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Inno nazionale nelle scuole, è scontro in consiglio comunale

L'interrogazione del consigliere Ricci (Sinistra per Modena) e la risposta dell'assessore all'istruzione Querzè fanno arrabbiare l'opposizione. "Provvedimento anacronistico"; "Dimissioni"

Inno sì o no. Questo è il dilemma. Nonostante il presidente della Repubblica abbia firmato la legge sull’insegnamento dell’inno nelle scuole, la questione resta ancora oggetto di forti dibattiti in un contesto di autonomia scolastica. E la politica si spacca. L’assessore comunale all’Istruzione Adriana Querzé ha definito l’obbligo d’insegnamento dell’inno di Mameli come “un provvedimento dalla visione ottocentesca e il fatto che il Parlamento si occupi dei contenuti dell’insegnamento è anacronistico e sbagliato. L’autonomia scolastica mette in capo alle scuole la responsabilità esclusiva dell’elaborazione del Piano di offerta formativa”.

Querzè ha risposto in realtà ad una sottile provocazione del consigliere di Sinistra per Modena Federico Ricci che ha addirittura proposto la sospensione del riscaldamento con l’introduzione dell’inno “scalda cuori” per evitare dunque sprechi. L’unica a scaldarsi per ora è stata la Querzè. Dal Pdl, Adolfo Morandi: “dire che l’obbligo dell’inno nelle scuole rappresenta una visione ottocentesca, retrograda, che riporta indietro la scuola italiana non mi sembra opportuno. Le nostre origini culturali e la nostra tradizione sono studiate troppo poco e ridicolizzare questa iniziativa mi pare deprecabile”. Michele Barcaiuolo, consigliere di Fratelli d’Italia, definisce “inaccettabili, di cattivo gusto e non degne di un’istituzione”, le posizioni della Querzè: “l’articolo 292 del Codice penale punisce chi offende la bandiera e ogni altro emblema nazionale”.

La Destra ci mette il carico da 90, chiedendo addirittura le dimissioni di Adriana Querzè: “Se un assessore all'istruzione si permette di infangare l'inno, tutelato costituzionalmente, per motivi politici allora va immediatamente rimosso”. Sono le parole di Francesco Malavasi che lancia un’altra provocazione: “Magari lo stesso assessore è favorevole ad altri canti a scuola, magari in modo da poter  coercizzare fin da piccoli, gli studenti alla sua fallimentare dottrina. Caro Assessore Adriana Querzè, se vuole c'è già un paese che ama quello che ama lei, si chiama Corea del Nord... ma là pare che non se la passino benissimo”. La parola alla Querzè.

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