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Coop spurie, la Commissione regionale appronta gli "indicatori" per stanare le false imprese

Strumenti messi a punto con "più soggetti" sia per tracciare identikit della potenziale coop fittizia sia per favorire ispezioni. Voto unanime sul testo, presto in Aula un atto di indirizzo con le proposte dei consiglieri

Il dibattito

Preoccupata l’analisi di Piergiovanni Alleva (AltraER): “Il fenomeno della falsa cooperazione e della falsa impresa ha connotazione sistemica. Si configura, cioè, come una condotta articolata di stampo criminale finalizzata a massimizzare i profitti abbattendo il costo del lavoro. Come? Facendo transitare gli operai, per lo più stranieri, in cooperative fittizie cui viene appaltata la produzione attraverso fornitura di mera manodopera. Questo per non applicare i contratti collettivi nazionali, quindi sottopagando i lavoratori (straordinari mal pagati, trasferte fittizie, mancati versamenti previdenziali e contributivi)”. Una possibile spia di questa condotta fraudolenta, secondo il consigliere, potrebbe essere “la scelta di cooperative o aziende, specie di grandi dimensioni, di dare in appalto il proprio core business, ad esempio la produzione”. Alleva, per contrastare con efficacia il fenomeno della falsa cooperazione, invoca correttivi normativi da parte del legislatore nazionale: “Occorre, ad esempio, reinserire parità di trattamento tra i lavoratori della cooperativa o impresa committente e quelli della cooperativa appaltatrice”.

Un coinvolgimento maggiore delle Camere di Commercio per svolgere controlli più estesi e puntuali sulle cooperative viene sollecitato da Stefano Bargi (Ln). “Le Camere di Commercio- spiega il leghista- hanno varato il fascicolo elettronico d’impresa, un servizio che consente alle amministrazioni pubbliche di accedere direttamente a documenti, atti, certificazioni e autorizzazioni relativi a un’impresa. Dunque, le Camere potrebbero essere coinvolte nell’applicazione del cruscotto al fine di mettere a punto anche un fascicolo elettronico per le cooperative, finalizzato alla creazione di una white list”. Anche per Bargi, infine, è necessario segnalare a governo e Parlamento “la necessità di una revisione del quadro normativo, in particolare in materia di appalti”.

L’invito al presidente di redigere un ordine del giorno da presentare in Aula, con allegata la relazione finale della Commissione, al fine di coinvolgere l’Assemblea legislativa e la Giunta nella richiesta a governo e Parlamento di revisione della legislazione sul lavoro e in materia di cooperazione, accomuna Silvia Prodi (Misto), Antonio Mumolo e Gianni Bessi (Pd) nonché Igor Taruffi (Si), che si spingono anche a chiedere l’impegno della Regione “a investire risorse finanziarie per garantire l’applicazione del cruscotto”.

Di falsa cooperazione e falsa impresa come “fenomeno criminale da sradicare, in quanto presenta rapporti sistemici tra imprenditori rapaci e professionisti” parla Giulia Gibertoni (M5s), vicepresidente della Commissione. La pentastellata suggerisce un ulteriore indicatore da inserire nel cruscotto: l’asseverazione di conformità del rapporto di lavoro. Inoltre, nel rivendicare ai 5 stelle il merito di aver dato impulso all’istituzione della Commissione, formulando richiesta di menzione nella relazione finale, Gibertoni rivela: “Ritenendo il lavoro della Commissione importante ma non risolutivo, ho curato la stesura di un disegno di legge per il contrasto alla falsa cooperazione che è stato presentato dal gruppo M5s alla Camera dei deputati. In forza di questo, ho già preso contatti diretti col neo ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, che ha istituito un tavolo dedicato al tema. Credo che il governo e la maggioranza procederanno spediti all’esame della proposta di legge e auspico un sostegno anche da parte di tutte le opposizioni”.

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