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Carlo Giovanardi minaccia (per l'ennesima volta) di lasciare il Pdl

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio polemizza all'assemblea nazionale dei Democratici Cristiani nel Pdl a Roma: "Siamo cofondatori, ma nel partito non siamo considerati: se si continua ad andare avanti così, ce ne andiamo"

"Se si continua ad andare avanti così, ce ne andiamo". Cosi' il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e uno dei leader dei Democratici Cristiani nel Pdl, Carlo Giovanardi, nel corso dell'assemblea nazionale che si sta svolgendo a Roma. Quello di Giovanardi è un avviso al Popolo della Libertà: "Noi siamo cofondatori, ma nel partito non siamo considerati, non esistiamo, non siamo tra i dirigenti che assumono le decisioni. Perciò adesso diciamo: vorremmo continuare a dare il nostro contributo all'interno del Pdl, ma se continuerà un atteggiamento di totale chiusura nei nostri confronti dovremo necessariamente pensare ad altro".

Ai Democratici Cristiani del Pdl riuniti in assemblea, ma soprattutto alla dirigenza del Pdl, Giovanardi fa sapere che il momento di prendere le decisioni riguardo alla permanenza nel partito sarà il Consiglio nazionale del primo luglio, dal quale si aspetta segnali precisi. Tra le proposte che il sottosegretario chiede al partito di abbracciare nell'attività di governo, c'è quella di un'assemblea costituente. "Sarebbe saggio - spiega - eleggere un'assemblea costituente che potrebbe essere in grado nei due anni che ci separano dalle elezioni politiche di sciogliere i nodi di una riforma delle istituzioni di cui il paese ha disperato bisogno".

"O nella riforma fiscale del governo c'è il fattore famiglia o non la votiamo - ha concluso Giovanardi - Non ci interessa una riforma fiscale che non tenga conto in qualche modo del fattore famiglia e cioè dell'assoluta necessità per il nostro paese di aiutare coloro che accumulano quel capitale sociale fondamentale per tutti che sono i figli".

Ad ora ignote le conseguenze di una sua fuoriuscita dal Pdl sul piano modenese: i suoi fedelissimi eletti in provincia e nei comuni non hanno mai manifestato l'intenzione di abbandonare la compagine berlusconiana.

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