Beni Culturali, importante investimento di 3,5 milioni per il Campo Fossoli
Via libera dalla Conferenza Stato-Regioni. Bonaccini: "Un'ottima notizia, luoghi della nostra storia e della nostra identità"
Otto milioni e mezzo di euro per il completo recupero e la valorizzazione di due siti dall’alto valore culturale e storico dell’Emilia-Romagna. All’unanimità, la Conferenza delle Regioni ha espresso oggi a Roma parere positivo sul piano strategico “Grandi progetti beni culturali”, che per il 2019 prevede lo stanziamento di 65 milioni di euro per 17 interventi nel Paese. Due i progetti finanziati in Emilia-Romagna: quello della Rocca Brancaleone di Ravenna, cui sono destinati 5 milioni di euro, e quello del Campo di Fossoli a Carpi (Mo), cui vanno 3,5 milioni.
“Si tratta di un’ottima notizia per la valorizzazione dei beni culturali e il turismo sia del nostro Paese sia dell’Emilia-Romagna- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che presiede anche la Conferenza delle Regioni- la Rocca Brancaleone e il Campo di Fossoli rappresentano infatti progetti importanti per i rispettivi territori e per la nostra regione, dall’alto valore culturale, storico e della memoria, che contribuiscono a rendere l’Emilia-Romagna una terra da conoscere e vivere a pieno”.
In particolare, per il Campo di Fossoli sono previsti l’adeguamento dell’illuminazione, l’approvvigionamento idrico e la sistemazione della pavimentazione. Fossoli è stato il campo nazionale della deportazione razziale e politica dall'Italia. Costruito nel 1942 dal Regio Esercito per imprigionare i militari nemici, nel dicembre del 1943 il sito è trasformato dalla Repubblica Sociale Italiana in Campo di concentramento per ebrei. Dal marzo del 1944 diventa Campo poliziesco e di transito, utilizzato dalle SS come anticamera dei Lager nazisti. I circa 5 mila internati politici e razziali che passarono da Fossoli ebbero come destinazioni i campi di Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenburg e Ravensbrück. Con la fine della guerra fu utilizzato fino al 1947 come sito di permanenza per i profughi stranieri, ebrei reduci e rimpatriati. Il 19 maggio del 1947 il sito venne occupato da Don Zeno Saltini che vi insediò l'Opera Piccoli Apostoli: nascerà poi la comunità di Nomadelfia per bambini abbandonati e orfani di guerra. Per un ventennio l'area divenne infine "Villaggio San Marco" e ospitò i profughi italiani in fuga dalle terre istriano-dalmate. Nel 1996 nasce la Fondazione con lo scopo di diffondere la memoria storica, attraverso la conservazione e valorizzazione del Campo.