltro già vietato dalla legge nazionale - e al progetto di stoccaggio gas di Rivara (San Felice sul Panaro, Modena), così come all'utilizzo dell'acquifero profondo di Rivara per qualsiasi altra finalità di stoccaggio. 

L'intesa, rispetto a quanto previsto dalla legge di conversione del cosiddetto decreto 'Sblocca Italia', rafforza ulteriormente il ruolo della Regione, consentendole di esercitare pienamente la sovranità sul proprio territorio; promuove l'innovazione tecnologica necessaria a fornire maggiori garanzie di protezione ambientale; consente un efficace controllo sulle attività, aumentando il livello di sicurezza.

Il protocollo prevede una prima applicazione delle Linee guida su tre campi pilota: Cavone (Mirandola, Modena) - coltivazione idrocarburi; Minerbio (Bologna) - stoccaggio gas; Casaglia (Ferrara) - coltivazione di risorse geotermiche. 

Per monitorare costantemente le attività saranno installate: una rete di sensori di microsismicità, in grado di misurare anche scosse di lievissima intensità; un sistema di rilevazione delle deformazioni del suolo, capace di indicare con una precisione millimetrica qualsiasi variazione subita dal terreno; un sistema a semaforo, che consente di definire soglie di rischio anche molto basse e di far scattare, se necessario, la limitazione, la sospensione o l'interruzione delle attività. 

Per poter lavorare, le società richiedenti titoli minerari dovranno essere dotate di questi nuovi mezzi tecnologici e sistemi di sicurezza e fornire tutte le garanzie economiche necessarie per sostenere le spese di funzionamento nel tempo di vita degli impianti.

L'accordo stabilisce inoltre che una parte delle risorse finanziarie derivanti dal Fondo nazionale e dal pagamento delle royalties alla Regione sia destinata ai Comuni dove sono insediati gli impianti produttivi e le aree di ricerca di idrocarburi, per azioni volte alla tutela dell'ambiente e alla sicurezza territoriale. Attualmente allo Stato va il 30%, alla Regione il 55% e ai Comuni il 15%. Il gruppo di lavoro stabilirà nuovi criteri di ripartizione.  

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