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'ndrangheta, Giovanardi difende Bianchini: "Arresti incomprensibili"

Il senatore torna a parlare a sostegno di Augusto Bianchini, di cui prese le difese anche dopo l'esclusione dalla white list. "Convinto della buona fede dell'imprenditore, famiglia massacrata"

"Sono arcifelice se la magistratura colpisce esponenti della criminalità organizzata  di stampo mafioso o 'ndranghetista. Esprimo invece tutte le mie preoccupazioni per l'incomprensibile traduzione in carcere a Parma di Augusto Bianchini e gli arresti domiciliari per la moglie e il figlio". Così Carlo Giovanardi, senatore del Nuovo Centrodestra, a qualche ora dall'operazione antimafia dei Carabinieri che ha portato in carcere Augusto Bianchini e ai domiciliari il figlio Alessandro e la moglie Bruna Braga.

Le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa seguono le vicende di qualche anno fa, che videro lo stesso senatore modenese in campo in prima persona per difendere l'azienda Bianchini Costruzioni. "Ricordo che a seguito della interdittiva antimafia risalente all'inizio del 2013, decisa dalla prefettura di Modena, emessa per proteggere l'impresa Bianchini da possibili tentativi di infiltrazione mafiosa, la famiglia Bianchini è stata massacrata dal punto di vista economico, e l'azienda, che aveva circa 100 dipendenti è finita in concordato e ora rischia il fallimento".

"Confermo la mia convinzione sulla buona fede dei Bianchini - prosegue Giovanardi - ribadisco la mia indignazione, come componente della Commissione antimafia, su quanto scritto nella relazione annuale della Direzione antimafia  riguardo alle province di Modena e Reggio Emilia: "l'infiltrazione ha riguardato più che il territorio in quanto tale, con una occupazione "militare", i cittadini e le loro menti con un condizionamento ancora più grave".

Giovanardi conclude: "Poiché per fortuna a Modena e a Reggio non siamo tutti mafiosi, come dimostrano fra l'altro il casi della Baraldi, Lami, Ge.Co., Dedalo a cui  la prefettura di Modena ha dovuto revocare l'interdittiva antimafia, continuerò nelle sedi istituzionali e alla luce del sole  una battaglia in  difesa della legalità e della trasparenza affinché, come ha scritto il Sole 24 Ore si eviti "una disordinata rincorsa al merito antimafioso, che tradotto in norme di ogni ordine e grado, sfornate  con la nota incultura legislativa ha prodotto una strumentalizzazione  grossolana  dagli  effetti spesso letali per l'anello debole della catena, l'impresa".

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