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Autonomia differenziata, si raccolgono firme contro la proposta del Governo

Nasce da sinistra un comitato modenese a sostegno del Ddl di iniziativa popolare che possa riscrivere gli articoli 116 e 117 della Costituzione

In Emilia-Romagna c'è un 'partito del no' all'autonomia e, ora che il Cdm ha impresso l'accelerata al processo, torna a ingranare per provare a fermare la nuova 'devolution' cara in primis a Veneto e Lombardia. Come? Chiedendo firme per il disegno di legge di iniziativa popolare per riscrivere gli articoli 116 e 117 della Costituzione che sono quelli da cui discende la possibilità delle Regione di chiedere più competenze gestite direttamente.

La firma a sostegno del Ddl può essere effettuata online con Spid sul sito www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it, come hanno spiegato questa mattina in conferenza stampa il Coordinamento per la democrazia costituzionale di Modena e dell'Emilia-Romagna spalleggiato dal gruppo consiliare Sinistra per Modena. E' stata anche l'occasione per presentare il libro "Le Regioni dell'egoismo. Autonomia differenziata, un pericolo per l'unità e il futuro del Paese" edito da Futura Editrice. All'incontro con i giornalisti c'erano Mauro Sentimenti del coordinamento per la democrazia costituzionale, Maria Cecilia Guerra e Paolo Trande (Articolo), Lanfranco Turci ex presidente della Regione, Giovanni Silingardi, consigliere M5s a Modena, Camilla Scarpa e Walter Stella, consiglieri di Sinistra per Modena.

La stessa Scarpa ha ricordato che sarà presto ai voti in Consiglio un odg sull'autonomia che propone di sposare la campagna per modificare gli articoli 116 e 117 della costituzione e boccia la richiesta di maggiore autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Anche Arci si è associata alle tesi del 'no grazie' incardinate su tre punti: l'autonomia è profondamente sbagliata, complicherebbe "enormemente" i rapporti tra Stato-Regioni e Regioni-Comuni, toglie alle regioni più deboli per dare "a quelle con maggiore gettito fiscale". 

L'autonomia, si è spiegato stamattina a Modena, "aggraverebbe i divari territoriali, favorirebbe l'aumento delle diseguaglianze e non risolverebbe nessuno dei problemi -certezza delle risorse finanziarie e possibilità di programmare il loro utilizzo- che riguardano tutte le regioni indistintamente". Meglio, è la controproposta, utilizzare l'articolo 118 della Costituzione per trasferire funzioni amministrative alle autonomie locali, riscrivere 116 e 117, "riordinare con una legge quadro i rapporti tra Stato e Regioni nelle materie di legislazione concorrente". Intanto si è deciso di costituire un comitato modenese a sostegno del Ddl di iniziativa popolare.

La sinistra si ricompatta

Questo mentre la sinistra in regione si ricompatta su questo fronte, che aveva creato spaccature anni fa con la proposta sostenuta dal Presidente Stefano Bonaccini. Lo stesso Bonaccini, alla luce delle nuove norme previste dall'Esecutivo, è tornato sui propri passi, prendendo posizione netta contro la previsione di modifiche all'ordinamento.

"Questa autonomia non va bene, mi sento italiano prima che emiliano romagnolo. Dobbiamo fare tutti insieme una grande battaglia per evitare che questa autonomia, come sarà se viene applicata, spacchi in due il Paese", ha dichiarato proprio oggi Bonaccini. "Io la richiesta di autonomia differenziata nel 2017, siamo a oltre cinque anni che discutiamo con diversi governi, l'ho fatta condividendola con tutte le parti sociali, anzi scrivendola insieme a parti sociali e sindacati. La nostra proposta di autonomia differenziata, che poi è diventata la proposta di tutto il partito democratico, e ha visto unire il sottoscritto, Michele Emiliano, Eugenio Giani, prima Nicola Zingaretti, Vincenzo De Luca, è un'idea che un'autonomia per noi non chiede più risorse. Io ho sempre detto: non voglio un solo euro in più di quello che riceviamo, anzi, ce ne diano anche uno in meno, mi basterebbe poter gestire alcune delle risorse che arrivano direttamente sul posto e non da Roma, ma le stesse che arrivano non altre perché sarebbe un errore gravissimo che si spostassero risorse verso regioni come la mia o quelle del nord perché questo vorrebbe dire sì mettere in ginocchio il mezzogiorno".

"Tant'è che l'autonomia che noi avevamo immaginato - ha proseguito - è un'autonomia che non parla di risorse, che non mette in campo materie divisive come scuola e sanità, che non prevede appunto di trattenere residui fiscali. Ieri i consiglieri regionali della Lega della mia regione quando il Governo ha approvato tra gli applausi quella riforma, hanno detto "bene così tratterremo qui le tasse". Quando ci furono i referendum in Lombardia e Veneto loro dicevano per propaganda 'tratterremo 9/10 di fiscalità': segnalo che parlare di trattenere residui fiscali vuol dire secessione non autonomia differenziata. E noi dobbiamo su questo fare una battaglia durissima perché di quello non si parli, nemmeno sfiori l'idea di affermarlo".

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