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Elezioni amministrative, a Modena una partita per pochi eletti

Passano da 40 a 32 i consiglieri comunali e spariscono gli 80 eletti nelle Circoscrizioni e anche quelli del Consiglio Provinciale. In nome di un risparmio pressoché ininfluente sulla spesa pubblica, la rappresentanza democratica della città viene ridotta all'osso

Non si tratta di un titolo provocatorio, metaforico, o ispirato alla tanto modaiola retorica anticasta, Il titolo proposto va preso alla lettera, perchè questa è la realtà con la quale i cittadini modenesi si scontreranno alle prossime elezioni amministrative del 25 maggio: una partita per pochi eletti. Già, perchè le recenti leggi nazionali hanno progressivamente ridotto il numero degli incarichi pubblici elettivi. Il Consiglio Comunale di Modena passa da 40 a 32 membri, sparisce la Provincia, sostituita da una non ancora ben precisata assemblea dei sindaci, e spariscono anche le Circoscrizioni, rimpiazzate da altrettanti Quartieri, nominati in via sperimentale dalle liste elettorali che lo riterranno opportuno.

Conti alla mano, nel 2009 i cittadini modenesi avevano eletto in modo diretto un totale di 130 persone: 40 consiglieri comunali, 80 consiglieri di Circoscrizione e 10 consiglieri provinciali nei rispettivi collegi in cui era suddiviso il capoluogo. Ora che il mandato di questi 130 cittadini si sta esaurendo, il prossimo 25 maggio ne verranno eletti solamente 32. In altre parole, la rappresentanza democratica diretta è stata ridotta del 75%. Se 5 anni fa ogni eletto era chiamato a rappresentare all'incirca 1.400 suoi concittadini, per il prossimo quinquennio ogni consigliere rappresenterà da solo 6.000 modenesi.

Le scelte operate a livello nazionale hanno seguito un filo conduttore più che  evidente: il taglio dei costi della politica. Meno consiglieri eletti significa minori gettoni di presenza per le sedute e minori spese di funzionamento degli organismi rappresentativi. Così la scure della spending review si è abbattuta sulle istituzioni rappresentative, partendo tuttavia dal basso e salendo verso l'alto con sempre minor incisività: sparite le Circoscrizioni, tagliati i Comuni, abbattute le Province, ma preservate le Regioni e solo programmato lo snellimento delle due Camere del Parlamento. Si è deciso perciò di tagliare le spese più minute, senza intaccare le istituzioni più grandi e onerose.

Se l'intento era quello di ridurre gli sprechi, possiamo con sincerità affermare che il risultato in terra modenese non può considerarsi ottenuto; se al contrario l'obbiettivo era quello di affievolire la democrazia partecipativa, concentrando le decisioni nelle mani di pochi e cancellando alcuni livelli di governo del territorio, allora l'obbiettivo è pienamente raggiunto. Il caso più emblematico sono proprio le Circoscrizioni di Decentramento, la cui eliminazione ha costretto il Comune a reinventare un sistema analogo, ma formato da volontari nominati e non eletti, con gli stessi compiti del vecchio ente, ma senza autonomia amministrativa a legittimità deliberativa. E anche in questo caso i rappresentanti scenderanno da 80 a 56.

La spinta verso un accentramento nelle mani di “pochi eletti” delle responsabilità di governo locale meriterebbe un'ampia trattazione politologica, ma non è certo questo il nostro intento. A noi il semplice compito di ravvisare questo drastico calo della rappresentanza democratica locale: a fronte di un crescente astensionismo e disinteresse verso la cosa pubblica, è corretto restringere il campo di coloro i quali sono chiamati a prendere decisioni? O forse proprio questa deriva, che alcuni potrebbero definire oligarchica, è una concausa del calo d'interesse per la vita pubblica? Al 26 maggio l'ardua sentenza.

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