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Politica San Faustino / Via Giuseppe Zarlati

Progettare il futuro comparto delle Fonderie, un laboratorio alla Madonnina

Incontro con tutti i soggetti interessati per la valorizzazione dell’area di via Zarlati, nella prospettiva della Diagonale. Il percorso in una delibera di giunta

È previsto per gennaio il primo incontro operativo tra il Comune di Modena, Fonderie cooperative e tutti i soggetti portatori di interesse che darà l’avvio al percorso per la rigenerazione e la valorizzazione dell’area di via Zarlati dopo la chiusura dello stabilimento, con un vero e proprio laboratorio per definire le soluzioni urbanistiche e progettuali per il futuro del comparto alla luce dello sviluppo della Diagonale.  

Lo stabilisce la delibera approvata nei giorni scorsi dalla Giunta che conferma la chiusura e il trasferimento dello stabilimento entro il 31 gennaio 2022 (anche prima, se possibile) e fa propri i contenuti del Protocollo d’intesa approvato dal Consiglio comunale lo scorso marzo declinandoli in un programma operativo che coinvolge anche il Consorzio attività produttive, nella ricerca di un immobile adatto al trasferimento delle Fonderie, e Democenter e la Regione nella definizione delle azioni necessarie per reperire i finanziamenti statali, regionali ed europei indispensabili per la sostenibilità finanziaria dell’intero progetto.

Il primo atto del programma è, appunto, la riunione di gennaio che verrà convocata nei prossimi giorni e che sarà l’occasione per fornire gli aggiornamenti sul monitoraggio ambientale e illustrare lo studio di valorizzazione dell’area delle Fonderie e, insieme, il progetto della Diagonale. Entrambi i piani, infatti, sono parte in prospettiva della più ampia riqualificazione di tutto il quadrante Ovest. L’incontro sarà anche l’occasione per avviare il Laboratorio per la condivisione del percorso che, partendo dalla chiusura dello stabilimento di via Zarlati, arriva alla rigenerazione dell’area e del Villaggio artigiano.

La delibera conferma anche l’approvazione dell’Accordo operativo entro l’estate 2020 e stabilisce che la bonifica dell’area venga effettuata subito dopo la cessazione delle attività dello stabilimento. E sottolinea inoltre che il trasferimento avverrà anche nel caso in cui si riuscisse a ridurre gli odori fino a renderli non percepibili. Questo per consentire la continuità della produzione e, insieme, la riqualificazione urbanistica e ambientale del villaggio artigiano: per l’area è prevista un’edificabilità per funzioni artigianali, terziarie e residenziali, con esclusione di attività produttive rilevanti, valutando la possibilità di incrementare l’indice edificatorio previsto e di introdurre altri incentivi. Nell’Accordo operativo, a fronte dell’anticipazione dei tempi di chiusura dello stabilimento o dei tempi di demolizione e di bonifica dell’area, sarà previsto un sistema di premialità modulare e progressiva, eventualmente anche attraverso meccanismi di tipo perequativo.

Nel testo approvato dalla Giunta si ribadiscono le priorità già espresse nel Protocollo per quanto riguarda la delocalizzazione dello stabilimento: la tutela ambientale; la difesa dei lavoratori, intesa come salvaguardia di un livello adeguato di occupazione e come garanzia dello svolgimento delle attività entro le norme di sicurezza; il diritto della società a proseguire la propria attività.

Sul tema del lavoro, in particolare, il documento prende atto che la società Fonderie cooperative ha elaborato un progetto aziendale per la riorganizzazione dell’attività che prevede di eliminare le lavorazioni a maggior impatto ambientale, delocalizzandole presso altre fonderie. La continuità aziendale a Modena sarà garantita dalle lavorazioni meno impattanti e dallo sviluppo di nuove attività a valle del processo di fonderia, con investimenti tecnologici adeguati. A questo proposito, la società ha contatti con Unimore e con il Cnr per l’elaborazione di progetti innovativi sul piano dei controlli ambientali e per l’abbattimento degli inquinanti. La nuova struttura, quindi, non avrà più bisogno di un’Autorizzazione integrata ambientale ma ricadrà nell’Autorizzazione unica ambientale e avrà bisogno di un capannone di circa quattromila metri quadrati a fronte dell’attuale sito che ne misura circa 19 mila. Di conseguenza è prevista anche la riqualificazione delle risorse umane esistenti, l’assunzione di personale specializzato con riduzione di quello addetto alle mansioni delocalizzate e la riduzione di dipendenti/soci con scelte personali, dimissioni e pensionamenti.

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