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Alloggi popolari, almeno tre anni di residenza per poter accedere alle case

Via libera all'emendamento che introduce il criterio della "residenza lunga" (pari a tre anni) per la presentazione della domanda d'accesso. La vicepresidente Gualmini: "La Regione in questo modo può 'armonizzare' le numerose normative comunali"

Per l’accesso alla casa “è fondamentale tenere conto di un periodo minimo di radicamento nella comunità”. Inoltre, c’è “un’esigenza reale di razionalizzare i tanti, troppi regolamenti comunali che peraltro già introducono criteri premiali basati sulla residenza storica (addirittura fino a 10 anni )”. Motivi per cui “sono favorevole a quest’emendamento, accolto dalla giunta. E rivendico l’impegno della giunta che ha rivisto, in tempi brevi, i meccanismi che regolano l’Edilizia residenziale pubblica sul nostro territorio, dal problema della rotazione nell'Erp al tema della residenza. Noi non abbiamo paura di cambiare, se il cambiamento è ragionevole e del tutto in linea con le riforme delle altre regioni e di quelle governate dal Pd”. Così Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore alle Politiche abitative della Regione Emilia-Romagna, ha commentato l’emendamento proposto dal Pd e approvato in Commissione sulla delibera di giunta che aggiorna i requisiti necessari per avere diritto a una casa Erp.

“Nella delibera il criterio della ‘residenza lunga’ (o ‘residenza storica’) non c’era, personalmente sono favorevole alla proposta dei tre anni da parte del Pd per più motivi”, ha spiegato Gualmini. “E’ un cambiamento ragionevole, in sintonia con quanto previsto da numerose altre leggi regionali. Per l’accesso alla casa è fondamentale tenere conto di un periodo minimo di radicamento nella comunità, di stabilità. Senza che questo valga ovviamente per qualsiasi altro tipo di servizio, educativo, socio-assistenziale, sanitario. Inoltre - ha aggiunto la vicepresidente – per le emergenze, per i casi di disagio più pressanti non è l’Erp lo strumento giusto”.

Con l’introduzione di questo criterio, la “Regione - ha concluso la vicepresidente - rivendica un ruolo di ‘armonizzatore’ delle tante normative comunali, che già prevedono peraltro sistemi di premialità in base alla residenza”.

Altro aspetto importante della delibera, ricordato in Commissione, è la semplificazione. Per quanto riguarda gli indicatori del reddito familiare, viene abolito l’Ise (che si ottiene sommando i redditi e il 20% dei patrimoni, mobiliari e immobiliari, dei componenti di tutto il nucleo) e mantenuto l’Isee (che tiene conto del reddito, del patrimonio e delle caratteristiche del nucleo, per numerosità e tipologia) come unico parametro di riferimento. Il valore - che al momento rimane invariato - per accedere all’alloggio Erp non deve superare i 17.154,3 euro di Isee. Potrà essere rideterminato in un momento successivo, quando la Regione acquisirà le informazioni sui redditi dei cittadini provenienti dalle nuove modalità di calcolo dell’Isee stesso. Si semplificano inoltre i requisiti anche per la permanenza, abolendo l’uso del valore Ise. Viene favorito il turn-over, modificando i requisiti economici necessari: si abbassa la distanza tra il limite di reddito per l’accesso e quello per la permanenza, con una “forbice” tra i due compresa tra il 20% e il 60%.

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