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Venerdì, 2 Giugno 2023
Politica Carpi

Marco Travaglio ci racconta l'Italia a pochi giorni dal suo spettacolo

Non si fa supplicare Travaglio e con la sua solita memoria storica, qualche citazione di Montanelli e un pizzico di ironia ci dà un'anteprima del suo spettacolo parlando del suo modo di vedere l'Italia e gli italiani

Aspettando lo spettacolo che si terrà a Carpi questa domenica, abbiamo intervistato Marco Travaglio per capire meglio ciò che andremo a vedere.

Travaglio, lei vede veramente l’Italia come la racconta in “Anestesia totale” o ha cercato di esagerare per impressionare e magari sensibilizzare ancora di più?
Per impressionare credo che basti raccontare le cose come stanno. Dopo vent’anni di anestesia dovuta al fatto che la televisione è controllata da chi dovrebbe esserne controllato ormai l’opinione pubblica è lobotomizzata, salvo qualche eccezione. Le bugie non hanno mai avuto le gambe tanto lunghe come in questo periodo.

Pensa che gli italiani abbiano la forza di auto-svegliarsi dall’anestesia, ha fiducia nel nostro popolo?
Lo spettacolo è pensato apposta per smontare i meccanismi di disinformazione; è come con i prestigiatori: chi sa il trucco ride, gli altri rimangono incantati. Io racconto i trucchi per aiutare la gente a maturare gli anticorpi e credo possa essere utile. Uso l’ironia per rimanere più impresso, senza usare toni predicatori perché sarebbero meno coinvolgenti. E’ meglio trovare il lato ridicolo; uno dei nostri problemi è che non riusciamo più a ridere delle cose che fanno veramente ridere e prendiamo seriamente anche personaggi macchiettistici. Ha sentito a proposito dell’Inter?! Moggi dice che siccome anche l’Inter ha delle colpe allora lui è innocente: così fan tutti… E’ il principio di cambiare l’acqua in vino, si cambia il nome alle parole per confondere: così la prescrizione, ad esempio, diventa assoluzione, ma non sono la stessa cosa.

Non ha paura che il pubblico, assistendo al suo spettacolo, possa trovare buoni spunti e aprire gli occhi per poi dimenticare tutto nel tragitto verso casa e ritornare sotto anestia?
Sono convinto che si debba battere sul punto finchè si può. Ciò che è successo al referendum e a Napoli è un segnale di risveglio ed è servita probabilmente la crisi per capire certe cose, senza non avremmo ottenuto questi risultati. Ora la gente inizia a vedere che Berlusconi sta danneggiando tutti; c’è chi dice “ma se fa gli interessi suoi mica danneggia me”, invece gli affari suoi sono incompatibili con gli affari di tutti: le leges ad personam sono anche contra personas (le leggi per la persona sono anche contro le altre persone). Indro Montanelli diceva già nel ’94 che era tutto chiarissimo: lui era un giornalista, non un anestesista, anzi, lui svegliava la gente. Purtroppo è morto dieci anni fa.

Il fatto che in tanti abbiano votato Berlusconi che è visto come un despota non fa forse pensare che la gente sia stanca della democrazia?
Non credo ci fosse un progetto dietro al voto, era solo l’insofferenza alle magagne della I Repubblica. C’era bisogno dell’uomo della provvidenza, come Mussolini; ma almeno Mussolini un progetto politico lo aveva…

Dopo la batosta delle amministrative il centrodestra ha iniziato a riorganizzarsi: sono nati costruttori, asfaltatori ecc. Se lei fosse un esponente di spicco del centrodestra cosa farebbe? Quali sarebbero le sue priorità?
La priorità unica del centrodestra è diventare un centrodestra! Siamo circondati da paesi democratici e dovremmo forse provare e prendere spunto da loro e dalla loro esperienza. Il mondo è pieno di partiti di centrodestra legalitari, basati sui valori dell’ordine, della meritocrazia, del rigore finanziario e della moralità. Dovremmo prendere il meglio di quei valori e ricominciare ma non si può fare semplicemente togliendo Berlusconi e mettendo a governare un suo servo, non cambierebbe niente. Sempre Montanelli, di cui Isabella Ferrari leggerà dei brani durante il mio spettacolo, nel 94’ diceva: “Se Berlusconi vince, la parola 'destra' diventerà impronunciabile per i prossimi cinquant’anni”. E così è stato. Quando si pensa alla destra non si pensa più neanche nell’anno del 150° dell’unità alla grande destra di Giolitti e Cavour, di chi ha fatto l’Italia, perché la sinistra voleva distruggerla l’Italia, ma si pensa solo a Berlusconi, esattamente come successe con Mussolini.
 

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