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Il Consiglio di Stato boccia il CSM, di nuovo in bilico la nomina del Procuratore di Modena

Accolto il nuovo ricorso di Paolo Giovagnoli, concorrente di Lucia Musti per l'incarico in Canalgrande. Il criterio della "maggiore conoscenza del territorio" a favore di Musti risulta irrilevante per il Consiglio di Stato

Appena arrivato il pronunciamento (favorevole) del Consiglio superiore della magistratura, a metà dello scorso marzo, la diretta interessata si era detta convinta che la vicenda si fosse chiusa e che il procuratore capo di Modena fino a nuovo ordine sarebbe stata lei e solo lei, punto. Ora, tuttavia, il ping pong di atti giudiziari sembra ricominciato. Viene infatti pubblicata in queste ore una sentenza sulla vicenda del procuratore Lucia Musti, da un biennio 'incalzatà nel suo ruolo dal collega Paolo Giovagnoli, per diversi anni al lavoro prima a Bologna e poi, fino a un anno fa, a Rimini. 

La nuova sentenza è favorevole a Giovagnoli e boccia la nomina di Musti, in particolare perchè sarebbe mancata "una valutazione specifica delle pregresse esperienze di direzione". Riavvolgendo brevemente il nastro, a metà dello scorso gennaio il Consiglio di Stato aveva annullato la nomina di Musti a procuratore capo di Modena accogliendo il ricorso di Giovagnoli (avanzato dopo una sentenza a lui sfavorevole targata Tar del Lazio) per un difetto di motivazione: il Csm non aveva ben argomentato le ragioni, avevano convenuto i giudici amministrativi di secondo grado, per cui si era preferito un procuratore che in precedenza era aggiunto, appunto come Musti, a un procuratore che era già capo come Giovagnoli. Ma Musti a suo tempo non battè ciglio o quasi, ritenendosi fiduciosa che il Csm, come da prassi, avrebbe integrato le motivazioni rinominandola. A marzo, in effetti, Musti è stata quindi rinominata a capo della procura modenese, col Csm che spiegava come il suo profillo fosse "assolutamente prevalente" rispetto a quello degli altri candidati: insomma, anche di fronte alla concorrenza di un procuratore già 'capo' come Giovagnoli, bastava la sua esperienza da procuratore aggiunto.

Ebbene, ora la novità, questa si' annunciata come definitiva, è che il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, sezione quinta, "definitivamente pronunciando sul ricorso" lo accoglie. "Previa declaratoria di nullità" della delibera del Csm del 14 marzo, il Consiglio di Stato ordina infatti l'ottemperanza alla sentenza del 17 gennaio, nel termine di 20 giorni dalla comunicazione della sentenza di oggi, "a favore del ricorrente" Giovagnoli. Il tutto condannando Csm e ministero della Giustizia, fra l'altro, a pagare 4.000 euro di spese legali. Da parte sua, Musti aveva comunque deciso di non costituirsi in giudizio in questo secondo processo, confidando magari nelle scarse ragioni del ricorrente Giovagnoli. 

Dunque, la delibera del Csm che ha promosso Musti, ritenendola in sostanza meglio attrezzata su Modena perchè costituiva un territorio che la stessa già conosceva da procuratore aggiunto, non va bene. "Il solo elemento differenziale tra i due che ora viene fatto emergere- si legge nella sentenza dei giudici amministrativi di secondo grado- è la conoscenza dell'ufficio ad quem e del suo territorio, ivi prestando ella già servizio. Ma è questo un profilo" che "non puo' assumere rilievo alcuno in uno scrutinio comparativo, che è per sua natura su base nazionale e dunque non puo' che prescindere dal radicamento personale sul singolo territorio". Diversamente, continua il Consiglio di Stato nella sentenza, "sotto la veste della rinnovanda motivazione si introdurrebbe un criterio selettivo nuovo e atipico, spurio e incongruo rispetto all'impersonalità e uniformità degli uffici giudiziari; e si determinerebbe nei fatti un'asimmetria fatalmente incolmabile tra i candidati".

(DIRE)

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