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Microaree nomadi, il Comune prepara il riordino e chiede i fondi alla Regione

Nel solco della legge regionale, anche Modena pensa al piano di riordino delle zone di residenza dei nomadi. Intanto il Comune partecipa al bando regionale per ottenere contributi volti a risolvere alcune tra le situazioni critiche più urgenti, in Stradello Panaro e via Divisione Acqui

Il Comune di Modena, sulla base di quanto previsto dalla Legge Regionale dell’Emilia Romagna, predisporrà un Programma di riordino e adeguamento alla normativa delle aree nomadi esistenti sul territorio comunale, purtroppo sempre al centro di fatti di cronaca tutt'altro che edificanti. Il progetto è ancora in fase di studio e verrà portato in Consiglio comunale entro la fine dell'anno.

Intanto, l’Amministrazione partecipa al bando regionale, che mette a disposizione complessivi 700 mila euro per la realizzazione e riqualificazione di microaree nei diversi Comuni. Il contributo richiesto dal Comune è finalizzato alla risoluzione di alcuni tra i problemi più urgenti, come situazioni di rischio per la salute e ad alta densità abitativa. In particolare, i contributi verranno destinati alla realizzazione di due microaree in via Cavo d’Argine che non comporteranno aumento del numero di abitanti sinti o rom sul territorio, ma interverranno sul sovraffollamento di alcune aree o ne sostituiranno di già esistenti. Tra le situazioni di maggiore criticità su cui intervenire, l’Amministrazione ha individuato l’area di via Stradello Panaro, che sorge accanto a un elettrodotto, quella di via Divisione Acqui, destinata esclusivamente allo spettacolo viaggiante.

Le due microaree, attigue ma indipendenti, avranno una dimensione di 1000 metri quadrati ciascuna e ospiteranno due famiglie fino a un massimo di 14 persone ciascuna. Saranno realizzate in area agricola e destinata a servizi di interesse collettivo di proprietà comunale, con strada di accesso e già servita dai servizi essenziali. Per i due interventi, che riguarderanno principalmente la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria, vengono previsti contributi regionali pari all’80 per cento del costo.

L’individuazione dei nuclei da spostare nelle nuove aree avverrà attraverso procedura a evidenza pubblica rivolta esclusivamente a persone già residenti sul territorio e che dimostrino condizioni abitative legittime. L’investimento da parte del Comune sarà recuperato attraverso la corresponsione da parte delle famiglie di un canone d’uso dell’area, oltre al pagamento delle utenze.

A Modena la chiusura del campo nomadi in favore delle microaree è stata decisa già nel 2007, in quanto queste ultime, di più contenute dimensioni e con un numero più limitato di persone, consentono di aumentare le possibilità di integrazione e la vivibilità delle aree di abitazione stabile. Complessivamente le microaree pubbliche attualmente in essere sono 17 e ospitano 76 famiglie sinte per un totale di 291 abitanti, pari a circa lo 0,15 per cento della popolazione modenese. In città sono inoltre presenti alcuni insediamenti che devono conformarsi alla recente legge regionale, in parte collocati in spazi privati acquistati o affittati dalle stesse famiglie e l’Amministrazione necessita quindi di fare un riassetto complessivo.

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