rotate-mobile
Politica

Adozione del Piano Urbanistico, il dibattito fra le forze politiche

Per la maggioranza con il Piano si delinea la città futura con attenzione alla sostenibilità ambientale, ai servizi di prossimità e all’inclusione. Critiche dall'opposizione: “Poco tempo per approfondire i materiali”

Sono numerosi i consiglieri di maggioranza intervenuti durante il dibattito che ha preceduto l’assunzione del Pug, il Piano urbanistico generale, votato il 29 dicembre im Consiglio Comunale dalle forze di maggioranza.

Le dichiarazioni della maggioranza

Per Sinistra per Modena, Federico Trianni ha posto l’attenzione sulla qualità e fruibilità dei servizi alla persona: “Se il Pug riuscisse a creare una autonomia di erogazione dei servizi di base nei 38 rioni ci si avvicinerebbe molto a una condizione ideale di fruibilità. Gli obiettivi sono ambiziosi: raggiungendoli la città diventerebbe più inclusiva e responsiva, una città migliore. Abbiamo una grande responsabilità che corrisponde a una grande possibilità”. Vincenzo Walter Stella ha annunciato di essere tra i firmatari dell’odg del M5s sul territorio agricolo “perché ne condivido i contenuti e perché pone l’accento su un ambito per me non sufficientemente attenzionato dal Pug. Si presenta un grosso rischio – ha proseguito – cioè agevolare e incentivare l’aumento di allevamenti intensivi camuffati da allevamenti biologici. Se il Pug lo permetterà ne seguirà un peggioramento della qualità ambientale”. Auspicando per i prossimi mesi “una fase di confronto sul territorio”, Camilla Scarpa, parlando della città dei 38 rioni, ha messo l’accento su quattro punti. “Mobilità, welfare, commercio e riqualificazione, anche abitativa”, temi di cui ha suggerito uno sviluppo nel solco di “una prossimità intesa non solo come vicinanza dei servizi alla persona, ma come elemento che interseca tutti gli aspetti della vita dei cittadini e come criterio con cui ripensare la città”, anche nel contesto ambientale “della rigenerazione dell’esistente”. Obiettivo, quindi, è rendere Modena “più sostenibile e meno diseguale”, anche come mezzo per uscire dalla fase di emergenza sanitaria.

Primo passo per il nuovo Piano Urbanistico, ok dalla maggioranza in Consiglio

Per Paola Aime di Europa verde – Verdi, “il Pug arriva con principi assolutamente condivisibili, ma anche con luci e ombre su cui ci sentiamo in dovere di porre l’attenzione e che ci portano a votare a favore ma con riserva. Forte elemento positivo è l’orientamento alla rigenerazione, riqualificazione e recupero dell’esistente, con la Valsat come elemento di valutazione, che va a voltare pagina rispetto al passato. Il lavoro fatto per il Pug – ha però aggiunto – è enorme ma è giunto in ritardo; sarebbero serviti un paio di mesi di analisi in più. Nei prossimi mesi saremo impegnati a lavorare con le forze interne ed esterne per presentare una serie di osservazioni”.

Il percorso scelto per il Pug “rappresenta la massima espressione della partecipazione – ha affermato Katia Parisi di Modena civica – valorizzando il senso di appartenenza dei cittadini alla comunità e sviluppando progetti utili e condivisi”. La consigliera ha messo sulle scelte che “porteranno a una città più attrattiva, sostenibile e inclusiva”, ma ha suggerito di “rivedere il piano della mobilità: ci sono troppe auto, con ricadute anche sulla sicurezza stradale. Occorre potenziare la mobilità dolce con scelte eco-sostenibili, anche rilanciando i parcheggi scambiatori e utilizzando i fondi provenienti dal Pnrr”.

Per il Pd, Vittorio Reggiani ha posto l’attenzione sull’assenza di appartamenti in locazione per famiglie che non riescono ad accedere all’acquisto, per giovani, studenti e stranieri. “Nel Pug – ha detto – ritorna più volte il tema di mettere quote di Ers in edifici pubblici e privati, come forma abitativa di locazione che offre equilibrio sostenibile e vantaggioso per conduttori e locatori”. Alberto Bignardi ha sottolineato come il piano esprima la volontà “di agganciare l’evoluzione abitativa e produttiva a una evoluzione ecologica, ma anche di migliorare l’infrastruttura esistente e di rigenerare i grandi contenitori, spesso mal percepiti dalla cittadinanza per rischio di abbandono e possibilità di degrado, dando loro nuova vita anche con usi temporanei e flessibili”. Ilaria Franchini si è soffermata sul “ruolo strategico che, nel Pug, la pianificazione del territorio rurale assume per la Modena di domani”, in particolare “l’agricoltura come elemento di pregio, su cui si stanno affrontando le sfide più innovative e cruciali a partire da prodotti sani ed ecocompatibili; l’agricoltura come trasformazione, manutenzione e cura del paesaggio rurale e l’agricoltura come allevamento e benessere animale”. Diego Lenzini si è detto “fortunato e orgoglioso di essere qui oggi. Con il Pug si va a delineare la città che vogliamo e ad esso sono sottese tutte le politiche della città. Il Prg era improntato sull’espansione, mentre il Pug punta alla rigenerazione, si occupa della parte interna della città, quella che gli altri Piani non prevedevano. Con questo piano miriamo a una città della prossimità e dei servizi diffusi, con verde come infrastruttura da progettare e non semplice arredo urbano, con le persone che si riappropriano degli spazi pubblici, di socialità. In questo Pug – ha proseguito – ci sono strumenti per fare Ers in rigenerazione e c’è una fortissima volontà ambientale”.

Federica Di Padova ha concentrato il suo intervento sul centro storico evidenziando l’importanza “della direzione disegnata dal Pug verso il riconoscimento di una città storica, in cui il più antico centro e la periferia storica dialoghino con la periferia più esterna per costruire, grazie alle tracce urbanistiche, architettoniche e storiche rimaste delle diverse fasi storiche, una forte identità cittadina. La città storica – ha aggiunto – deve essere tutelata, ma oltre a questo deve essere vissuta, da turisti, residenti e studenti”. Attraverso gli strumenti del Pug sarà possibile rendere la città “più sostenibile sui piani dell’economia e dell’ambiente, rendendola più attrattiva e accessibile”, ha dichiarato Marco Forghieri. Il consigliere ha sottolineato l’attenzione verso il verde “che da elemento decorativo diventa infrastruttura” e il ruolo del Consiglio comunale “chiamato a maggiori progettualità”. In sede di dichiarazione di voto, Antonio Carpentieri ha ricordato che assumendo il Pug entro il primo gennaio 2022 si evita il regime sanzionatorio, che avrebbe precluso diversi atti di pianificazione urbanistica anche potenzialmente collegati alle opportunità offerte dal Pnnr. “La Giunta – ha aggiunto – introducendo la clausola di salvaguardia, ha scelto di chiedere già agli interventi che verranno attuati prima dell’adozione del Piano la doppia conformità, al Prg e al Pug”.

Le dichiarazioni delle opposizioni

Per Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia, Elisa Rossini ha criticato la scelta di anticipare il passaggio del Pug in Consiglio già in fase di assunzione: “Non è solo inspiegabile a rigor di logica, ma non porta nemmeno benefici in termini di democrazia reale alla città: le osservazioni e le consultazioni dei cittadini arriveranno a cose fatte e a poco serviranno le assemblee pubbliche”. Per Rossini, che ha segnalato anche “il poco tempo concesso ai consiglieri per approfondire”, si tratta di “un documento calato dall’alto che rischia di fare correre a Modena non un passo avanti verso “Modena 2050” ma un salto nel buio”. Anche Antonio Baldini si è concentrato sul percorso del documento: “Il Pug – ha affermato – avrebbe dovuto seguire la procedura ordinaria, ovvero l’assunzione da parte della Giunta entro l’1 gennaio 2022, poi la comunicazione al Consiglio e solo a seguito della presentazione del piano, alle consultazioni e alle osservazioni, l’adozione e l’approvazione”.

Per Giovanni Bertoldi di Lega Modena “è incredibile che i documenti siano stati messi a disposizione dei consiglieri solo il 17 dicembre; è una modalità discutibile in termini di trasparenza. Voteremo contro la delibera perché non siamo stati coinvolti attivamente nella redazione e nella modifica del piano: chi ha fatto questo lavoro se ne assuma la responsabilità”. Per il consigliere “è comunque un no sospeso, per capire se possiamo contribuire per migliorare questo documento”. Nel merito del Piano, Bertoldi si è detto d’accordo su rigenerazione, edilizia green, preservazione del paesaggio, “ma non ci piacciono – ha detto – l’idea di un Comune troppo invasivo, le scelte di viabilità o di riservare spazi negli edifici residenziali per usi condivisi”.

Stefano Prampolini ha richiamato una “maggiore attenzione alle imprese, ovvero alle realtà che creano ricchezza e lavoro. Le aziende – ha aggiunto – necessitano di infrastrutture, servizi e risposte rapide e chiare, ma i processi burocratici rallentano spesso questi percorsi”. Il consigliere ha anche citato le infrastrutture viarie: “Si parla di mobilità dolce, ma intanto le strade sono piene di buche”. Per Barbara Moretti “se esistono ragioni di urgenza per assumere il Pug entro l’anno, doveva essere la Giunta a farlo senza costringere i consiglieri a votare al buio vincolandosi politicamente anche per la futura adozione”. Secondo la consigliera, “nel Pug la progettazione urbanistica è un po’ caotica, a tratti contradditoria, e dettata dalla possibilità di ottenere finanziamenti per singoli progetti ricalcando quanto successo negli anni passati”.

Anche per Giovanni Silingardi del M5s “il piano presenta luci e ombre. Il progetto finale di città ci pare troppo sfumato: ci sono tante suggestioni ma poi si rimette a valutazioni di pianificazione. A Modena – ha aggiunto – il 3 per cento di territorio cui si fa riferimento nella legge regionale corrisponde a 117 ettari di consumo di suolo e riteniamo che sul tema si debba avere una visione ancor più radicale, limitandolo al massimo non solo in termini percentuali ma anche rispetto al dove e a cosa”. Il consigliere ha detto poi di condividere l’approccio dei rioni, “ma bisogna avere l’ambizione di dire che devono avere un livello minimo di servizi mettendo sopra agli altri valori quello della persona”. Enrica Manenti ha espresso “disagio per il poco tempo a disposizione per esaminare i documenti; continueremo in tutti i modi ad analizzare il materiale e a fare proposte”. Per la consigliera “il Pug, in gran parte, evita di definire regole demandando a valutazioni di volta in volta. Agisce inoltre con compensazioni ambientali minimali. C’è ancora molto lavoro da fare – ha concluso – più impegnativo e coraggioso di quello che si sta facendo”. Il tema del “Comune esteso” è stato rilevato da Andrea Giordani. “Il Pug – ha osservato – avrebbe dovuto essere condiviso con i Comuni vicini. Esiste un problema di attrattività residenziale e molti modenesi lasciano la città”. Il consigliere ha inoltre suggerito l’adozione di modelli “pubblico-privati per intervenire sulle periferie: ci sono zone, come quella a nord-ovest, con poche prospettive”.

Il Pug “non ha prospettive, è solo una lettera d’intenti: è frutto di un passato fatto di immobilismo e di un’attualità in cui manca una politica che guardi al futuro”, ha detto Piergiulio Giacobazzi di Forza Italia. Nell’ultimo decennio, ha aggiunto, “Modena non è stata ‘governata’ ma solo ‘amministrata’, come dimostrano i progetti urbanistici ancora inattuati che risalgono agli anni ‘90”. Gli interventi degli ultimi anni, infatti, “sono frutto solo dell’azione dei movimenti cooperativi o della capacità degli uffici comunali di intercettare finanziamenti pubblici. Si è persa quindi l’occasione di progettare una crescita in termini di area vasta. Alla città serve altro”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Adozione del Piano Urbanistico, il dibattito fra le forze politiche

ModenaToday è in caricamento