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Dibattito e ordine del giorno, caos in Consiglio Comunale sul referendum

Spaccature e uscite di scena nell'aula di Piazza Grande sulla proposta delle minoranze di votare un documento per chiedere correttezza e imparzialità nell'informazione in vista del voto del 4 dicembre

Si trasforma in una sorta di ring sul referendum costituzionale il Consiglio comunale di Modena, oggi pomeriggio. L'occasione è la discussione di un ordine del giorno lanciato dalle minoranze in ordine sparso (Per me, M5s, Fi, Sel, gli ex Popolari liberali) e da Fas-Si, teoricamente forza di maggioranza: tutti chiedono che il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, presente ma silente oggi al dibattito in aula, vigili affinchè sul voto del 4 dicembre ci sia "un'informazione corretta" in città. Più che altro, l'occasione diventa buona per rendere palesi le divergenze dentro il Pd. 

Se l'ordine del giorno formalmente è passato, i non votanti (15) hanno superato i votanti (10). E tra i primi ci sono i consiglieri Pd, tranne i diversi che sono rientrati in aula solo dopo il voto: l'ex capogruppo Paolo Trande, da tempo schierato sul "no" alla riforma Renzi, Marco Malferrari, Tommaso Fasano. La capogruppo Grazia Baracchi chiarisce subito che si tratta di tempo perso, o quasi: "Questo dibattito- dice Baracchi in Consiglio- non aggiungerà nulla in più alle ragioni del si' e a quelle del no, il Consiglio comunale non crediamo sia la sede più consona per parlare di questo tema. Siamo perplessi su quest'ordine del giorno, nei casi di altri referendum non c'erano state richieste di questo tipo...". 

A chiarire da che parte sta il Pd anche a Modena pensa il suo segretario cittadino Andrea Bortolamasi: "Da quando avevo sette mesi le varie legislature affrontano i temi del referendum, ora la politica puo' tornare a essere protagonista. Dico si' alla riforma, che rispetta l'articolo 138 e supera bicameralismo paritario". Rimarca Bortolamasi: "Faccio un appello al voto consapevole, ragionato e informato. Non ne ho sentiti tanti finora... Non si vota sulle sorti del Governo, ma sulla nostra Costituzione".

Se Trande spiega che "è la prima volta" che esce dall'aula cosi', il suo collega Marco Forghieri non interviene bocciando la discussione e il suo ex collega Francesco Rocco (Fas-Si) si scaglia contro il referendum, "perchè porterà un uomo solo al comando". Mentre il capogruppo Fi Andrea Galli si lamenta perchè "perdiamo una giornata di lavoro, avremmo fatto meglio a uscir per strada e parlare coi cittadini del referendum". Referendum su una riforma che Mario Bussetti (M5s) definisce "un pasticcio", cosi' come la giovanardiana Luigia Santoro di Idea-Popolo e libertà: "Altrochè semplificazione, questa è una riforma centralista". 

Il civico Antonio Montanini di CambiaModena ammette: "Se dovessi votare questa riforma, voterei no. Ma non vuol dire che il mio no sia uguale al no di qualcun altro". Secondo Marco Cugusi di Sel, si tratta di "una riforma mal scritta, e scritta con la penna populista". E Domenico Campana di Per me, primo sostenitore dell'ordine del giorno di oggi: "Le procedure alla base della riforma renderanno più difficili le forme di democrazia diretta... E comunque questa sede è pienamente adatta a discutere di un tema come quello del referendum".

(DIRE)

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