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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Sgomberi e diritto alla casa, acceso dibattito in Consiglio

Gli interventi dei gruppi consiliari nella discussione dopo l'interpellanza presentata da Campana (Per Me Modena) per aprire una riflessione sui fatti, anche violenti, della settimana scorsa

“L’onda lunga della crisi travolge decine di nuclei, in prevalenza immigrati che hanno perso il lavoro da alcuni anni e non hanno prospettiva. Questa realtà si presenta oggi agli sportelli dei Servizi sociali con numeri che non hanno precedenti”. Lo ha affermato l’assessora al Welfare Giuliana Urbelli inquadrando, giovedì 19 maggio, il tema degli sgomberi in una riflessione più ampia durante il dibattito seguito all’interpellanza in Consiglio comunale di Domenico Campana (Per me Modena) sugli sgomberi dei giorni scorsi. “Gli accessi al Servizio sociale territoriale negli ultimi tre anni – ha proseguito l’assessora – sono aumentati del 25 per cento, con un 40 per cento di nuove prese in carico rispetto al 2015. Ciononostante il sistema Modena riesce a dare risposta a un numero estremamente alto di persone e per farlo necessita di un sistema di regole che consente l’equa redistribuzione di risorse limitate: 2,3 milioni di euro in interventi di sostegno economico che rappresentano l’espressione della solidarietà di un’intera città rispetto alle situazioni di disagio sociale”. Rispetto a questo Urbelli ha quindi introdotto “il tema cruciale della restituzione”, di cui è un esempio la sperimentazione del Patto sociale di cittadinanza sottoscritto a fronte dell’erogazione di benefici economici finalizzati al mantenimento dell’abitazione”.

Nel dibattito, Marco Cugusi di Sel ha ricordato “il lavoro meritorio svolto dagli assistenti sociali che hanno messo in campo tutta la loro professionalità per dare risposte a un bisogno che i ragazzi del Guernica hanno avuto il merito di far emergere anche se con una modalità non risolutiva. Credo – ha proseguito il consigliere – che chi ha occupato non abbia compiuto chissà quale illegalità ma il problema di chi non ha una casa è complesso e va risolto nel rispetto delle regole e della dialettica democratica”. Nel merito degli scontri, Cugusi ha affermato che, “sebbene non fosse il caso di forzare il cordone di sicurezza, sarebbe tempo che gli operatori di polizia avessero un numero di riconoscimento per poter essere identificati in caso di illegalità e abuso di potere”.

Per il Pd, Giulia Morini, partendo dalla propria esperienza di assistente sociale, ha sottolineato “le tante situazioni gravissime che gli operatori sociali si trovano a dover fronteggiare “costruendo dighe di stuzzicadenti davanti a uno tsunami. Credo – ha continuato – che in questo caso l’Amministrazione abbia agito al meglio, facendo quanto era in grado di fare. La proprietà ha fatto valere un proprio diritto, possiamo discutere se fosse giusto, ma prendersela con gli operatori sociali e la polizia significa ignorare che il problema abitativo è la dimostrazione più evidente di un sistema che non funziona, un problema che riguarda la povertà e la mancanza di lavoro”. Fabio Poggi ha incentrato il proprio intervento sulla violenza che ha caratterizzato tutta la situazione per affermare che “non sempre il mancato diritto alla casa è frutto di violenza, ma lo sono l’illegalità, il mancato rispetto delle regole, le urla, gli spintoni e i manganelli. E a ogni tipo di violenza – ha concluso – io voglio dire no”.

Per Andrea Galli (FI), “perdere il lavoro e la casa equivale a perdere la dignità. Ma le occupazioni sono la risposta sbagliata a un problema vero che va affrontato mantenendo la legalità”. Il consigliere ha dichiarato di “non aver simpatia per la ragazza ferita, che non doveva essere lì, e nemmeno per chi ha portato le famiglie a fare occupazioni illegali. L’Amministrazione distribuisce aiuti con criteri oggettivi mentre chi occupa lo fa con criteri soggettivi. Oggi – ha proseguito – dobbiamo dare risposte immediate a un problema in espansione: i due milioni stanziati quest’anno non basteranno l’anno prossimo. Dobbiamo fare di tutto perché il problema venga ridotto ma quando apriamo le nostre porte indistintamente a tutti, queste saranno le conseguenze. Le occupazioni sono figlie di errori che abbiamo fatto combinati alla crisi economica”.

Per Elisabetta Scardozzi (M5s) è necessario “dare risposte concrete ai bisogni espressi da queste persone. È arrivato il momento di smettere di cercare soluzioni individuali a problemi che sono collettivi per i quali si devono costruire soluzioni basate sulla condivisione, l’autogestione e il mutuo aiuto. Nella Modena delle eccellenze, dove c’è un numero indefinito di edifici sfitti in attesa che il degrado li divori, ci sono persone che dormono per strada e la situazione di tanti spazi inutilizzati e chiusi esige una riflessione”. Secondo Marco Bortolotti il problema “purtroppo è destinato a riproporsi e quindi noi dobbiamo rapidamente capire cosa dobbiamo fare per risolvere la situazione, attraverso un colloquio continuo con le persone perché, come politici, dobbiamo far sì che i loro problemi diventino i nostri. Sono necessarie una maggior dinamicità e flessibilità nelle organizzazioni per riuscire a dare risposte e problemi che cambiano in fretta. Questa situazione dà al Comune l’occasione di capire che bisogna moltiplicare le risorse e la volontà di cambiare le cose cercando di andare oltre le emergenze, perché le risorse finiscono e l’emergenza costa”.

Affermando di sentirsi “nello stesso modo dalla parte di chi ha dato la manganellata e di chi l’ha ricevuta”, Marco Chincarini (Per me Modena) ha sottolineato che sono in campo “esigenze forti e noi dobbiamo essere attenti e molto seri nell’affrontarle. Mi domando come mai sia successo quello che è successo, pur convinto che l’Amministrazione stia affrontando con serietà i problemi. Spero che da ora cominci un percorso di riflessione a tutto campo su un tema importantissimo e urgente”.

Nella replica, Domenico Campana si è detto “sicuro che i temi della casa e delle nuove povertà sono al centro delle preoccupazioni dell’Amministrazione. Ma evidentemente le politiche dell’austerità imposte finora non permettono ai Comuni di occuparsene adeguatamente”. Il consigliere ha proseguito affermando che “la violenza che si è dispiegata in piazza Redecocca avrebbe dovuto e potuto essere evitata: certo da parte di chi cercava di sfondare ma credo che ci sia stata qualche incapacità nel gestire la crisi. Non doveva accadere che qualcuno restasse ferito”. Secondo Campana ci sono stati momenti storici nei quali le occupazioni sono state espressione di necessità o di spinte potenti di cambiamento: “Oggi la spinta è per la necessità di cambiamento e invito tutti a trovare i giusti strumenti di lotta per cambiare le condizioni”.

Concludendo il dibattito il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha ribadito la solidarietà e la vicinanza dell’Amministrazione sia alla ragazza che al poliziotto rimasti feriti negli scontri. Ha poi voluto ringraziare tutti i dipendenti comunali che da settimane lavorano per risolvere i problemi di quelle famiglie, così come delle tante situazioni di disagio in città, e soprattutto “lo straordinario mondo del volontariato che fa poco casino e tanti fatti: i volontari sono centinaia e ogni giorno danno risposte concrete a chi ne ha bisogno”. Per le famiglie coinvolte nell’occupazione, ha proseguito Muzzarelli, la soluzione deve arrivare “nell'ambito di un sistema generale nel quale migliaia di persone già trovano risposte. Un sistema che si basa su un impianto di dignità e giustizia: dobbiamo dare risposte sociali a tutti coloro che hanno diritto di averle. Teniamo aperto il dialogo con chi vuole dialogare e, come Amministrazione, ci impegniamo per assicurare a tutti uguaglianza, inclusione, prospettive e coesione sociale”.

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