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Cantieri abbandonati ed edifici vuoti, il Comune stende una mappa

L'assessora Vandelli ha risposto all'interrogazione del consigliere De Lillo (Pd) sollecitando, tra l'altro, normative a sostegno dell'azione degli Enti locali: "Da Roma servono più strumenti"

Flessibilità, semplificazione, adeguamento del Regolamento urbanistico edilizio alla disciplina regionale e programmazione puntuale dell’espansione. Ma anche creazione di occupazione, modifiche al Regolamento di Polizia urbana e sollecitazioni affinché da Roma arrivino strumenti maggiori per gli Enti locali. Sono gli elementi che l’Amministrazione comunale intende mettere in campo per far fronte alle situazioni di cantieri privati in stato d’abbandono in città. A fare il quadro l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli in occasione della risposta in Consiglio comunale all’interrogazione del consigliere Carmelo De Lillo (Pd) inerente alle opportunità di completamento dei cantieri fermi.

Il consigliere ha chiesto in particolare se esistono dati o una mappatura del territorio che segnalino quanti e quali sono gli edifici in cantieri in stato di abbandono; quale sia la fotografia delle proprietà e quanti gli immobili che sarebbero eventualmente immessi sul mercato e con che destinazioni d’uso; se sono allo studio soluzioni o promozioni rispetto ai permessi di costruire e ai conseguenti oneri per agevolare la ripresa dei lavori, e se sono ipotizzabili e attuabili ulteriori strumenti amministrativi, anche di competenza del Consiglio comunale, per sostenere tali azioni.

“Le casistiche sono diverse – ha spiegato Vandelli – non ci sono solo cantieri abbandonati o fermi, ma anche edifici residenziali o produttivi obsoleti e non più commerciabili con proprietari che spesso oggi non hanno la capacità di attuare la riqualificazione, edifici produttivi non più utilizzati, ex distributori dismessi e aree legate a fallimenti”. Rispetto ai cantieri avviati e non ultimati, l’assessora evidenzia che “a volte la condizione è stata determinata dalla crisi, ma a volte è frutto della scelta della proprietà, che ha sospeso i lavori a causa della minore richiesta immobiliare del periodo. Per questo servono soluzioni da Roma che oggi non ci sono: va a esempio coperto il vuoto derivante dall’assenza dell’obbligo di comunicazione di interruzione del cantiere e dalla mancanza di norme che regolano lo spazio tra il momento della decadenza di un titolo edilizio e il rilascio di un nuovo titolo”.

Il Comune “sta facendo un censimento degli edifici vuoti di residenziale e produttivo, e delle loro caratteristiche. La logica del riuso del territorio – ha proseguito – non può non partire da una ricognizione della situazione e dalla gestione delle informazioni per favorire il rapporto tra domanda e offerta, che nel settore produttivo è molto più difficoltoso. Questo censimento, che però non è significativo se non accompagnato dalla visione di uso di quell’edificio, rappresenta un pezzo importante del quadro conoscitivo del Psc, che fornirà norme maggiormente in grado di fornire risposte ai nuovi bisogni. A questo scopo stiamo lavorando per mettere a sistema le banche dati – ha aggiunto – in modo non solo da individuare i ‘vuoti’, ma anche da sviluppare la cartografia di questi spazi, leggere la storia dei fabbricati e da riunire tutte le informazioni per renderle accessibili a chiunque possa essere interessato al riuso del territorio”.

Nella replica, il consigliere De Lillo ha espresso apprezzamento per la risposta “che dimostra la volontà dell’Amministrazione di conoscere le casistiche di questa situazione. Condivido la sollecitazione a Roma a fare qualcosa: lo Sblocca Modena arriva dopo lo Sblocca Italia e ai territori dovrebbero essere forniti maggiori strumenti per intervenire”.

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