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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Lega Nord, Bellei: "Caro Vescovo ti scrivo per discutere di evasione fiscale"

La missiva: "Siamo infatti convinti che gli evasori non sono tutti uguali, e a fronte dei grandi evasori, che quasi sempre sono tali perché collusi con lo Stato dal quale ricevono se non protezioni una sostanziale impunità, ci sono tanti piccolissimi evasori che sono tali per sopravvivenza"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

Egr. Mons. Lanfranchi,

ci rivolgiamo a Lei, in qualità di pastore della nostra comunità e di maestro di etica e di morale, per avere possibili conferme a un pensiero che ci assilla e che ci crea disagio.

Abbiamo seguito la ripetute esternazioni dei vertici della Chiesa sulla questione dell’evasione fiscale e sulla sua dimensione di peccato. La cosa ci trova in accordo, anche se ci chiediamo se sia possibile una integrazione che valuti le intenzioni con cui si commette questo peccato. Siamo infatti convinti che gli evasori non sono tutti uguali, e a fronte dei grandi evasori, che quasi sempre sono tali perché collusi con lo Stato dal quale ricevono se non protezioni una sostanziale impunità, ci sono tanti piccolissimi evasori che sono tali per sopravvivenza. Allora Le chiediamo se sia possibile distinguere il peccato, perché sempre di tale si tratta, in mortale, per i primi, e veniale per i secondi. Dal momento che i primi lo fanno “di scuola”, se così si può dire, mentre i secondi spesso sono obbligati dalle circostanze, e lo fanno con “cuore gonfio di dolore”.

Ma la questione che più ci sta a cuore, e per la quale siamo a chiedere il Suo parere, è un’altra. Ci piacerebbe sentire dalla voce degli stessi vertici della Chiesa una condanna chiara e inappellabile del furto, del quale l’evasione è solo una delle tante manifestazioni. Rubare è peccato! Il rubare si palesa in tanti modi e gli attori possono essere molto diversi, ma sempre di furto, e quindi di peccato, si tratta.

Facciamo alcuni esempi.

Si può dire che un ente pubblico che assume dieci dipendenti per svolgere una mansione per la quale ne basterebbe uno solo ruba soldi ai cittadini e quindi commette peccato?

Si può dire che un dipendente pubblico (ci limitiamo al pubblico, perché il privato verrebbe licenziato) che ozia o svolge male il suo lavoro ruba soldi ai cittadini e quindi commette peccato?

Si può dire che il politico che, per poter avere una sua clientela, fa assumere propri elettori in posti remunerati con denaro pubblico ruba soldi ai cittadini e quindi commette peccato?

Si può dire che il sindaco o l’amministratore che spende i soldi pubblici per avere un ritorno politico personale o di partito ruba i soldi dei cittadini e quindi commette peccato?

Facciamo un salto di grado.

Si può dire che in un periodo di crisi aumentare le tasse sulla benzina e sulle tariffe autostradali e quindi andare a colpire in maniera indiscriminata le categorie che usano l’auto per lavorare è un furto, e quindi è peccato?

Si può dire che in un periodo di crisi mettere una tassa sulla prima casa e quindi colpire non i grandi proprietari immobiliari ma i pensionati, le coppie giovani con mutuo, le persone con redditi modesti è un furto, e quindi è peccato?

Gli esempi si potrebbero sprecare, ma ciò che ci preme è avere il conforto di una guida spirituale, quale Lei è, sul fatto che la Chiesa condanna tutte le forme di furto, non limitandosi ad una sola categoria per quanto incontestabilmente colpevole.

In questo momento le fasce sociali più deboli sono quelle sulle quali vengono fatti ricadere gli oneri maggiori (quanto meno in proporzione) del risanamento di uno Stato che non sono state loro a mandare a rotoli.

C’è bisogno della voce autorevole della Chiesa che non faccia sentire queste categorie sole, abbandonate e in balia di quei poteri fortissimi e anticristiani (adoratori di Mammona) che da sempre perseguono i loro interessi materiali sulla pelle della povera gente.

Il segretario cittadino della Lega Nord per l’indipendenza della Padania

Stefano Bellei

 

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