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I geologi denunciano: dopo il sisma nessuna innovazione per la sicurezza

Il presidente del Consiglio Nazionale interviene dopo in anno dal terremoto e denuncia l'inerzia dello Stato italiano, che in questa situazione non ha tratto esperienza dalla tragedia

“In Italia si preferisce rimandare, si preferisce mantenere una legge urbanistica che ormai ha fatto il suo tempo e non si riesce nemmeno ad apportare alcune necessarie correzioni alle Norme tecniche”, è lapidario il commento di Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi , che è intervenuto a Bologna ad una conferenza organizzata ad un anno dal terremoto emiliano.

Il geologo ha sottolineato come dalla tragedia che ha colpito la nostra bassa non siano state ricavate alcune modifiche ai testi normativi nazionali per la sicurezza degli edifici. “Se è vero che il crollo di San Giuliano di Puglia diede lo spunto a quell'Ordinanza di Protezione Civile, che si trasformò poi nel primo embrione delle Norme tecniche sulle costruzioni, se è vero che il terremoto dell'Abruzzo portò alla definitiva applicazione della nuova normativa sismica, è altrettanto vero che dopo il terremoto dell’Emilia-Romagna nulla più è stato fatto in termini di innovazione normativa. Tutto è rimasto come prima, neanche un nuovo articolo di legge è stato introdotto”.

Graziano spiega come all'indomani del sisma, nelle audizione alla Camera dei Deputati per perfezionare l'ormai famoso decreto legge n.74/2012, i geologi avevano proposto di integrare il certificato di agibilità sismica con una verifica delle interazioni con i terreni di fondazione, in considerazione dei fenomeni di liquefazione che si erano verificati nelle nostre aree. I componenti della Commissione ascoltarono con molto interesse, il Presidente fece propria l'indicazione degli specialisti, ma il Parlamento la bocciò. Una proposta che secondo Graziano “avrebbe garantito una maggiore sicurezza degli edifici e di quei capannoni industriali che erano stati oggetto di crolli. Una proposta che conteneva il concetto di 'effetti di sito', precludeva ad una prima attività provvisoria di verifica macrosismica, per poi, quando necessario, passare alla più dettagliata microzonazione”. Ma l'inerzia ha trionfato.

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