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Veleni e pesticidi, dati preoccupanti nel dossier sui bacini regionali

Legambiente presenta il Dossier Pesticidi in Emilia Romagna: “Situazione preoccupante, serve un approfondimento dalle istituzioni, ed un cambio nelle politiche sull’uso di queste sostanze”. Veleni usati non solo in agricoltura ma anche in aree urbane. Il Secchia è il bacino più problematico

L'inquinamento da veleni e pesticidi è un tema che sta ritornando prepotentemente al centro del dibattito ambientalista. Tra gli aspetti più preoccupanti vi sono la permanenza di queste sostanze nell’ambiente anche molti anni dopo la loro messa al bando. Proprio questo è l'oggetto del Dossier predisposto da Legambiente Emilia-Romagna, che ha tracciato un interessante e per nulla confortante quadro statistico in regione, raccogliendo i dati ambientali.

Sono 65 i diversi principi chimici rilevati nelle analisi 2014, si attesta oltre l’80% la percentuale di punti monitorati che evidenziano la presenza di pesticidi, mentre aumentano di circa 10 punti percentuali rispetto al 2012 (da 50% a 60%) i prelievi in cui si riscontrano sostanze fitosanitarie.

Si rilevano inoltre superamenti dei limiti di legge in alcune stazioni, sia per sostanza singola che per la sommatoria delle concentrazioni di tutti i pesticidi rilevati. Per quelle sostanze per cui non è stato fissato un limite di legge appaiono comunque numerosi i superamenti del limite di concentrazione medio annuo cautelativo di 0,1 μg/l stabilito dal Decreto Ministeriale 56/2009. 

Ma anche nelle stazioni che non evidenziano un superamento dei limiti di legge si individuano spesso elevati picchi di concentrazioni di più pesticidi in una singola data. In tutti questi casi, sebbene i picchi di sostanza superino di svariate unità il limite di 1 μg/l, non si va fuori legge perché i prelievi raccolti nei mesi invernali, durante i quali non si effettuano solitamente trattamenti fitosanitari rilevanti, portano ad un abbassamento della media annua; è chiaro che l’impatto in quei singoli periodi risulta elevato e, con questa modalità di calcolo si corre così il rischio di sottovalutare delle concentrazioni di sostanze molto elevate e quindi dannose per l’ambiente e la salute umana.

I problemi maggiori nel 2014 sembrano localizzarsi nella zona del modenese e del ferrarese. I superamenti del limite di legge per quanto riguarda la media annua di concentrazione di pesticidi totali si riscontrano infatti nel bacino del Secchia (MO) e in quello della Burana navigabile (FE). Ulteriori anomalie si rilevano nel bacino Po di Volano (FE), nel bacino del Reno (BO-RA) e in quello dell’Uso (RN).

Queste sostanze che contaminano l’ambiente in modo ancora così diffuso rappresentano una grave minaccia, non solo per la salute umana, ma anche per la biodiversità animale e vegetale. Già da diversi anni, in numerosi paesi tra cui l’Italia, vengono segnalati fenomeni di mortalità e spopolamento delle colonie di api. Le ricerche svolte fino ad ora sul territorio nazionale hanno messo in evidenza diversi fattori di rischio per la sopravvivenza di questi insetti. Tra questi risultano particolarmente critici i trattamenti fitosanitari effettuati in primavera-estate, in special modo quelli che, come nel caso della concia del mais, prevedono l’uso di neonicotinoidi. Particolarmente preoccupante è quindi il dato che vede l’Imidacloprid, neonicotinoide la cui autorizzazione è stata limitata per gran parte degli utilizzi proprio perché dannoso per le api, come il pesticida ritrovato nel maggior numero dei prelievi del 2014 (42%).

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